Trecentosessantuno azioni a favore dell’ambiente e contro il cambiamento climatico: è questo il contenuto del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici approvato due giorni fa dal governo Meloni, in particolare dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Si tratta, secondo il Mase, di “un passo importante per la pianificazione e l’attuazione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici nel nostro Paese”. In effetti è così: stando alle stime, il 90% dei comuni del territorio nazionale è a rischio idrogeologico, le precipitazioni sono calate, i danni all’agricoltura aumentano, sale il livello dei mari e cresce il numero delle catastrofi naturali. Questo è il quadro idrogeologico italiano che viene disegnato dal Piano, che pure si prefigge come obiettivo quello di contrastare e adattarsi ai cambiamenti climatici.
Il Pnacc manda in cortocircuito la sinistra, venendo meno la narrazione tutta rossa secondo la quale la destra sarebbe anti-ecologista e nega i cambiamenti climatici. E il cortocircuito si vede proprio nelle reazioni dei compagni: “Il piano nasce già superato e senza adeguati fondi, è basato su modelli che non hanno tenuto conto della forza di molti eventi estremi” commenta Angelo Bonelli, leader dei Verdi in Parlamento. Ma, se gli ecologisti “politici” criticano il governo, a quanto pare, per partito preso, risposte positive arrivano dal mondo dell’associazionismo verde: “Finalmente dopo sei lunghi anni dalla prima bozza e dopo ben quattro governi, l’Italia ha approvato il Pnacc. Si tratta della prima buona notizia con cui si apre questo 2024 e di un passo importante nella lotta alla crisi climatica che arriva dopo anni di ritardi e stalli”: lo comunica Legambiente. I ritardi cui fa riferimento, in particolare, alimentano il cortocircuito rosso: il Piano era stato richiesto nel 2015, elaborato nel 2016 ma riposto per anni negli scaffali del ministero, quando ancora a capo del governo sedeva Paolo Gentiloni. A unirsi agli elogi anche il WWF e l’ex ministro del Lavoro del governo Letta Enrico Giovannini. “Uno strumento fondamentale” dice. E allora emerge chiaramente che gli ecologisti, quelli veri, appoggiano il lavoro fatto dal governo, mentre la sinistra, che nel frattempo continua a strizzare gli occhi agli eco-vandali, è ancora ferma alla narrazione del governo negazionista. Intanto, le vere risposte al tema sono arrivate proprio da destra.