Il piano di pace americano per Gaza, ultima speranza di pace. Hamas accetterà o “farà scatenare l’inferno” promesso da Trump?

Il piano di pace, ultima chance 

Il piano del Presidente Trump per risolvere il conflitto in medioriente si articola in 20 punti ed in sostanza prevede, nell’immediato, il rilascio di tutti gli ostaggi, quelli vivi e quelli deceduti, lo stop immediato ai combattimenti, congelando le posizioni, il rilascio di centinaia di detenuti palestinesi da parte di Israele e il riavvio massiccio degli aiuti umanitari. Subito dopo la prima fase, il gruppo terroristico di Hamas dovrebbe deporre le armi e decidere se rimanere in pace, dopo amnistia, rinunciando all’idea di distruggere Israele, o riparare all’estero. La terza fase vedrebbe man mano l’esercito israeliano lasciare Gaza in favore di una forza multinazionale temporanea, con la guida politica assegnata a un comitato palestinese, e la supervisione assegnata a un organismo denominato “Consiglio per la Pace”, presieduto dallo stesso Presidente Americano, che si avvarrà di personalità internazionali per poi, quando l’ANP avrà completato la sua riforma interna, cedere l’amministrazione della Striscia a quest’ultima organizzazione.

Quanto alla popolazione:”Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza e coloro che lo desiderano saranno liberi di farlo e di tornare. Incoraggeremo le persone a rimanere e offriremo loro l’opportunità di costruire una Gaza migliore”.

L’ultima, e più controversa fase, è quella prevista al punto 19 che riguarda se e quando ci saranno:” … le condizioni per un percorso credibile verso… la statualità palestinese…”, in sintesi il riconoscimento di uno stato di Palestina anche da parte americana e israeliana, atteso appunto che Netanyahu ha detto chiaramente che uno stato palestinese non ci potrà mai essere.

Le reazioni internazionali

Le reazioni internazionali sono state tutte unanimemente positive, a partire dall’ Autorità Nazionale Palestinese, passando ai maggiori paesi islamici: Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Pakistan, Turchia, Qatar ed Egitto, che hanno rilasciato una dichiarazione congiunta accogliendo con favore l’iniziativa statunitense e dichiarandosi pronti a collaborare per garantire una pace duratura.

Le stesse cancellerie europee, la Russia , la Cina, nonché la Santa Sede, hanno espresso l’auspicio che Hamas accetti la proposta.

L’enigma Hamas

L’ostacolo maggiore al piano di pace è appunto Hamas. Cosa farà il gruppo fondamentalista di fronte a una proposta che vedrebbe la resa incondizionata dei miliziani, la rinuncia al potere incontrastato su Gaza, e l’esilio (probabilmente dorato) della élite ancora in vita?

Se guardiamo unicamente al pensiero fondamentalista e jihadista che permea nel profondo Hamas, condensato nel famigerato statuto del 1988, allora non possiamo aspettarci una soluzione positiva, e questo comporterà il prosieguo della guerra fino all’ultimo terrorista, con tutto quello che ne consegue sulla vita degli ostaggi e dei civili gazawi. 

Tuttavia, di fronte a una situazione militare pressoché disperata, con le pressioni che la Lega Araba starà facendo in queste ore – fatta eccezione ovviamente per l’Iran – il movimento potrebbe prendere una decisione più lucida e più garantista per la popolazione locale. Difficile ma non impossibile.

Ancora poche ore e sapremo se Trump sarà riuscito nel miracolo che tutti gli amanti della pace attendono, o se su Hamas si scatenerà l’inferno paventato dal presidente americano.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Sergio De Santis
Sergio De Santis
Col. (ris.) della Guardia di Finanza

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.