Chi ricopre il ruolo della opposizione deve senz’altro farsi promotore di qualche proposta, in Parlamento e nel Paese, non potendo limitarsi a dire solo dei no e a rimarcare quanto siano brutti, sporchi e cattivi coloro i quali hanno invece l’incarico di governare. Se non si vuole rimanere prigionieri di una politica di mera testimonianza, occorre avversare la maggioranza di governo con dei contenuti, magari spiazzando in qualche modo gli occupanti della stanza dei bottoni, e non solo attraverso atteggiamenti negativi a prescindere.
Il problema è che l’attuale opposizione in Italia, soprattutto il nuovo, si fa per dire, Partito Democratico di Elly Schlein, predilige avanzare quelle idee o suggestioni sulle quali è complicato individuare un terreno comune con il Governo di Giorgia Meloni. Pensiamo alla periodica tentazione della sinistra di imporre una patrimoniale, cioè una maggiore tassazione da far ricadere sui redditi più alti, senza distinguere però fra i milionari e coloro i quali sono riusciti ad accantonare qualcosa in più di altri, ma non sono di certo magnati. La sinistra ama talmente i poveri che ogni volta in cui va al potere li aumenta di numero, come diceva il compianto Indro Montanelli. Infatti, anziché cercare di diminuire le tasse un po’ a tutti, poveri e meno poveri, al fine di dare nuovo ossigeno alla Nazione nel suo complesso, Pd e compagni, mossi evidentemente da un odio sociale e classista restio a morire, preferiscono colpire chi ha un po’ di più, senza migliorare peraltro la situazione di chi ha meno. Tale approccio sarà sempre indigeribile per Fratelli d’Italia e il resto del centrodestra. Per quanto riguarda invece la proposta del salario minimo, il Partito Democratico ha sicuramente pensato di fare il colpaccio e mettere in imbarazzo il Governo.
In un Paese come l’Italia, attanagliato dall’aumento del costo della vita e nel quale permangono criticità in alcuni settori lavorativi sottopagati, proporre 9 euro all’ora, come minimo, per tutti, può incontrare l’apprezzamento di molti lavoratori e rendere tortuoso l’eventuale rifiuto della proposta da parte del Governo. Tuttavia, pare che i consensi sia per la maggioranza che per l’opposizione non siano mutati di un millimetro, quindi, l’idea piddina del salario minimo, per così dire, non sposta un voto che sia uno. Si è capito che si tratta anzitutto di demagogia e populismo a buon mercato, perseguiti proprio da coloro i quali, non tanto tempo fa, accusavano Fratelli d’Italia, Lega e numerose destre europee, di essere soltanto degli arruffapopoli. Poi, l’Italia non dimentica come sia stato proprio un certo sistema di potere della sinistra, mai ostacolato dalla Triplice sindacale, a generare negli anni sacche di sfruttamento legalizzato. Nel campo dei servizi, soprattutto di determinati servizi come le pulizie e la vigilanza privata, armata e non, già durante gli anni Novanta sorgevano come funghi le società cooperative, ispirate alla prassi emiliano-romagnola targata Pci-Pds-Ds-Pd. Veniva scelta la formula cooperativa perché caratterizzata da minori costi di gestione e blandi obblighi a livello sindacale rispetto all’impresa tradizionale. In teoria, molto in teoria per dirla tutta, il lavoratore di una cooperativa è un socio-lavoratore, quindi titolare anch’egli, insieme al presidente dell’azienda, della società.
Come può un “titolare” pensare a rivendicazioni sindacali? Peccato che il presidente della coop sia un imprenditore a tutti gli effetti, con entrate ben diverse da quelle del socio-lavoratore. La fregatura delle cooperative di servizi è sempre stata questa. Tali realtà si sono potute così permettere di mantenere bassi i prezzi delle loro prestazioni e di offrire discutibili condizioni economiche al personale, ponendosi in maniera sleale rispetto alle altre imprese, le quali, a loro volta, hanno cercato di fronteggiare questa concorrenza scorretta. Pertanto, perlomeno in alcuni campi, vi è stata una corsa diffusa al ribasso, progressivamente peggiorativa circa le paghe orarie e i diritti dei lavoratori. Per carità, in mezzo c’è sempre il furbacchione che potrebbe pagare di più i propri dipendenti e volutamente non lo fa, ma tante piccole e medie imprese, stritolate da concorrenti disonesti e da fisco e burocrazia, si sono trovate costrette a limitare la qualità della loro offerta di lavoro. In merito alle difficoltà delle Pmi di fronte alle iniquità fiscali e alla burocrazia opprimente, il Pd e i suoi accoliti si sono rivelati costantemente sordi, ciechi e muti. La contrattazione collettiva ha anch’essa i propri limiti, e se alcuni Ccnl vengono rinnovati senza miglioramenti significativi per i lavoratori, la responsabilità va ricercata presso i sindacati, compresa la Cgil di Maurizio Landini che ogni giorno strilla contro il Governo Meloni, visto che i rinnovi contrattuali non vengono sottoscritti soltanto dai rappresentanti dei datori di lavoro.
Ripulirsi la coscienza con la proposta di 9 euro all’ora, lordi beninteso e quindi già abbastanza diffusi in numerose situazioni, non consente di aumentare il livello della propria credibilità. È molto più serio, come il Governo Meloni sta facendo e continuerà a fare, diminuire il carico fiscale in busta paga per i lavoratori dipendenti e abbassare le tasse alle imprese in modo che tutti possano ritrovarsi con più soldi, netti, in tasca e che cessi la guerra fra poveri. Per colpire i furfanti, anziché il salario minimo obbligatorio, c’è la legge. Alcuni noti istituti di vigilanza privata del Nord Italia sono stati posti sotto controllo giudiziario, una sorta di commissariamento, perché offrirebbero paghe orarie da caporalato, non superiori a 5 euro all’ora. Non tutti i magistrati fanno politica e vi sono toghe che si dedicano a temi utili e concreti.
Il salario minimo (9 euro lordi/ora) così come concepito dalla Sinistra è destinato a divenire il “salario AL minimo” per tutti i lavoratori senza contratto di lavoro. Tutti i lavori, anche quelli occasionali devono invece, ricadere in un quadro legislativo che consenta ai lavoratori di potersi elevare qualitativamente e accrescere il reddito. Per esser chiari…il lavoro occasionale o quello a tempo determinato DEVE costare, in termini fiscali, più del lavoro stabile e indeterminato. E lo Stato deve incentivare con defiscalizzazioni del costo del lavoro l’occupazione su tutto il territorio nazionale senza “gabbie salariali” Visto che il cisto della vita è tale al Nord quanto al Sud.
In Italia i governi degli ultimi … 30? 40? 50? anni hanno fatto gara a convincere gli italiani che la soluzione dei loro mali sia l’intervento dello Stato.
Non il lavoro, non l’impegno ed il merito di ciascuno, ma una bella sovvenzione statale.
C’era una volta la Cassa del mezzogiorno (ma guarda caso nel meridione si sono sviluppate di più le aree che hanno avuto meno sussidi!) poi sono arrivate ogni sorta di regalie: assunzioni pubbliche per fare “posti stipendiati” (non “posti di lavoro”), prepensionamenti, sovvenzioni alle imprese pericolanti, bonus per ogni ragione, reddito di cittadinanza e così via.
A Milano direbbero che chi vuol vivere del suo lavoro è un pirla.
Con molta fatica Giorgia sta tentando l’impresa ciclopica di porre freno, e forse di dare una svolta.
La storia del salario minimo è analoga a quanto sopra detto: ancora l’illusione di abolire la povertà per legge.
Il buon Carlo Marx, ancora nel cuore di tanti sinistrorsi, ma in realtà poco studiato dagli stessi, prendeva in giro i filosofi seguaci dell’idealismo di Hegel dicendo che pensavano che abolendo l’idea dell’annegamento si sarebbero salvate molte vite.
Conseguenze del salario minimo per legge:
1) aumento del lavoro nero, già molto diffuso soprattutto in quei ceti che la proposta vorrebbe tutelare
2) abbassamento dei salari di poco superiori alla soglia minima legale
3) calo dell’occupazione
4) trasformazione dei lavori precari potenzialmente soggetti al regime del minimo in fittizio lavoro autonomo non soggetto al minimo in quanto imprenditoriale (è l’esplosione di quanto successo con le partite IVA a fronte della rigidità e degli oneri del lavoro dipendente)
Si deve avere il coraggio di riaffermare che l’occupazione nasce dalle imprese e dallo sviluppo che queste possono dare se non ammazzate dallo Stato con regole e tasse inique.
Se poi da un lato si vogliono aprire le porte a centinaia di migliaia di disperati disposti a lavorare per un euro all’ora, come si pensa di poter difendere la forza competitiva dei lavoratori nel contrattare salari diglitosi ed equi?
Con affetto
Alessandro