La vittoria della coalizione condotta da Giorgia Meloni in Italia ha dato inizio ad una vera e propria ondata di destra, che si è poi diffusa in tutta Europa. Mentre alcuni partiti conservatori hanno preso il controllo dei loro governi, altri sono in testa agli attuali sondaggi pre-elettorali nei loro paesi.
Inoltre, in qualità di presidente del partito ECR (Conservatori e Riformatori Europei), il Primo Ministro italiano ha costruito un rapporto stretto con Von der Leyen. Le sue abilità come statista hanno portato gradualmente la presidente della Commissione Europea ad accettare misure più conservatrici e moderate per l’Europa.
Nella legislatura in corso, il gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE) si è mantenuto distante dai partiti di destra del Parlamento Europeo. Questa situazione potrebbe cambiare dopo le elezioni parlamentari di giugno.
Si prevede che il PPE ottenga quasi un quarto dei voti per vincere queste elezioni e continuare a essere il partito più numeroso del Parlamento Europeo. Tuttavia, con la diminuzione dei consensi di fronte all’ascesa della destra e al declino dei partiti progressisti, si pone la questione di una possibile intesa con alleati che prima considerava inimmaginabili. Soprattutto considerando che i partiti membri lo hanno già fatto in alcune capitali dell’UE.
La campagna pre-elettorale del PPE è iniziata giovedì, a Bucarest, dove il Ministro degli Affari Esteri italiano e vicepresidente del partito, Antonio Tajani – leader di Forza Italia – ha espresso la volontà del PPE di formare nuove alleanze che sostituiscano la “Grande coalizione”.
“Spero che possiamo lavorare con l’ECR, che possiamo lavorare con i liberali. Certamente, non possiamo pensare che ci siano solo socialisti nelle istituzioni dell’UE”, ha detto Tajani. “Ci sono altre forze, altre realtà, tra cui i conservatori e i liberali, quindi vedremo quali sono i risultati elettorali. Se i conservatori, come hanno dimostrato di recente, si schierano a favore dell’europeismo e a favore dell’atlantismo, siamo pronti a dialogare e discutere con loro”, ha concluso.
La destra avanza in Europa
Nelle prossime elezioni di giugno, si prevede che i partiti di destra arriveranno primi in nove Stati membri – tra cui l’Italia e la Francia – e secondi in altri nove. È anche vero che il PPE teme di perdere voti “a destra” e per questo si sta spostando in quella direzione, come è successo in Spagna, dove i Popolari hanno sottratto molti seggi a Vox.

Attualmente, la destra o il centro-destra sono la maggioranza in Repubblica Ceca, Croazia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svezia. Inoltre, si sono rafforzati in Germania e Portogallo. Il significato di questo spostamento è chiaro: i cittadini europei vogliono sicurezza nei loro paesi e nelle loro frontiere, inflazione a livelli controllati, aumento dell’occupazione, riduzione dei piani sociali e una migliore qualità di vita. Risultati che, nei loro paesi, i governi di destra stanno ottenendo. Ma se ci fosse un impegno congiunto dell’Unione Europea verso questo tipo di decisioni, il cambio di orientamento sarebbe molto più potente. Oltretutto, Giorgia Meloni diventerebbe la figura centrale della nuova coalizione nel Parlamento Europeo.