Ci sono giorni in cui la politica scrive la storia.
L’accordo firmato al Cairo tra Israele e Hamas è uno di quei giorni.
Dopo due anni di sangue e di distruzione, Donald Trump è riuscito dove il mondo intero sembrava rassegnato all’impotenza: ha fermato una guerra, ha ottenuto la liberazione degli ostaggi, ha imposto un ritiro delle truppe e ha riaperto la strada della diplomazia.
Per questo oggi, da Washington a Gerusalemme, da Il Cairo a Roma, il mondo dovrebbe chiamarlo “The Peace President” — Il Presidente della Pace.
Un titolo che pochi possono permettersi e che segna il ritorno dell’America come architetto di un ordine possibile, anzi auspicabile: quello dell’Occidente.
Tutto il mondo oggi dovrebbe essere grato a Trump per il difficilissimo accordo di pace raggiunto tra Israele e Hamas.
Ha fermato la follia della guerra, ha restituito la speranza a migliaia di famiglie e ha gettato le basi per un nuovo assetto in Medio Oriente.
Gli sforzi del Presidente statunitense sono stati sostenuti anche dal governo italiano, che ha mantenuto una posizione di equilibrio e di buon senso, senza cedere alla propaganda come hanno fatto altre nazioni europee.
Giorgia Meloni ha dimostrato che la via italiana era quella giusta: la ferma condanna del 7 ottobre e il sostegno a Israele, ma anche la vicinanza alla popolazione di Gaza, cui l’Italia non ha mai fatto mancare aiuti concreti per alleviare le sofferenze del conflitto.
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Oggi è un giorno di festa per i palestinesi, per Israele, per il Medio Oriente e per il mondo intero.
In questa cornice, l’Italia ha scelto di esserci come costruttore di stabilità nel Mediterraneo, coerente con la visione strategica del Piano Mattei, che lega energia, sviluppo e sicurezza.
Giorgia Meloni lo ha detto con chiarezza: “L’Italia è pronta a contribuire alla stabilizzazione, alla ricostruzione e allo sviluppo di Gaza.”
Un atto politico, un segnale che Roma intende esercitare un ruolo attivo nella nuova fase mediorientale.
Perché se il Piano Trump segna il ritorno della diplomazia americana, il Piano Mattei rappresenta il ritorno dell’Italia nel suo spazio naturale: il mare tra Europa e Africa, tra Oriente e Occidente.
E nel momento in cui l’Europa appare ancora divisa tra cautela e smarrimento, l’Italia mostra di avere una bussola.
Il nuovo equilibrio che si apre in Medio Oriente sarà anche un banco di prova per l’Europa, chiamata a scegliere se restare un’istituzione contabile o essere una potenza politica.
Meloni, nel ringraziare Trump e i mediatori, ha indicato una strada: partecipare alla ricostruzione.
È la differenza fra chi invoca a vuoto la pace e chi la costruisce.
In un mondo che cambia, l’Italia può essere la voce concreta di un Occidente che non abdica, che difende la vita, la libertà e l’ordine.
Perché la pace non è mai un dono, ma un compito.
E in questo nuovo Mediterraneo che rinasce dalle macerie di Gaza, quel compito — oggi più che mai — riguarda anche noi.