“Il Reddito di Cittadinanza? Una grande sciocchezza che aumenterà il lavoro nero”. Quando il PD si scagliava contro il sussidio

La nuova moda del PD? Buttare le idee vecchie e indossarne di nuove ad ogni cambio di stagione. I dem ora, ora pur di calarsi nei nuovi panni di fan di Conte e M5S e di urlare contro il governo Meloni, hanno dei vuoti di memoria improvvisi e dimenticano quanto affermato dai loro stessi compagni fino a qualche tempo fa e difendono a spada tratta lo strumento del RdC.

La Schlein decide di cambiare colore non solo al proprio armadio, ma anche al partito di cui è segretaria, modificando per l’ennesima volta la sua posizione in merito all’ennesima tematica, rinnegando praticamente tutto ciò che l’ha preceduta e mettendo da parte l’arma della coerenza, che evidentemente non è tra le sue preferite.

Accade così che se i piddini sostenevano che il reddito di cittadinanza era “una grande sciocchezza”, ora decidono di assumere una posizione diametralmente opposta.
In particolare, in una intervista del 2018 a Francesco Boccia sul Sole24Ore, l’onorevole dichiarava fermamente: “Il reddito di cittadinanza è una grande sciocchezza: aumenterà solo il lavoro nero”.
Ma non solo, perché sempre dal fronte Pd anche Nicola Zingaretti nel febbraio 2019 gridava a gran voce: “Bisogna investire per creare lavoro nero, altrimenti il reddito di cittadinanza diventa reddito di sudditanza”.
Lo stesso vale per la Cgil, che oggi organizza manifestazioni contro il Governo Meloni e le misure adottate, scordandosi che i sindacati nel 2019 indissero una manifestazione a Roma contro le politiche economiche del governo Conte I, con Landini che sosteneva “Il lavoro lo crei facendo investimenti pubblici, e questo governo li ha tagliati. Stanno sbagliando e, così facendo, vanno a sbattere”.

L’idea di puntare sugli investimenti e creare lavoro piuttosto che puntare su misure poco efficaci come quella del RdC è un qualcosa di molto familiare alla destra, che al governo da soli nove mesi è riuscita a trasferire nella realtà quanto promesso in campagna elettorale, sorprendendo un Paese che per troppo tempo è stato abituato ad ascoltare parole vane piuttosto che a vedere fatti.

Ma se qualche tempo fa questa strategia veniva vista con favore anche dal Partito Democratico e da alcuni suoi alleati, ora che a portarla avanti è la destra, deve essere necessariamente demonizzata.
Questa costante incoerenza e ipocrisia dimostrata in più occasioni dal Pd evidenzia bene la debolezza strutturale di un partito che, piuttosto che rimboccarsi le maniche, decide, in maniera disperata, di attaccarsi al carrozzone di Conte e del M5S sperando di poter, non si sa bene come, risollevare le sue sorti politiche. E lo fa rimangiandosi addirittura le sue stesse posizioni.

Ma del resto l’unica impronta politica impressa da Elly Schlein è quella di andare contro il governo Meloni, senza se e senza ma. E così la capetta dem, che non appare né a suo agio né consapevole del ruolo che sta rivestendo, pur di non dare ragione all’avversario politico è disposta a dichiarare l’impossibile.

Si sa, la sinistra tende spesso ad avere la memoria corta, vivendo più come una banderuola che va laddove può trovare terreno per facili consensi piuttosto che puntare sulla forza delle idee.
Sarà che ad oggi non hanno né la forza né le idee, e l’unica cosa che gli rimane è fare opposizione sulla visione degli altri. Anche se quella stessa visione veniva prima sostenuta e condivisa.
Se fossimo al cinema di certo questo sarebbe un bel film comico su cui farsi due risate. Peccato che questa sia la realtà e che questi personaggi non siano attori, ma politici che ci hanno governato per oltre dieci anni.

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