“Cari ragazzi,
in quest’ultimo anno, su di voi si sono dette tante, troppe cose: che non sapete rispettare le regole; che non potete andare a scuola perché è lì che scoppierebbero i contagi, e perché poi quando uscite non sapete stare lontani; che, in fondo, starvene a casa vi piace; che i veri problemi sono quelli della gente che lavora, anzi: che ora non lavora quasi più.
Nessuno, però, vi ha detto la parola più importante: scusateci.
Scusateci, perché noi la nostra giovinezza l’abbiamo vissuta uscendo con i compagni di scuola, giocando a calcio con gli amici, mangiando tutti insieme la pizza il sabato sera, e forse qualcuno non si ricorda più quanto fossero speciali quei momenti.
Scusateci, perché da un anno siete chiusi in casa senza guardarvi veramente negli occhi con i vostri compagni di classe, senza poter chiedere in privato un aiuto o un consiglio ai vostri insegnanti, e qualcuno pensa che questo sia un mondo bellissimo per la “generazione social”.
Scusateci, perché le vostre mamme e i vostri papà stanno vivendo un periodo difficilissimo al lavoro, se lo hanno ancora, e le vostre case si stanno riempiendo di preoccupazioni e frustrazioni, e voi siete gli ultimi a cui si pensa.
Scusateci, perché questa pandemia ci ha reso più cattivi, altro che migliori; oggi se qualcuno vi vede in due o tre che chiacchierate con le mascherine in un parco vi manda i vigili per punirvi, invece che pensare che c’è chi ancora vuole vivere la socialità, pur in questa nuova normalità che viviamo.
Scusateci, perché vivete ingabbiati nelle vostre stanze, senza abitudini e certezze, e la rabbia e il senso di solitudine crescono, e trovare qualcuno che vi capisca alla vostra età è difficile: secondo uno studio realizzato dall’Istituto Piepoli, 8 persone su 10 si sentono stressate e il “sovraccarico emotivo” colpisce gli adolescenti tra i 12 e i 17 anni.
Scusateci, perché ci lamentiamo che vivete sempre con i telefonini in mano, ma adesso che viviamo tra DAD e smart working ci accorgiamo che gli investimenti sulle infrastrutture di rete sono stati insufficienti e inefficaci, mentre per garantire a tutta la famiglia di lavorare e studiare i vostri genitori sono dovuti correre a comprare computer e tablet per tutti.
Scusateci, perché vi hanno costretti a studiare a casa e magari avete un fratellino più piccolo che con l’asilo o il nido chiuso vuole giocare con voi, così piange e urla perché non gli date retta e voi non riuscite a seguire la lezione.
Scusateci, perché lo sport per voi è una valvola di sfogo, è l’occasione per esprimervi al meglio, per fare nuove amicizie, e vi sono state chiuse le palestre, i palazzetti, le piscine, e anche in bicicletta non potete allontanarvi troppo da casa.
Scusateci, perché i vostri esami di maturità non avranno mai una “Notte prima degli esami” come quella che cantano i vostri genitori o i vostri fratelli più grandi.
Scusateci, perché vi è stato rubato un anno di vita, della VOSTRA vita.
Anzi. Scusateli. Perché non siamo tutti così: c’è chi vi conosce e vi capisce, e ha provato a difendervi, a far capire che non si possono dimenticare milioni di ragazzi, milioni di storie diverse con in comune il bisogno e la voglia di crescere, di crescere insieme.
Non ci hanno ascoltato, ma voglio che ricordiate che la vostra vita non sarà sempre tutta così, una solitudine filtrata da una telecamera e da uno schermo di un computer.
Non vi dico “andrà tutto bene”: ormai siete grandi, e il “vissero insieme felici e contenti” sapete che funziona sempre nelle favole e poco nel mondo reale.
Voglio però dirvi che non siete soli. Tra non molto potremo tornare ad abbracciare i nostri amici, a fare sport, a passeggiare in compagnia: è questo l’obbiettivo, il pensiero fisso che dobbiamo avere tutti nell’avviarci verso l’uscita di questo lunghissimo tunnel.
Luca De Carlo
Senatore Fratelli d’Italia”