Il libro di Giorgia Meloni, Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee, edito da Rizzoli, si conferma, a più di un mese dalla sua uscita in libreria, un autentico successo, un prodotto culturale particolarmente apprezzato. Un risultato straordinario, certificato dalle numerose ristampe, ma assolutamente non scontato. L’opera, come è noto, è stata oggetto, sin da subito, di critiche feroci, di tentativi di boicottaggio, di manovre tese a squalificarne lo spessore culturale ed etico. Si è cercato di dipingere lo scritto come testo di nessun valore, utilità o qualità, etichettandolo, persino, come strumento pericoloso e perniciosissimo.
Le immagini del libro, rovesciato a testa in giù nelle vetrine di alcune librerie, hanno rappresentato l’apice di una dialettica divenuta incapace di discussioni serene, di dibattiti aperti sui temi, di un rispetto costruttivo tra pensieri e interlocutori differenti. E questo, in una democrazia come la nostra, rappresenta qualcosa di sconfortante, di triste e doloroso. Lo studio rigoroso, l’approccio metodico e scientifico, non deve essere abbandonato, infilando la facile, ma sterilissima, via della polemica, dell’insulto e dell’irrisione. Le idee, soprattutto quelle che non si condividono, devono essere avvicinate con serietà, evitando di dileggiare gratuitamente la persona che le rappresenta. La buona educazione e il rispetto dovrebbero animare, sempre e comunque, qualsiasi dibattito, tanto nel pubblico quanto nel privato.
Premesso questo, concentriamoci ora sul saggio in questione, muovendo, tuttavia, da alcune interrogativi programmatici. Io sono Giorgia come si colloca nel panorama editoriale italiano? Con quale genere letterario si identifica? Quali caratteristiche formali lo caratterizzano? Si tratta di un testo originale, di un libro che valga davvero la pena leggere?
Non credo che siano questioni banali. Il fatto di provare simpatia e stima per una figura conosciuta non comporta automaticamente nessun obbligo di lettura o approfondimento dei suoi scritti. I libri appartengono a tutti i lettori, che siano militanti, detrattori o semplicemente curiosi. Scrivere è un atto d’amore, un gesto coraggioso, è consegnare se stessi nelle mani di sconosciuti. Il successo, quindi, non era scontato. Poteva rivelarsi un clamoroso errore, un azzardo, ma non è stato così.
Lasciatemi spendere qualche parola sulla pregevole copertina del libro. La scelta della foto in bianco e nero è intelligente, è artisticamente gradevole, è semplice, senza inutili orpelli e vezzi: trasmette familiarità e confidenza, schiettezza e autenticità. Invita il lettore con discrezione, senza particolare invadenza: c’è un orgoglio che non sfocia nella presunzione o nell’arroganza autocompiaciuta.
Il libro, con le sue trecentotrentasei pagine, strutturato in sei capitoli, con un’introduzione e una dedica conclusiva alla figlia Ginevra, si presenta corposo e impegnativo. Non ci sono immagini, fotografie o contenuti in grado di alleggerirne la lettura. È stata una scelta indubbiamente coraggiosa quella di puntare su uno scritto lungo, articolato e documentato, ma anche un attestato di stima nei confronti degli italiani, accusati troppo spesso, e ingiustamente, di essere ignoranti, scarsamente interessati al mondo delle lettere e degli studi. Giorgia Meloni ha scommesso sull’intelligenza degli italiani ed è stata ampiamente ripagata.
La Presidente dei Conservatori e Riformisti europei, nonché leader di Fd’I, ci apparecchia la tavola, ci accoglie con fare garbato, narrandoci una storia, la sua storia: “Ho iniziato a scrivere forse soprattutto per me stessa. Sono a un punto di snodo della mia vita. Abbastanza avanti da poter incidere, ma non ancora libera dal rischio di perdermi. Ho sempre pensato che la sfida più profonda di chi sceglie la strada della politica sia riuscire a lasciare un segno del proprio passaggio senza rinunciare a rimanere fedele alla propria parte più pura, solitamente quella che ti ha spinto a impegnarti in prima persona. Al termine del percorso, ognuno di noi dovrà rispondere a questa domanda implacabile: “Sono riuscito a cambiare qualcosa del sistema oppure ho lasciato che il sistema cambiasse me?”. Voglio mettere nero su bianco chi sono oggi per rileggermi tra dieci, venti, magari trent’anni, e non poter mentire a me stessa. Ma anche per consentire agli altri, a chi oggi crede in me e nelle cose che faccio e che dico, di avere un’arma da utilizzare se dovessi tradire le mie idee e i miei propositi. Insomma, niente trucchi, niente inganni. In un mondo nel quale tutti puntano a diventare qualcuno, la sfida che ho imposto alla mia vita è riuscire a rimanere me stessa, costi quel che costi. Per farlo, ho bisogno di raccontarmi, e di raccontarvi, chi sono. Io sono Giorgia, e questa è la mia storia, fin qui” (p. 10).
L’autrice non elude alcuna tematica o argomento, non trascura momenti o fasi della sua vita, non evita di confrontarsi con nodi spinosi e delicati, consegnandoci un documento preziosissimo per ricostruire le vicende storiche tanto della destra italiana, quanto della sua persona, in un richiamo continuo tra particolare e generale, tra dimensioni locali e quadri nazionali, tra speranze e dubbi. Racconta il suo essere figlia, sorella e madre, compagna di vita e amica, giovane donna innamorata del suo Paese, della sua cultura e dei suoi valori. Alterna pagine intime, quasi confidenziali, a lunghe argomentazioni analitiche e documentate. Cita filosofi, artisti, teologi e poeti, ma non disdegna proverbi e racconti di personalità sconosciute, custodi di una imperitura sapienza popolare.
Io sono Giorgia è un crocevia di idee e di mondi, di uomini e di epoche, un sovrapporsi inestricabile di generi letterari diversissimi: è un ibrido originalissimo di narrazione e teoresi, un saggio narrativo, un trattato in divenire, un’opera aperta a qualsiasi evoluzione.
Lo scritto denota una natura “non conclusiva”, volutamente incompleta, lasciando al lettore lo spazio di una risposta, l’occasione di un confronto, di un giudizio ultimo. Le ultime pagine, di critica o di apprezzamento, le scriverà la storia, la storia di tutti.
Ottima recensione ho apprezzato il passaggio dove quello di scrivere e un atto di amore di coraggio…soprattutto perche metti il tuo scritto nelle mani di sconosciuti…e non dai quali sono le reazioni…
Grazie, gentilissimo.