Il vero ambientalista sta a destra: il compromesso conservatore tra uomo e natura

Il vero ambientalista sta a destra. Non c’è cosa più profonda per un uomo delle proprie radici. Radici che affondano nel terreno della propria Patria, della propria terra natia. “Non c’è ecologista più convinto di un conservatore” diceva Giorgia Meloni nel suo discorso di insediamento in Parlamento, il primo tenuto in veste di Presidente del Consiglio. È un legame indissolubile: il rispetto della terra, dell’ambiente, del pianeta, delle forme animali e vegetali, è prerogativa assoluta di chi vuole mantenere saldi i propri principi e i propri valori.

A Brucoli, durante la seconda edizione de “Le radici della bellezza”, la convention organizzata dai gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia di Camera e Senato, le parole del ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, hanno insistito su questa scia. Il siciliano ha riportato un aneddoto, che vede come protagonista Giorgio Almirante, segretario del Movimento Sociale Italiano: “Parlavamo con Almirante dell’ambiente – ha detto il ministro – e mi disse: ‘Vedi Nello, noi abbiamo fatto due errori: avere consegnato alla sinistra il compito di scrivere la nostra storia. Il secondo, di avere rinunciato alla nostra vocazione ambientalista. Il vero ambientalismo non può che stare a destra. Noi riteniamo l’uomo una delle componenti essenziali dell’ambiente e della natura. Il compito della politica è riuscire a rendere compatibile l’uomo nel contesto ambientale in cui vive”.

Una natura con l’uomo dentro

Natura e uomo, una convivenza che è possibile. Una convivenza che deve essere resa possibile, appunto, dalla politica. Per fin troppo tempo, ci è stato propinato dall’alto che bisognava scegliere tra un mondo degli esseri umani, fatto di inquinamento e di sporcizie, e un mondo della natura, in cui bisognava giocoforza sopperire alle esigenze ambientali, spogliarsi di ogni nuova tecnologia potenzialmente inquinante e vivere privandoci del soddisfacimento delle nostre più normali e radicate necessità. Un’alternativa è possibile e, per quanto voglia essere nascosta da chi ha altri interessi, risulta chiara in chi crede, da conservatore, a una natura con l’uomo dentro. Un mondo che sappia sia rispettare i bisogni dell’uomo, sia tutelare l’ambiente da tutte le forme di inquinamento.

Forse è vero che un cambiamento, rispetto al passato, è necessario: partendo dall’aria, che in molte città non è più salubre come una volta, alle acque troppo spesso inquinante; dai cieli che non luccicano più di stelle come un tempo alle città sempre più rumorose e chiassose; dai frutti della natura invasi di prodotti chimici e, ovviamente, sempre più scadenti in quanto a sapore, alle emissioni inquinanti dei grandi impianti. Non è probabilmente la direzione giusta, qualcosa che a un conservatore non può stare bene: non colpevolizzando a prescindere l’uomo e il suo operato, ma per i danni che si ripercuotono su un ambiente che non è quello che i nostri antenati ci hanno lasciato.

Per un conservatore, tuttavia, non è giusta neppure la direzione imposta dai burocrati europei che, guidati da chissà quali altri interessi, hanno voluto seguire la strada dell’ideologia, della transizione a tutti i costi, sfavorendo produzione e crescita, affossando economia e interi comparti, colpevolizzando figure quali l’agricoltore, reputato un incallito e cinico inquinatore, ma in realtà vero garante nonché primo interessato alla salubrità dell’aria, delle acque, della terra. Se dovrà esserci un cambiamento, dovrà essere direzionato verso il ripristino del giusto rapporto tra uomo e natura, un giusto compromesso tra le esigenze del primo e la tutela della seconda. Questo è ciò che vuole un vero conservatore.

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