Ilaria Salis, invece, resiste, resiste, resiste

Il Parlamento europeo dovrà fare a meno di Carola Rackete, la deputata tedesca del partito di estrema sinistra Die Linke, diventata celebre soprattutto per essere stata al comando della nave Sea Watch 3 nel giugno del 2019 ed aver forzato la chiusura del porto di Lampedusa, decisa dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, con l’intento di far sbarcare comunque in Italia, nonostante quanto stabilito dalla legge e dal Governo di quel periodo, una quarantina di migranti clandestini che si trovavano a bordo dell’imbarcazione.

Rackete fu arrestata con l’accusa di resistenza ad una nave da guerra, tentato naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Non sono del tutto chiare le motivazioni che hanno spinto Carola Rackete a dimettersi da europarlamentare, ma è certo che Strasburgo non abbia subìto una grande perdita con la fuoriuscita di un’estremista di sinistra orientata a organizzare attività illegali come la promozione dell’immigrazione clandestina, e non tanto il salvataggio umanitario della povera gente, da utilizzare in particolare come arma politico-ideologica e di disturbo nei confronti di Paesi e governi che adottano misure rigorose, e sensate, per proteggere i loro confini dagli ingressi irregolari e dai traffici criminali di esseri umani. La comandante della Sea Watch 3 afferma soltanto di essersi candidata all’Europarlamento per migliorare il partito tedesco di sinistra Die Linke, ed ora, avendo già raggiunto il traguardo della ristrutturazione di tale formazione politica, ritiene sia venuto il momento di abbandonare il seggio da eurodeputata. Sarà così, come dice lei.

In Italia, speriamo intanto che la fotocopia tricolore di Carola Rackete, la parlamentare europea Ilaria Salis, si trovi nell’assemblea legislativa della Unione Europea solo per migliorare il partito che l’ha candidata, Alleanza Verdi e Sinistra, e una volta abbellito il soggetto politico di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, consideri anch’ella, come la compagna Carola, esaurito il suo mandato di europarlamentare. Sperare, anche in maniera ingenua, non costa nulla, ma la realtà è quella di una persona che ha commesso gravi infrazioni in Ungheria durante manifestazioni politiche di piazza, (aggredire a martellate il prossimo è un reato in tutto il mondo, non solo nel Paese di Viktor Orban), è stata ovviamente arrestata nel luogo in cui ha commesso le azioni illegali e ha poi trovato l’aiuto irresponsabile di AVS, che le ha offerto una seggiola a Strasburgo, garantendole così l’immunità parlamentare e permettendole di uscire dal carcere di Budapest. Se non fosse eurodeputata, Ilaria Salis dovrebbe presentarsi subito in Ungheria per saldare i conti con la Giustizia di quel Paese, e infatti, l’ex insegnante elementare di Monza prestata all’estremismo di sinistra e alle violenze di piazza, miracolata da Bonelli e Fratoianni, si guarda bene dal dimettersi dal Parlamento europeo e dall’emulare la compagna Carola Rackete. Resiste, resiste, resiste, come diceva di fare il procuratore capo di Milano, leader del pool di Mani Pulite, Francesco Saverio Borrelli.

Continua a girare la voce secondo la quale l’Europarlamento, su richiesta dell’Ungheria, potrebbe revocare in un determinato momento l’immunità a Ilaria Salis e la deputata europea di AVS, non sentendosi in ogni caso del tutto invulnerabile, ha già mostrato segni di nervosismo e paura. Ha chiesto aiuto, con una certa impudenza, a Giorgia Meloni, alla “fascista” Giorgia Meloni, aggiungiamo noi. Sì, perché questo è un Governo di camerati, sodali peraltro di quell’altro fascistone di Viktor Orban, per il mondo politico al quale appartiene Ilaria Salis. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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