“Nelle assemblee studentesche alle quali andava non si parlava mai dei problemi della scuola. Credo che Sergio sia diventato di destra proprio perché aveva capito che c’erano troppe discriminazioni. Non poteva accettare quel clima”.
Questa frase di Anita Ramelli, mamma di Sergio, è posta sul primo dei diciotto pannelli in pvc che compongono la mostra dedicata al giovane militante del Fronte della Gioventù, assassinato 50 anni fa, inaugurata lo scorso martedì 20 maggio al Parlamento Europeo di Bruxelles. La mostra, intitolata “Il coraggio della libertà. La storia e l’attualità in un racconto per immagini”, ripercorre la vita di Sergio Ramelli, tracciando le sue passioni, il ricordo dei suoi amici e coetanei, fino a ricostruire l’angoscia e la paura delle tappe finali della vita di Sergio, dall’agguato, il coma e, infine, la morte. Uno spazio è dedicato alle indagini, ai processi, alla ricerca della verità sui suoi assalitori. Tra immagini e parole prende vita un ricordo completo ed autentico del ragazzo dai capelli lunghi, divenuto simbolo di libertà e coraggio.
Tetto di cristallo
La mostra, ideata da Guido Giraudo con le illustrazioni di Paola Ramella, è ospitata presso lo Spazio J. Antall Q3 dell’Europarlamento. Nel cuore, quindi delle istituzioni europee: un altro tetto di cristallo si infrange. Il ricordo di Sergio arriva nei luoghi più lontani ed “ostili”. Infatti, non si può certo dimenticare con quale fatica il Parlamento Europeo votò una risoluzione che equiparava i simboli del comunismo a quelli degli altri totalitarismi del ‘900. Non possiamo certo dimenticare che Bruxelles è la capitale europea del politicamente corretto e dell’ideologia woke. Non possiamo certo dimenticare che il Parlamento Europeo accoglie fra i suoi autorevoli rappresentanti Ilaria Salis e Carola Rackete. Fa sorridere pensare che anche loro, dalla scorsa settimana, potranno conoscere la storia di Sergio passando da quei corridoi.
L’inaugurazione
Presenti all’inaugurazione della mostra il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, i vicepresidenti del Parlamento Europeo, Antonella Sberna e Pina Picierno, il Co-Presidente del gruppo ECR, Nicola Procaccini, il Capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo, Carlo Fidanza, i curatori della mostra, lo scrittore Giuseppe Culicchia, autore di “Uccidere un fascista” edito da Mondadori e tutti i parlamentari europei di Fratelli d’Italia del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei. Presenti, soprattutto, centinaia di militanti di Gioventù Nazionale, accorsi da ogni regione d’Italia per non perdersi lo storico appuntamento.
Le parole di La Russa e Fidanza
Abbiamo trascritto i passaggi più salienti degli interventi del Presidente La Russa e dell’On. Fidanza al momento dell’inaugurazione della mostra.
La Russa: <<A me Sergio è sempre piaciuto ricordarlo non solo, anche, come un ragazzo dei nostri, quindi con uno spirito identitario, ma come lo vide sin dal primo anno Indro Montanelli, come una specie di esempio contro ogni tipo di violenza. Questo è il messaggio che a cinquant’anni dalla sua scomparsa ci lascia Sergio Ramelli. Vedete la cosa strana è che più anni passano, più la sua memoria>>.
Fidanza: <<Mancava un tassello. Questo tassello era portare qui questo percorso di ricomposizione di una memoria strappata, superando la logica delle contrapposizioni di parte per rendere a pieno titolo Sergio Ramelli riconosciuto per quello che è stato, non soltanto un ragazzo assassinato brutalmente a diciott’anni per il solo fatto di credere in “idee sbagliate”, così almeno le considerava l’intellighenzia così piena di cattivi maestri che ancora popolano redazioni di giornali e le aule universitarie, non solo un martire, uno dei martiri della politica italiana, ma un vero e proprio simbolo, purtroppo inconsapevole, di una stagione di violenza politica e di odio cieco che ha sanguinato l’Italia per molti anni. Allora, portare la storia di Sergio Ramelli qui in questo Parlamento nel massimo luogo la democrazia europea è un monito affinché noi sappiamo individuare, isolare e distruggere da subito i geni di quello stesso odio e di quella stessa violenza che portarono all’assassinio di Sergio>>.