“Il governo italiano riaffermi il ruolo della siderurgia italiana in Europa e proroghi l’estensione anche al settore siderurgico del golden power, con l’obiettivo di garantire i livelli occupazionali e la produttività, già previsto dal decreto liquidità (decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23) che è cessato il 31 dicembre 2020, non essendo stato prorogato dal precedente governo”.
Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso, primo firmatario di una mozione sottoscritta da tutto il gruppo parlamentare di FdI che delinea quale possa essere un “piano siderurgico nazionale che utilizzi anche le risorse del recovery fund per la riconversione industriale di Ilva e degli altri stabilimenti”
“ll settore siderurgico – sottolinea Urso – costituisce un elemento imprescindibile delle attività produttive del nostro Paese ed è per questo considerato un asset strategico su cui si è costruita la competitività del sistema industriale italiano in settori di straordinaria importanza per la produzione e l’occupazione del Paese, con un fatturato totale delle imprese della sola parte alta della filiera siderurgica che si aggira tra i 60 e i 70 miliardi di euro, prima della pandemia”.
“L’acciaio in Italia – osserva Urso – ha una lunga tradizione industriale, caratterizzata dall’eccellenza e dalla flessibilità tipica del made in Italy che ha consentito alle imprese nazionali di mostrare grande resilienza di fronte alle sfide poste dai colossi internazionali, con capacità produttive enormemente più elevate, e ai cambiamenti del mercato legati alle diverse modalità di utilizzo dell’acciaio nei Paesi ad economie avanzate rispetto alle economie emergenti”.
“Per queste ragioni – continua Urso – la siderurgia italiana mantiene un ruolo di primo piano non solo nel contesto economico nazionale ma anche in quello europeo e globale, essendo la seconda potenza produttiva a livello continentale dopo la Germania e la decima a livello mondiale. L’Italia ha quattro siti siderurgici di rilevanza nazionale a Taranto, Piombino, Trieste e Terni, tutti coinvolti in opere di ristrutturazioni tecnologiche e industriali anche al fine della necessaria salvaguardia ambientale.
“Nel Recovery fund – precisa Urso – sono previste risorse significative per la transizione ad una produzione sostenibile ed ecocompatibile, dal fondo europeo per la transizione per la decarbonizzazione potrebbero arrivare le risorse (pari a circa 2 miliardi di euro) necessarie per riconvertire lo stabilimento siderurgico di Taranto e spingerlo verso il graduale addio al carbone, così come la riconversione di Piombino e l’ammodernamento di Terni. Con alcune operazioni aziendali ben definite per i siti di Taranto, Piombino e Terni potrebbe ricomporsi una ‘squadra’ di fabbriche siderurgiche di primo piano e, accanto ad aziende con proprietà prevalentemente straniera (Jindal e Arcelor Mittal), si affiancherebbero vere e proprie eccellenze nazionali, caratterizzate dalla flessibilità basata sulla tecnologia del forno elettrico, che consente di adeguare la produzione alla domanda e all’aumentata qualità delle produzioni”.
“Invitiamo pertanto il governo – conclude Urso – a utilizzare anche le risorse del Recovery fund e il ruolo propulsivo di Cassa depositi e prestiti ed Invitalia, al fine di riaffermare il ruolo strategico della siderurgia italiana in Europa, a tutela anche delle aziende private nazionali che sono all’avanguardia nel settore sia sul piano industriale sia su quello tecnologico e manageriale e che possano essere i partner industriali necessari per ogni operazione di risanamento e di rilancio”.