La Cina depreda l’Africa, ma per la Farnesina a 5 stelle Xi Jinping è un benefattore.

Ha del surreale la risposta del Viceministro per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Emanuela Del Re, alla recente interrogazione del senatore FDI Giovan Battista Fazzolari, presidente della Sezione bilaterale di amicizia tra Italia e Africa Occidentale dell’Unione interparlamentare italiana (qui il testo integrale dell’interrogazione.

L’interrogazione del Sen. Fazzolari

L’atto di sindacato ispettivo depositato lo scorso 14 ottobre in Senato,  dopo aver illustrato nelle premesse una serie di anomalie e prevaricazioni in ordine alla sempre più pervasiva presenza cinese nel continente africano, proponeva al Ministro Di Maio un quesito lampante e inequivocabile: «se il Ministro stia monitorando con la dovuta attenzione gli importanti interventi di sussidio messi in atto dalla Repubblica popolare cinese in Africa, e se escluda che tali forme di cooperazione internazionale per il contrasto della crisi generata dalla pandemia, ed in parte ascrivibile alle stessa responsabilità del Governo cinese e alle carenze informative nella prima fase della gestione dell’epidemia, possano invece celare mire espansionistiche suscettibili di intaccare la sovranità nazionale degli Stati africani e di destabilizzare lo scenario geo-economico globale a suo evidente vantaggio e a discapito delle economie più deboli o più pesantemente colpite dalla crisi sanitaria ed economica in atto».

Le preoccupazioni della Banca africana di sviluppo in Africa occidentale

Non sono infatti trascurabili le preoccupazioni espresse dall’economista beninese Albert Honlonkou, consulente della Banca africana di sviluppo in Africa occidentale, che ha recentemente evidenziato come, sebbene l’Africa risulti essere la regione meno colpita al mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, si prevede che il continente possa entrare in recessione per la prima volta in 20 anni, con una contrazione che potrebbe creare 50 milioni di poveri e 30 milioni di disoccupati in più, trovandosi nelle condizioni di non poter fare a meno della Cina.

La cooperazione internazionale non sia il pretesto per l’espansione speculativa della Cina a occidente

Nella citata interrogazione, Fazzolari rileva come un attento monitoraggio di tali dinamiche risulti indispensabile al fine di assicurare, «nella fase attuale e anche nei prossimi anni, una fase di graduale ripresa dell’economia mondiale libera da condizionamenti tali da alterare le dinamiche di una leale competizione economica internazionale».

Particolare attenzione – si legge ancora nel testo – va prestata all’esigenza di assicurare che le difficoltà generate dalla pandemia non diventino occasione di speculazione economica e finanziaria da parte di alcune potenze economiche ai danni delle economie più deboli, con effetti non trascurabili sugli equilibri geopolitici internazionali», puntualizzando come «ogni doverosa forma di cooperazione internazionale, messa in atto dalla Cina per la soluzione di una crisi globale determinata in misura significativa anche dalle sue stesse responsabilità, non divenga invece il pretesto per legittimare una politica di espansione speculativa e suscettibile di produrre rilevanti alterazioni degli equilibri geopolitici ed economici».

La risposta del Vice Ministro Del Re: la Via della Seta e le «nuove variabili»

Ma la Farnesina non sembra affatto preoccuparsi di tali scenari. Anzi. Nella risposta di Emanuela Del Re si evidenzia limpidamente come «il dialogo politico tra Cina e Africa è andato di pari passo con una più accentuata proiezione economica della Repubblica popolare nel continente, fondata sulla complementarità tra gli interessi e le disponibilità tra le parti: investimenti e infrastrutture richiesti da parte africana; materie prime e sbocchi commerciali necessari per lo sviluppo economico cinese». In sintesi: la Cina è stata invitata dall’Africa ad investire, sarebbe stato scortese rifiutare. Prosegue la Del Re: «Negli ultimi 30 anni la Cina ha investito in Africa notevoli risorse, contribuendo in maniera significativa allo sviluppo economico del continente, specie nel settore infrastrutturale ed energetico». E, dulces in fundo, non poteva mancare lei: la famigerata  «Nuova Via della Seta», tanto cara alla politica estera di Luigi Di Maio. «Questa cooperazione si inserisce oggi nell’ambito della nuova «Belt and road initiative», nel quadro della quale 38 paesi africani hanno sino ad ora siglato intese con Pechino».

«Le nuove variabili nel rapporto Cina-Africa»

Ma non finisce qui: la Del Re evidenzia come la pandemia abbia «evidentemente introdotto nuove variabili nel rapporto Cina-Africa». Ed eccole, queste nuove variabili: «le occasioni di cooperazione per limitare la diffusione del virus». Declinando tutto al condizionale (scelta che evidenzia che il Ministero argomenti la propria risposta sulla base di informazioni non verificate né verificabili, delle quali la fonte non è nota), la Del Re ci spiega che «Pechino avrebbe assicurato più di 400 tonnellate di forniture mediche in Africa», passando in rassegna l’inventario dei beni forniti: «migliaia di copriscarpe, tute e occhiali protettivi N95, maschere chirurgiche, termometri a infrarossi, guanti e quanto altro necessario. Inoltre avrebbe provveduto all’invio di circa 200 esperti cinesi per la formazione di più di 20.000 unità». E che, ancora, «Xi Jinping si è impegnato con le controparti africane a cancellare le quote del debito sovrano in maturazione nel 2020, iniziativa che si è tuttavia tradotta sino ad ora in un generico incoraggiamento a rinegoziare caso per caso i cospicui crediti delle banche commerciali cinesi», prendendo così formalmente atto della circostanza che a fronte delle lodevoli dichiarazioni di intenti della Cina, certamente utilissime a rilanciare l’immagine di un’economia «virtuosa, solidale e responsabile» e che torna a crescere in controtendenza con il resto del mondo, ad oggi non siano seguiti fatti concreti volti a realizzare tali nobili intenti.

Ma è la seconda parte della risposta a rivelarsi ancora più significativa: «le statistiche sulla crescita dell’influenza cinese in Africa non devono far dimenticare che gli Stati dell’Unione europea e le sue istituzioni, complessivamente, restano il primo partner commerciale per gli investimenti nel continente»: con tono ammonitorio (poi pur ammorbidito dall’elogio del modello europeo di cooperazione con i Paesi Africani), sostanzialmente si propone, in una inedita riedizione paternalista, la classica retorica dello «scagli la prima pietra chi è senza peccato»: un rocambolesco e moralizzatore tentativo di inclinazione del piano della responsabilità da Oriente a Occidente, dribblando di fatto la risposta e rifuggendo al contempo tanto dalle proprie responsabilità di Governo quanto dal rispondere nel merito ad un quesito puntuale e attuale, che resta sostanzialmente inevaso.

Un messaggio di cortesia alla Cina di Xi Jiping

Dunque distogliendo consapevolmente lo sguardo e l’attenzione da una situazione talmente chiara da essere quasi lampante, preoccupandosi più di non incrinare i pregiati rapporti con la Cina di Xi Jinping che non delle sorti dell’indipendenza e sovranità dell’Africa, la richiesta, in sede parlamentare, di una risposta ad un quesito puntuale e rilevante per la configurazione degli assetti geopolitici internazionali e della incontrastata espansione della Cina a Occidente, si riduce a nulla più che una gradita occasione per un diplomatico messaggio di cortesia da Di Maio alla Cina.

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Francesca Agostino
Francesca Agostino
Componente dell’Ufficio legislativo del Gruppo parlamentare «Fratelli d’Italia» presso il Senato della Repubblica. Doppia laurea in Scienze Politiche e Giurisprudenza. Promotrice culturale a vocazione meridionalista. Al Sud e in particolare in Calabria (regione d’origine) ha ideato e diretto grandi eventi culturali di respiro internazionale. Tra questi: la kermesse editorial-letteraria «San Giorgio. Una rosa, un libro», la Grande fiera del libro e dell’editoria della Città Metropolitana di Reggio Calabria, in collaborazione con la CNI UNESCO e l’ideazione e istituzione di «Network Mediterraneo», rete territoriale comprensiva di ben 18 comuni calabresi, per l’inserimento della visuale sul Tramonto sul cratere del Vulcano Stromboli tra i paesaggi culturali «patrimonio dell’Umanità». Presiede inoltre il Comitato etico dell’Ente Nazionale per la Trasformazione Digitale (ENTD).

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