Una vicenda dai contorni molto opachi che il Ministro degli affari esteri Di Maio e il Ministro dell’istruzione Azzolina, entrambi del M5S, sono chiamati a chiarire, almeno per scongiurare l’esistenza di un grosso danno erariale nei confronti dello Stato Italiano.
La questione riguarda la “Casa degli Italiani”, storico edificio sito al numero 8 del pasaje Méndez Vigo, a Barcellona, che da anni ospita le scuole italiane nella capitale catalana. Per tale edificio, lo Stato Italiano paga un affitto di circa 200mila euro l’anno e proprio il rinnovo del contratto di locazione ha portato alla luce aspetti poco chiari dell’intera vicenda.
Apprendiamo infatti, grazie a un’interrogazione parlamentare presentata dal sen. Giovanbattista Fazzolari di Fratelli d’Italia, da sempre molto vicino ai nostri connazionali all’estero, che lo Stato Italiano sta correndo il rischio di pagare un affitto per un immobile di sua proprietà.
La storia della Casa degli Italiani si deve far risalire addirittura alla fine del XIX secolo, precisamente al 1882, quando la “Società Beneficienza e Mutuo Soccorso” ha fondato le Scuole Italiane di Barcellona che qualche anno dopo sono state cedute allo Stato Italiano, diventando così pubbliche.
Questa, ad oggi, l’unica certezza di cui disponiamo: le scuole diventano di proprietà dello Stato Italiano. A dirlo è lo stesso sito istituzionale della Casa degli Italiani, che prosegue nel racconto storico e riporta che “nel 1911, in occasione del Cinquantesimo anniversario dalla Proclamazione del Regno d’Italia, sotto la presidenza di Antonio Calcagno, una nuova associazione riunisce le entità presenti fino allora: la Casa degli Italiani di Barcellona”.
Tale informazione, tra l’altro, corrisponde esattamente a quanto riportato nei registri catastali, una recente visura dei quali ha dato modo di verificare come la titolarità dell’edificio risulti dal 1911 in capo alla “Società italiana di beneficienza e scuola di Barcellona” specificando, tra le osservazioni al medesimo documento, che la citata entità si denomina “Casa degli Italiani” o “Casa de los Italianos”.
Sembrerebbe tutto abbastanza chiaro. Talmente chiaro e semplice che ancora il sito istituzionale ci dice che “l’edificio, che era di proprietà di una famiglia di nobili catalani, viene acquistato nei primissimi anni del ‘900″, aggiungendo inoltre che “la sede delle Scuole è ancora oggi in edifici di proprietà della Casa degli Italiani di Barcellona”, proprio l’associazione istituita nel 1911 che riunì le entità presenti sino ad allora in Catalogna.
Ora però arriva il giallo: l’associazione “Casa degli italiani”, come da visura effettuata il 24 giugno 2020, risulta iscritta al corrispondente registro solo dal 18 gennaio 1967! È evidente che qualcosa non torna.
Riassumiamo. Primo dato: la Società italiana di beneficienza e scuola di Barcellona, denominata Casa degli Italiani, acquista un immobile nel 1911. Secondo dato: l’associazione “Casa degli Italiani” si costituisce e si iscrive nell’apposito registro nel 1967.
Fin qui nulla di particolare, se non la stranezza per la quale un’associazione abbia lo stesso nome di un’altra costituitasi anni prima, che si occupi delle medesime attività, che incidentalmente abbia sede nello stesso edificio… coincidenze per carità, nessuna stranezza e nessun sospetto…
Però non è del tutto chiaro, per dirla con le parole del senatore Fazzolari “come la titolarità l’edificio ospitante, storicamente di proprietà della casa degli italiani e acquistato nel 1911, possa essere stata trasferita in capo ad un’associazione, costituita molti decenni dopo, che oggi richiede allo Stato italiano il pagamento di un canone di locazione”.
Anche in virtù del fatto che la Casa degli Italiani di Barcellona è stata storicamente e per lungo tempo sottoposta, da statuto, all’amministrazione del Console generale italiano a Barcellona che, in qualità di componente del consiglio centrale, organo statutario preposto alla governance della struttura, almeno dal 1924 ha esercitato tale funzione amministrativa in cooperazione con altre due sezioni strettamente integrate tra loro.
E con la poca chiarezza, i dubbi e le domande si moltiplicano quando alla stessa si abbina anche la poca trasparenza da parte dell’associazione. Come rilevato nell’interrogazione “la documentazione amministrativa e contabile (statuto dell’associazione e relativi bilanci consuntivi e preventivi, relazioni sulla gestione) non è infatti facilmente accessibile, e ciò, evidentemente, in contrasto con la natura di ente preposto ad una funzione di interesse nazionale e per di più destinataria di significative sovvenzioni che lo Stato italiano elargisce annualmente per le spese di locazione dell’immobile”.
Ad aggravare ulteriormente la situazione c’è anche lo stato dell’immobile per il quale, è bene ricordarlo, lo Stato Italiano paga un canone di locazione. Tale edificio risulta infatti sprovvisto sia dei requisiti di sicurezza sia dell’autorizzazione per ospitare una scuola, come da verifiche effettuate che infatti hanno portato, lo scorso gennaio, alla chiusura della stessa e alla conseguente sospensione delle attività. Rischiamo veramente il paradosso, ovvero di pagare un affitto per uno stabile la cui proprietà potrebbe essere dello stesso Stato Italiano o comunque non dei richiedenti la locazione, per di più per destinarvi attività scolastiche senza però poterlo fare. È per questo che serve chiarezza, magari anche solo per certificare la regolarità di ogni passaggio, e in ogni caso per garantire la sicurezza dello stabile e di chi, quotidianamente, lo vive.
Anche la comunità italiana in Catalogna è perplessa e preoccupata per la vicenda, che rischia di mettere in pericolo l’incolumità degli studenti, dei docenti, di quanti hanno frequentato o frequenteranno i locali della Casa degli Italiani. Alessandro Zehentner, Presidente dei Com.It.Es. di Barcellona, sta combattendo da tempo una coraggiosa battaglia per far venire alla luce tutte le anomalie del caso. Fratelli d’Italia ne ha raccolto il testimone e, grazie all’interrogazione presentata, chiede formalmente ai Ministri Di Maio e Azzolina se “considerino legittima la richiesta di pagamento del canone di locazione richiesto annualmente allo Stato italiano e se escludano qualsiasi ipotesi di danno erariale”. Oltre ovviamente a chiarimenti sulla proprietà dell’immobile e sulle ragioni che giustifichino il pagamento di un canone di affitto per una struttura non a norma e inidonea a garantire sicurezza e incolumità di chi la frequenta.
Rischiamo il paradosso e rischiamo, evidentemente, anche il ridicolo. Ma purtroppo, con i pentastellati al Governo, siamo ormai abituati ad entrambi.