Gian Paolo Bargiggia è un giornalista e conduttore televisivo italiano con una carriera trentennale come cronista sportivo, esperto di calciomercato è anche un’opinionista senza peli sulla lingua, soprattutto se si parla di pensiero unico globalista.
Lo abbiamo sentito ai nostri microfoni sulle vicende che stanno caratterizzando il campionato europeo di calcio, come le polemiche “in ginocchio si, in ginocchio no” per il Black Lives Matter o le rivendicazioni LGBT negli stadi.
Ecco cosa ci ha risposto.
Nella sua carriera di giornalista sportivo le è mai capitato di assistere a un fenomeno simile a quello che si sta verificando in questo campionato europeo? Una squadra del calibro della nazionale italiana alle prese con una competizione tostissima che necessità di serenità, lucidità e concentrazione, tirata ossessivamente per la giacca da politici nazionali e media sulla questione dell’inginocchiamento per Black Lives Matter?
No onestamente nella mia carriera di cronista sportivo direi trentennale, visto che è stata fatta per i primi cinque anni al Corriere dello Sport e poi per 25 anni a Mediaset, mai mi era capitato di assistere o da protagonista o da osservatore ad una manifestazione internazionale che fosse un campionato europeo, un campionato mondiale o delle finali di coppe europee così permeati e strumentalizzati dalla politica, dai media e dal mainstream che raccoglie i movimenti LGBT come il Black Lives Matter. Questa è un’onda talmente prepotente e insidiosa che il mondo del calcio e le organizzazioni calcistiche, le squadre, i giocatori e le federazioni ne restano travolti, fagocitati da questo pensiero unico. Poi è chiaro che le squadre avrebbero bisogno di concentrazione, ma di fronte a questa ondata non c’è nessun organismo e nessuna istituzione che ha il coraggio di prendere una decisione precisa e di conseguenza tantomeno le anime candide dei calciatori. Soprattutto dei calciatori della nazionale italiana che non hanno nemmeno la percezione del fenomeno e la personalità per non diventare i copioni di qualcuno come purtroppo probabilmente faranno con il Belgio. Infatti è bastata una piccola critica per per non essersi inginocchiati contro l’Austria che sono andati nel pallone. Direi che la responsabilità politica in Italia ce l’ha avuta Enrico Letta con quelle dichiarazioni appunto critiche sull’inginocchiamento parziale e poi c’è stato il megafono dei media. Devo dire che è la cosa fa ancora più specie perché la nostra nazionale non è nemmeno composta da giocatori che vengono da Paesi africani o da campionati se vuoi molto più multietnici, come potrebbe essere la premier league belga e quindi lo trovo molto sconcertante.
Non siamo ipocriti, nella storia dello sport che ha grande capacità di aggregazione e forte attrattiva per l’opinione pubblica, la politica, così come i gesti simbolici degli atleti non sono mai mancati, eppure, il più delle volte questi erano spontanei e non imposti da un apparato politico-mediatico. Cosa sta succedendo ora?
Quelle erano diciamo azioni come tu hai ben detto individuali, credo che dietro non ci fossero delle lobby di pensiero e delle lobby finanziarie che spingessero su quelle idee. Pensiamo ai campionati del football americano, prima ancora alle Olimpiadi ai tempi del nazionalsocialismo e così via. Adesso è tutto molto organizzato, penetrante, subdolo. Come ti dicevo prima nel mondo del Calcio gli atleti non hanno la personalità per prendere le distanze da una cosa così travolgente ed infida quanto molto ipocrita, falsa e così poco democratica perché ti esclude o ti fa sentire escluso se non ti inginocchi, se non ti schieri con questi movimenti.
Il responsabile della comunicazione Figc, Paolo Corbi ha confermato la “linea Chiellini”. In occasione di Italia-Belgio gli azzurri si inginocchieranno, ma per solidarietà con gli avversari. Tanta confusione sotto al cielo: parrebbe quasi che ormai conti solo inginocchiarsi, senza nemmeno un motivo preciso. E’ qualificante per la nazionale italiana questo atteggiamento?
Infatti è abbastanza ridicolo che ci sia per modo di dire una linea della Federazione che poi non è una linea perchè alla fine passa l’idea non dell’autonomia di pensiero e dell’autodeterminazione, ma in sostanza dello schierarsi senza schierarsi dicendo se lo fanno gli altri – in questo caso i belgi – lo facciamo anche noi. Cosa vuol dire schierarsi per solidarietà con gli altri? Come se i belgi fossero stati vittima o fossero vittima di razzismo… L’inginocchiamento è soltanto una delle tante cose ipocrite che stanno animando questo mondo dove il gesto non è sostanza. Il gesto è forma apparente e nella maggior parte dei casi nasconde business, nonchè un volersi sentire a posto con la coscienza e procurarsi un patentino morale. Poi magari nella vita privata sei il più discriminatorio, il meno inclusivo di tutti, ma intanto hai fatto il gesto, ti sei inginocchiato e messo la bandiera arcobaleno. .
Vista l’enorme pressione calata su questi europei sul tema dei diritti, pensa che ai prossimi mondiali in Qatar possa accadere la stessa cosa? I calciatori si inginocchieranno per i diritti umani, delle donne, LGBT?
Io credo che in Qatar queste cose non le vedremo anche perché abbiamo visto quanto è stato ipocrita per esempio la Lega Calcio italiana che nel mese del pride LGBT ha messo il logo arcobaleno dappertutto, ma non nei paesi arabi. Guarda caso i paesi arabi sono quelli che negli ultimi anni hanno ospitato a Doha o in Arabia Saudita le finali della Supercoppa italiana che hanno fruttato parecchi milioni di euro. E caso strano hanno fatto questa cosa ipocrita del mettere il simbolo colorato, ma non nei Paesi dove queste cose – mettiamola così – danno abbastanza fastidio. D’altronde che l’ipocrisia sia galoppante è dato dal fatto che l’Uefa e la FIFA fanno delle battaglie ridicole sul razzismo facendo leggere i comunicati ai capitani delle squadre, ma poi organizzano i Mondiali in Paesi dove i diritti civili non esistono, proprio come in Qatar dove pare ci siano stati anche episodi di corruzione che hanno portato, secondo alcune inchieste, all’aggiudicazione dei Mondiali del prossimo anno.