Iran, la guerra segreta è cominciata?

Sabotaggio a Fordow: Israele sarebbe entrato nel cuore dell’Iran mentre Trump prepara i bombardieri. Fonti iraniane parlano di un attacco di terra sul sito nucleare di Fordow. Forze speciali, puntatori laser e sabotaggi: il preludio al colpo finale degli USA?

In una delle giornate più tese della recente storia mediorientale, la crisi tra Israele e Iran ha raggiunto un punto di non ritorno, minacciando di trasformarsi in un conflitto di distruzione preventiva. Sullo sfondo, la nuova amministrazione Trump valuta una mossa destinata a segnare uno spartiacque storico: l’eliminazione del bunker nucleare di Fordow. La bomba è pronta. E non è una metafora.

Israele colpisce duro

È stato Israele a rompere gli indugi con una serie di raid mirati contro obiettivi strategici iraniani a Qom, Bandar Abbas e nell’ovest del paese. Droni, depositi missilistici, navi da guerra, caccia F-14 e, secondo fonti non ancora confermate, centri di comando della Forza Quds sono stati distrutti. Tra le vittime spicca Saeed Izadi, figura chiave nei rapporti tra Teheran e Hamas. Un’operazione audace, firmata Benjamin Netanyahu, che punta a bloccare sul nascere la corsa iraniana alla bomba atomica. Ma il vero obiettivo è altrove, sepolto sotto una montagna: Fordow, il cuore del programma nucleare iraniano, dove solo gli Stati Uniti possono colpire.

Fordow, la fortezza nella roccia

Il sito di Fordow, incastonato a 80 metri di profondità in una montagna, è il simbolo della sfida nucleare iraniana. Protetto da strati di roccia, difese multiple e tecnologie avanzate, è impenetrabile ai normali attacchi aerei. Solo la GBU-57 “Massive Ordnance Penetrator”, la più potente arma bunker-buster americana, può distruggerlo.

Da Guam, nel Pacifico, i bombardieri B-2 Spirit dell’USAF, unici a poter trasportare la GBU-57, sono stati messi in stand-by operativo. L’ordine di attacco non è ancora arrivato, ma la macchina militare è pronta, con tutte le condizioni logistiche e strategiche già sul tavolo.

Trump temporeggia, ma si prepara

Tornato alla Casa Bianca per una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza Nazionale, il presidente Donald Trump ha fissato un ultimatum: due settimane per decidere. Un lasso di tempo che Israele giudica eccessivo. Fonti vicine a Netanyahu parlano di una “telefonata tesa” con Washington. Il premier israeliano è pronto a colpire da solo, se necessario.

Nel frattempo, Trump gioca su più fronti: ha autorizzato il riposizionamento dei B-2, ha sondato una mediazione tramite Erdogan a Istanbul (fallita per l’assenza di Khamenei) e sta preparando l’opinione pubblica americana a un’azione militare “decisiva ma limitata”.

Ultim’ora: attacco di terra a Fordow?

Nelle ultime ore, fonti iraniane hanno segnalato un presunto attacco di terra contro le guardie di Fordow. La notizia, rilanciata dalla giornalista Emily Schrader, manca di conferme indipendenti ma alimenta speculazioni. Schrader esclude un’operazione convenzionale dell’IDF, ipotizzando un’azione coperta.

L’ipotesi più accreditata è un’infiltrazione di forze speciali israeliane, come Sayeret Matkal o agenti del Mossad, per preparare un raid aereo USA. Sabotare difese, installare puntatori laser, disturbare le comunicazioni o tracciare vie d’accesso: tutte operazioni tipiche di unità d’élite. Altre teorie suggeriscono il coinvolgimento di gruppi anti-regime interni o una campagna di disinformazione per spingere l’Occidente a reagire. Se l’infiltrazione è reale, un attacco aereo su Fordow potrebbe essere imminente.

Khamenei scompare, l’Iran vacilla

L’Iran è nel caos. L’Ayatollah Khamenei è sparito, probabilmente nascosto in un bunker. Ha tagliato le comunicazioni, nominato d’urgenza tre possibili successori e messo in allerta l’apparato clerico-militare. La Guida Suprema teme per la propria vita, e non a torto.

Con cinque pasdaran uccisi, circa 400 vittime civili stimate e la marina gravemente danneggiata, Teheran è vulnerabile e isolata. I tentativi di mediazione di Russia e Turchia sono naufragati. Da Mosca, Putin si limita a difendere il “diritto iraniano al nucleare pacifico”, senza offrire garanzie militari.

Le prossime 48 ore: il bivio decisivo
Se l’Iran non accetterà un compromesso visibile — ispezioni, congelamento dell’arricchimento o mediazione turca — il rischio di un attacco massiccio è altissimo. Israele ha aperto la strada; gli Stati Uniti potrebbero seguirla, in tandem o da protagonisti, se Trump deciderà di lasciare il segno con un raid preventivo da manuale.

Ci troviamo di fronte a una delle crisi nucleari più pericolose dai tempi di Osirak e della Guerra del Golfo. Ma l’obiettivo non è solo distruggere un impianto: è ridisegnare gli equilibri del Medio Oriente, a favore di Israele, contro l’egemonia sciita, con una chiara regia americana.

La bomba è pronta. La finestra è aperta. Il tempo dell’Iran potrebbe essere agli sgoccioli.

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Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi per La Voce del Patriota.

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