L’islamizzazione non è una teoria, non è un fosco presagio e nemmeno una fakenews da “populisti xenofobi”. È un concetto che riconosce in primis la religione islamica stessa, lì dove esorta i propri credenti ad espandere l’Islam nelle zone, posti e ambiti in cui si vive. È praticamente un dovere del buon credente.
Quindi, è evidente, che i buoni credenti musulmani in Europa stiano facendo la stessa cosa, qui da noi, nei nostri Stati, nelle nostre città. È scontato. Ma non è solo questione di logica, lo dicono i numeri. E non i numeri di qualche partito, ma i dati rilevati da istituti imparziali, ThinkTank, anche non europei, istituti demoscopici, come l’Istat. Il problema è che i dati vanno letti ed interpretati, perché le evidenze senza una analisi non portano da nessuna parte.
È questo che l’Ufficio Studi di FdI e la Fondazione Farefuturo cercano di fare, annunciando il report che dal settembre prossimo pubblicheranno sull’islamizzazione in Europa ed Italia. L’obiettivo del Rapporto sulla presenza dell’Islam in Europa è far emergere l’islamizzazione in maniera scientifica attraverso degli indicatori ufficiali dell’Istat e di altre agenzie demoscopiche su demografia, natalità, composizione famigliare, investimenti economici a fini di conquista e dominazione, investimenti nelle squadre sportive, in particolare il calcio. E poi è importante osservare gli indicatori che riguardano i combattenti europei nelle guerre islamiche e il loro ritorno in Europa, indicatori sul terrorismo e la sicurezza in Europa.
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Un lavoro impegnativo e unico, considerando che attualmente pare che nessuno in Italia si preoccupi, non solo di questo fenomeno in corso, ma nemmeno semplicemente di monitorarlo. Il Rapporto annuale sarà garantito da un Comitato scientifico presieduto da Francesco Alberoni, sociologo e docente universitario. Sarà poi composto anche da Nuccio Bovalino sociologo; Giuseppe Cecere antropologo; Mario Ciampi, segretario generale della fondazione Farefuturo; Renato Cristin docente di ermeneutica filosofica; Giovanbattista Fazzolari, senatore di FdI e responsabile nazionale del programma; Alessandro Meluzzi, psichiatra, criminologo e scrittore; Chiara Moroni, sociologa; la senatrice Fdi, Isabella Rauti; Giampaolo Rossi componente Cda Rai; Souad Sbai, ex parlamentare e presidente dell’Associazione Donne Marocchine in Italia; Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, ambasciatore ed ex ministro degli Esteri; Adolfo Urso in quanto presidente della Fondazione Farefuturo.
Ma intanto qualche dato lo hanno fornito, in un rapporto presentato oggi. Sono dati presi da fonti aperte, pubblici quindi, verificabili da chiunque, come ad esempio quelli dello studio del 2017 del Pew Research Center americano, ThinkTank in dipendente e apolitico. Dati che erano stati già pubblicati frettolosamente anche in Italia, senza però la necessaria analisi. Basandoci sull’analisi che va dagli anni 2010 al 2016, vediamo infatti che c’è stato un incremento di un terzo della popolazione islamica in Europa e di circa il 40% in Italia, con punte del 50% in Germania. Le percentuali diventano clamorose sui richiedenti asilo: il 78% sono islamici. Il Rapporto traccia anche tre scenari da qui al 2050: a immigrazione zero la presenza islamica in Italia sarà aumentata del 39%; con un’immigrazione regolare sarà del 125% in più; con un’immigrazione di massa (esattamente come quella avuta in questi ultimi anni) sarà del 193% in più con picchi in Germania del 253%.
Emerge Un quadro già adesso emergenziale sulla penetrazione demografica, culturale ed economica dei musulmani nel Vecchio continente, veicolata in primis da flussi migratori incontrollati. Altro aspetto da non sottovalutare è la penetrazione economica di gruppi economici musulmani in Europa, attraverso ad esempio l’acquisizione o la sponsorizzazione di società di calcio come il Real Madrid, il Paris Saint Germain o la Roma, o operazioni più ‘classiche’ come partecipazioni azionarie di fondi sovrani dei paesi arabi. L’Europa sta cambiando con una islamizzazione che non passa soltanto attraverso gli atti estremi che pure ci son stati con gli attentati, ma passa soprattutto attraverso gli investimenti economici e, attraverso il “soft power”: uno strumento apparentemente meno insidioso e violento, atto ad infiltrare poco alla volta le nostre società, una avanzata culturale che prepara il campo a ciò che verrà successivamente.
Quindi dati pubblici, ma che analizzati approfonditamente indicano chiaramente come l’islamizzazione non solo esista, ma sia in corso in questo momento in Europa.
Il fenomeno quindi è reale, l’islamizzazione esiste come principio dell’Islam e i credenti seguaci del Profeta stanno operando affinché l’Europa sia islamizzata. Non è uno slogan da campagna elettorale, una presa di posizione xenofoba o una invenzione dei populisti: è un dato empirico. D’altra parte Gheddafi decenni fa e recentemente Erdogan hanno esortato i musulmani a fare figli per conquistare di nuovo l’Europa, senza la spada però questa volta.
Si deve intervenire, per dotare i nostri sistemi, da quelli nazionali a quello europeo, degli anticorpi necessari perché di qui a pochi decenni la sharia non divenga la prima fonte del diritto.