Israele-Iran: il mondo brucia. Trump apre alla mediazione di Putin, inizia il G7

Trump: “Putin è pronto”. L’Ue: “La Russia non ha alcuna credibilità”. I bombardamenti continuano

Impazza lo scontro tra Israele e Iran, al quarto giorno di guerra si contano 24 morti israeliani e 224 iraniani. Il lancio di missili continua e non accenna a fermarsi per distruggere le basi militari iraniane, gli attacchi israeliani continuano e la supremazia aerea è ormai acquisita come dichiarato dall’Idf. L’obiettivo dell’operazione Am kelavi (Leone che si erge) è di eliminare il programma missilistico e nucleare dell’Iran, forse anche (ipotesi al momento remota) un cambio di regime. La dittatura di Khamenei, al potere da trent’anni, è già indebolita dopo gli attacchi israeliani, il capo dei “guardiani della rivoluzione” è in un bunker nascosto e cerca rifugio in Russia. Israele sta colpendo con successo i vertici militari dei pasdaran, addirittura Netanyahu ha avuto sotto tiro la Guida suprema Ali Khamenei, ma Trump, non coinvolto militarmente nel conflitto ma diplomaticamente dalla parte di Israele, ne ha impedito l’eliminazione secondo fonti Reuters che Netanyahu ha smentito. 

Netanyahu chiede l’aiuto di Trump

Finora Israele è riuscito a ritardare il programma nucleare ma per disintegrarlo serve l’aiuto sul campo degli Usa (informati dell’attacco all’Iran ma non coinvolti) attraverso le bombe bunker buster, in grado di distruggere gli impianti nucleari per l’arricchimento dell’uranio presenti nel sottosuolo iraniano. Per ora il presidente americano prende tempo, sul suo social Truth invoca un accordo tra Iran e Israele, in un’intervista alla Abc invece non esclude di intervenire in guerra dalla parte dello Stato ebraico. Netanyahu spinge per l’intervento statunitense, Trump resiste e rilancia la mediazione di Putin nel conflitto: “Lui è pronto. Mi ha chiamato. Ne abbiamo parlato a lungo” afferma alla Abc News. Proprio chi ha scatenato un conflitto in Europa dopo decenni potrebbe fare da mediatore nella guerra in Medio Oriente. 

Il ruolo della Russia 

La Russia si è già detta disponibile a questo ruolo, ben consapevole che potrebbe ribaltare anche le sorti del conflitto ucraino se riuscisse a dare un contributo fondamentale alla pace in Medio Oriente. Putin che ha intensificato i rapporti con l’Iran proprio durante la guerra in Ucraina per non trovarsi isolato (entrambi i Paesi sono sottoposti a sanzioni internazionali), con una partnership civile e militare: si parla di diversi  miliardi di investimenti della Russia in Iran per l’acquisto dei droni iraniani, per gas, trasporti e infrastrutture. Mosca sostiene l’Iran ma vuole evitare che diventi una potenza nucleare militare. Inoltre, Putin ha buoni rapporti anche con Israele, dato che il governo israeliano non condannò l’annessione russa della Crimea nel 2014 e gli interessi comuni in Siria. L’apertura di Trump a Putin è un macigno sull’Europa che ha sempre condannato l’aggressione russa in Ucraina, stabilendo sanzioni massicce contro il comportamento di Putin che si è sempre opposto alla pace e ora potrebbe dovere confrontarsi con un Putin che fa da paciere e potrebbe riacquistare il favore internazionale. “La Russia non ha alcuna credibilità. I precedenti della Russia dimostrano che l’unica cosa a cui la Russia è interessata è la guerra. La Russia ha violato ripetutamente il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite. È stato inoltre ricordato il recente accordo di partenariato Russia-Iran, che segnala un rafforzamento della cooperazione in molteplici ambiti, tra cui la politica estera e la difesa. Alla luce di ciò, la Russia non può essere un mediatore obiettivo”. Lo ha detto il portavoce della Commissione Ue Anouar El Anouni nell’incontro quotidiano con la stampa. 

Il G7 e la posizione dell’Italia

Per questo Giorgia Meloni sta cercando di costruire una linea comune europea sulla crisi medio-orientale attraverso bilaterali con il cancelliere tedesco Merz e il primo ministro britannico Starmer, avvenuti prima del G7 che si svolgerà in Canada. L’obiettivo è di avere un fronte europeo compatto che possa dialogare con Donald Trump e Netanyahu, i veri protagonisti della situazione geopolitica. Si naviga a vista, non è prevista una dichiarazione congiunta dei Sette al termine dei lavori che si concentreranno sul conflitto tra due opposte visioni del mondo. 

L’Italia punta a favorire la mediazione, la de-escalation e la riapertura al dialogo, senza dimenticare l’urgenza di garantire l’accesso all’assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza. Un fronte di guerra, come quello ucraino, che rischia di passare in secondo piano, vista la necessità di fronteggiare un conflitto che si prospetta lungo e sanguinoso, con i missili che continuano a mietere vittime in Iran e in Israele. Escalation bellica che potrebbe portare alla chiusura dello stretto di Hormuz da cui passano ogni mese tremila navi al mese e 15 milioni di barili di petrolio al giorno, con un inevitabile ricaduta sul prezzo del greggio e di conseguenza sui consumi italiani. 

Anche i Paesi arabi (probabilmente non così scontenti di vedere un Iran indebolito e senza potenziale nucleare) invocano la de-escalation, tutto il mondo, compresa la Cina, chiede la pace ma nessuno sembra in grado di garantirla e soprattutto nessuno sembra voler entrare in un conflitto che entrambe le parti definiscono “esistenziale” per la propria sopravvivenza.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Alessandro Guidolin
Alessandro Guidolin
Classe 1997, piemontese trapiantato a Roma. Laureato in giurisprudenza, appassionato di politica e comunicazione. “Crederci sempre arrendersi mai”

1 commento

  1. Meno male che Israele c’è.
    Meno male che Netanyahu c’è.
    Il problema non è “solo” l’esistenza di Israele. Una nazione islamica con la bomba atomica è una minaccia immediata e reale per l’Occidente. Con un po’ di vergogna, facciamo fare a Israele il “lavoro sporco”. Qualcuno lo deve fare, meno male.
    Purtroppo il Sig Trump ogni giorno manifesta la sua totale inadeguatezza a guidare il più grande Paese dell’Occidente. Putin mediatore? Farneticazioni, sembra proprio non saper che pesci pigliare.
    Lo si aveva visto da sempre: non basta combattere l’ideologia woke o fare affari con la finanza per essere uno Statista.
    Di fronte al Sig Trump perfino l’imbelle Europa fa bella figura: Putin non può essere mediatore, non è obiettivo. E speriamo sia morta lì.
    Italia, Germania, Gran Bretagna e Francia possono costituire un deterrente a difesa delle pace.
    Cito ancora Giorgia: la pace è frutto della deterrenza.
    Non dei belati pacifisti, imbecilli o in malafede.

    Con affetto

    Alessandro

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.