Italia al centro del mondo: Africa ed Europa puntano sul Piano Mattei, fiducia nel governo Meloni

Ciò che meglio emerge dalla giornata di ieri, conclusione dell’attesa conferenza Italia-Africa presso Palazzo Madama, è che, prescindendo dalle polemiche di una sinistra sempre pronta a criticare le scelte del governo, tutti i presenti hanno espresso la propria gratitudine per l’impegno che l’Italia sta garantendo nel continente africano. Gratitudine soprattutto verso il nuovo metodo con cui l’Italia ha scelto di lavorare: il Piano Mattei infatti non è un contratto unilaterale preconfezionato dall’Italia, ma i suoi contenuti saranno scelti man mano dalle varie Nazioni coinvolte. Lo ha spiegato bene il presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Non si tratta – ha detto – di un Piano concepito come una scatola chiusa, da imporre e calare dall’alto, come, dobbiamo dire, è stato a volte fatto in passato, perché anche il metodo deve essere nuovo. Così – ha continuato – il Piano è pensato come una piattaforma programmatica aperta alla condivisione e alla collaborazione con le Nazioni africane, sia nella fase di definizione sia in quella di attuazione dei singoli progetti”.

Risposte positive, come detto, sono arrivati dai vari leader e vertici di Istituzioni africane ed europee presenti alla conferenza: il presidente dell’Unione Africana Azali Assoumani ha spiegato che “i legami che ci uniscono sono storici, grazie agli investimenti italiani in Africa che contribuiscono alla creazione di posti di lavoro e lo sviluppo di infrastrutture”; Assoumani confida nel Piano Mattei e nella presidenza italiana del G7: gli obiettivi da raggiungere sono “la riduzione delle diseguaglianze, la risoluzione dei conflitti, lo sviluppo dell’imprenditoria”, al fine di “stimolare gli investimenti e migliorare l’offerta di infrastrutture nei Paesi a basso reddito e reddito medio”. Anche il presidente della Commissione Africana Moussa Faki ha sottolineato l’ottimo lavoro del governo Meloni: “Con l’Africa, l’Italia condivide la preoccupazione di contenere i flussi migratori, la fuga di forza lavoro giovane” ha detto Faki, ribadendo che per bloccare le migrazioni di massa “c’è una via sola: trasformare in prosperità le aree economicamente depresse dell’Africa”.

La rivalutazione dell’Africa è dunque necessità: “Non è affatto un Continente povero – ha dichiarato Giorgia Meloni -, detiene il 30% delle risorse minerarie del mondo, detiene il 60% delle terre coltivabili. Il 60% della sua popolazione ha un’età inferiore ai 25 anni, è il continente più giovane del mondo, e questo lo rende anche una terra dalle enormi potenzialità di capitale umano”. Questo dunque il motivo che ha spinto il governo Meloni a investire in Africa: il continente è ricco di risorse che vanno sfruttate, in primis dai suoi abitanti che, a causa di politiche scellerate, sono costretti in massa a lasciare le proprie terre; in secondo luogo, l’Africa può veramente configurarsi come il mezzo per una rinascita europea, con l’Italia che, da ponte tra le due terre, può realmente ambire a diventare l’hub energetico del Vecchio Continente. Il Piano prevede per questo investimenti in cinque settori: istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua ed energia. Vari i progetti già definiti: in Marocco sarà realizzato un centro per la formazione professionale riguardo le rinnovabili; in Tunisia ci sarà una riqualificazione infrastrutturale delle scuole; in Algeria si investirà in agricoltura; nel Congo, saranno costruiti pozzi e mezzi di distribuzione dell’acqua. Sugli investimenti si è espressa la premier Meloni: “Il Piano Mattei – ha detto – può contare su una dotazione iniziale di oltre 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali circa 3 miliardi verranno destinati dal Fondo italiano per il clima e circa due miliardi e mezzo dalle risorse della cooperazione allo sviluppo. Certo non basta – ha ammesso – per questo vogliamo coinvolgere le Istituzioni finanziarie internazionali, le Banche Multilaterali di Sviluppo, l’Unione Europea e altri Stati donatori, che già hanno dichiarato la loro disponibilità a sostenere progetti comuni”. Per ora infatti sono già diverse le aziende italiane coinvolte, come Enel, Fincantieri ed Enel.

Il progetto è dunque assai ambizioso e ha come obiettivo il medio-lungo periodo. È certo però che la stima e la fiducia verso l’Italia che hanno riunito tutti i delegati presenti a Palazzo Madama, possono far parlare di una rinata centralità italiana nel mondo. L’Italia è ufficialmente di nuovo protagonista a livello internazionale.

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