Italia – Algeria: Il Piano Mattei e l’importanza della cooperazione paritaria tra Paesi

Non c’è dubbio che quanto avvenuto in Algeria nei giorni scorsi è un primo passo fondamentale per la politica estera italiana, il cui fulcro principale è quello della tutela dell’interesse nazionale, attraverso una cooperazione allo sviluppo che mantenga sempre i caratteri del rispetto nei confronti dell’ambiente, dei popoli e delle loro culture.

L’Algeria è uno Stato dell’Africa settentrionale, tra i più estesi di tutto il continente. È bagnato al nord dal Mar Mediterraneo, il che lo rende un territorio rilevante per le relazioni che intercorrono tra tutti i Paesi del Sud. Come spesso accade all’interno del contesto africano, anche la terra algerina è stata scossa da momenti di forte instabilità e incertezza, culminati, nel 2019, in massicce proteste da parte della popolazione contro l’ipotesi di una nuova candidatura dell’allora Presidente Abdelaziz Bouteflika, in carica dal lontano 1999. Successivamente, il Paese ha cominciato la sua lenta ripresa, nonostante le criticità derivanti dalla pandemia e dalla più recente crisi energetica. In questa fase è fondamentale, quindi, fare leva su partner internazionali di una certa importanza, come nel caso di Cina e Russia che, in generale, hanno aumentato notevolmente la loro presenza in Africa. Ma, per questioni geografiche e storiche, non si può sottovalutare la necessità fondamentale di un rapporto forte e solido con gli Stati dell’Europa. Specialmente tra quelli più vicini.

Ed ecco che la visita in Algeria del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, svoltasi lo scorso 22 e 23 gennaio assume una rilevanza fondamentale per la costruzione di un rapporto solido e continuativo tra i due Paesi che, già nel 2003, avevano stipulato il Trattato di Amicizia, Cooperazione e Buon Vicinato.

Due Paesi che sono portatori di interessi di aree diverse, ma che, in qualche modo, individuano un obiettivo comune, ovvero quello di una collaborazione in ambito economico ed energetico, decisiva ora come non mai.

Una collaborazione necessaria affinché si possano contrastare problemi che non si possono affrontare né tantomeno risolvere in maniera unilaterale, ma che hanno bisogno di una azione comune.

Durante l’incontro avvenuto tra la Premier Meloni e il Presidente Abdelmadjid Tebboune, Roma e Algeri si sono viste allineate sulla necessità di stringere la rete del rapporto fra le imprese, sulla cooperazione industriale, aerospaziale, digitale, navale e ovviamente sul dossier energia

Uno dei temi più caldi emerso successivamente a questo incontro, e che continua a infervorare le testate giornalistiche, è quello relativo alla volontà italiana di mettere in campo un Piano Mattei per l’Africa.

Occorre però, prima di tutto, spiegare cosa si intende realmente con questo termine, e quali sono le radici alla base di questa idea.

Il richiamo, come è ben intuibile, è all’azione che Enrico Mattei, fondatore di Eni, mise in campo nel secondo dopoguerra. Come riportato sullo stesso sito della compagnia: “Mattei riuscì a costruire intorno alla sua figura un’aura mitica. Fu abile nel costituire una rete di collaboratori capaci di muoversi sulla scena internazionale e questo divenne uno dei punti di forza che la società, oltre gli interessi specifici, seppe offrire all’azione diplomatica dell’Italia. Fu tra i primi a coltivare lo spirito di frontiera e il rispetto delle culture diverse. Mattei aveva chiaro che non era possibile fare strategia internazionale senza conoscere bene i singoli territori su cui si andava ad esplorare. La diversità Eni fu per anni una sorta di eccezione, un’impresa che compiva scelte diverse da quelle della maggioranza dei suoi concorrenti, tanto da sfidare il buon senso comune. Mattei è stato il simbolo di un modo di pensare l’Italia, abbastanza visionario da riuscire a trasformare una nazione sconfitta e contadina in un Paese avanzato con una forte industria energetica. Un modo di pensare e di agire ostacolato da numerosi oppositori alla nazionalizzazione dell’industria energetica, interni ed esterni.”

Ad oggi, dunque, anche sulla scia del lavoro portato avanti a quel tempo e dell’idea rivoluzionaria che vi fu alla base, il Governo Meloni intende realizzare “un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane.”

Fratelli d’Italia si impegna, pertanto, a dare un’attuazione concreta e coerente al programma elaborato e presentato in occasione delle scorse elezioni politiche. Il che, ad oggi, non è del tutto scontato.

Ciò premesso, risultano quantomeno fuori luogo le accuse mosse da una parte della stampa, che parla addirittura di un “colonialismo fuori tempo massimo che non può funzionare”, quando, a ben vedere, le parole chiave della formula Mattei per l’Africa sono ben altre, trattandosi di un modello che, tra l’altro, intende instaurare una cooperazione paritaria, che possa portare vantaggi ad entrambi i partner, che aiutandosi vicendevolmente possono avere l’occasione di trasformare le crisi in opportunità di rilancio.

Non c’è dubbio che quanto avvenuto in Algeria nei giorni scorsi è un primo passo fondamentale per la politica estera italiana, il cui fulcro principale è quello della tutela dell’interesse nazionale, attraverso una cooperazione allo sviluppo che mantenga sempre i caratteri del rispetto nei confronti dell’ambiente, dei popoli e delle loro culture.

È un evento che conferma, ancora una volta, l’importanza delle relazioni internazionali, le quali sono al centro delle attenzioni di questo governo, affinché possano essere migliorate e implementate nell’ottica del bene del nostro Paese, per recuperare anche il ruolo strategico nel Mediterraneo che da tempo non ci appartiene e affinché l’Italia sia sempre più pronta e capace di affrontare le sfide del nostro tempo.

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