Italia, da sorvegliata speciale a promessa dell’eurozona: la svolta nel giudizio Moody’s e il confronto tra i Paesi in fascia Baa

Nel silenzio dei salotti buoni della finanza internazionale, laddove le parole assumono il peso delle armi diplomatiche, Moody’s ha tracciato una linea sottile ma netta: l’Italia non è più un paziente grave, ma un malato con prognosi favorevole. Il 23 maggio 2025, l’agenzia ha infatti confermato il rating sovrano dell’Italia a “Baa3”, ma ha alzato l’outlook da “stabile” a “positivo”. Si tratta di un piccolo scarto tecnico che, tuttavia, contiene un significato profondo: la possibilità reale di un futuro miglioramento del giudizio sul nostro debito sovrano.

Per comprendere appieno il valore di questo segnale, occorre partire da una premessa essenziale: i giudizi delle agenzie di rating non sono una profezia, ma un atto di lettura della realtà economico-finanziaria. Quando Moody’s alza l’outlook, non lo fa per generosità, ma perché ravvisa, nei conti pubblici e nelle dinamiche macroeconomiche di un Paese, una traiettoria virtuosa, o almeno un miglioramento tendenziale.

Il significato del rating “Baa3” e del passaggio a “Baa2”
La scala dei rating di Moody’s si articola in una serie di gradini che definiscono la solvibilità di uno Stato. Il livello “Baa3” è l’ultimo scalino della fascia definita “investment grade”, ossia quella riservata agli emittenti considerati affidabili, seppure con qualche ombra. Un solo passo più in basso, e si entra nell’area grigia del “non investment grade” o junk bond, dove il costo del debito sale e la fiducia degli investitori viene meno.

L’upgrade a “Baa2”, oggi reso più probabile dal nuovo outlook positivo, sarebbe un passo avanti significativo. Non si tratterebbe solo di una promozione simbolica, ma di una concreta riduzione del premio al rischio richiesto dai mercati finanziari, con effetti tangibili sul rendimento dei titoli di Stato, sullo spread e, in ultima analisi, sul bilancio pubblico.

Le ragioni del miglioramento: conti in ordine, banche solide e governo stabile
A motivare questo giudizio più favorevole, Moody’s elenca tre fattori chiave:

Miglioramento delle finanze pubbliche: l’Italia, pur in un contesto di crescita moderata, ha mostrato una capacità di controllo della spesa superiore alle attese, con un deficit in riduzione e un avanzo primario in via di consolidamento.

Stabilità politica: l’attuale governo ha mostrato continuità nell’azione, evitando scosse istituzionali e fornendo ai mercati un punto di riferimento certo.

Solidità del sistema bancario: le banche italiane, dopo anni di ristrutturazione, presentano oggi livelli di patrimonializzazione soddisfacenti e un’esposizione al rischio molto più contenuta rispetto al passato.

Secondo Moody’s, il rapporto debito/PIL italiano, che nel 2024 si attestava al 135,3%, potrebbe crescere al 138,4% entro il 2026, ma dal 2028 dovrebbe iniziare una fase di discesa, trainata da avanzi primari stabili e da un quadro macroeconomico meno incerto.

Uno sguardo al confronto: chi ci fa compagnia nei rating “Baa”?
Ma non è solo l’Italia a navigare in queste acque. In questo stesso quadrante di rating, troviamo Paesi diversi per struttura economica, ma accomunati da giudizi analoghi. Vediamoli nel dettaglio:

Paesi in fascia Baa3
Paese PIL (mld $) Debito pubblico (mld $) Rapporto Debito/PIL
Italia 2.200 2.970 135,3%
Grecia 270 460 170,4%
India 3.900 3.237 83,0%

Grecia, in particolare, rappresenta il caso di un Paese ancora segnato dal post-default, il cui alto debito pubblico (circa il 170% del PIL) è oggi bilanciato da un avanzo primario e da un’economia in moderata ripresa, grazie anche alla spinta del turismo e dei fondi europei.

India, invece, mostra un profilo diverso: debito in crescita, ma sostenuto da una fortissima espansione economica, una base demografica giovane e un settore tecnologico in rapida evoluzione. La dimensione del debito è importante, ma ancora gestibile rispetto alla capacità produttiva del Paese.

Paesi in fascia Baa2
Paese PIL (mld $) Debito pubblico (mld $) Rapporto Debito/PIL
Messico 1.500 900 60,0%
Indonesia 1.400 560 40,0%

In Messico, il basso livello del debito pubblico, unito a una politica fiscale relativamente prudente, ha permesso al Paese di ottenere una valutazione più favorevole, nonostante le tensioni geopolitiche e il rischio di dipendenza economica dagli Stati Uniti.

Indonesia, infine, rappresenta un caso emblematico di equilibrio dinamico: basso debito pubblico, crescita robusta e riforme in corso. Un Paese che, pur con qualche rischio sul fronte politico e sociale, mantiene una traiettoria di lungo periodo positiva.

La propensione al risparmio: una variabile culturale ed economica
Un aspetto spesso trascurato, ma decisivo, è la propensione al risparmio delle famiglie. L’Italia, pur tra mille difficoltà, continua a mostrare una delle percentuali di risparmio più alte tra i Paesi OCSE, con una media intorno all’8,5% del reddito disponibile. In confronto, il dato greco è molto più basso, mentre in India e Indonesia il risparmio privato compensa la fragilità delle strutture pubbliche.

Questa tendenza tutta italiana al risparmio, unita a un elevato stock di ricchezza privata, rappresenta una sorta di “assicurazione implicita” per il sistema economico, che può così contare su un cuscinetto di tenuta nei momenti di difficoltà.

Considerazioni finali: un equilibrio fragile ma promettente
Il miglioramento dell’outlook da parte di Moody’s non deve essere letto come un via libera a politiche espansive senza freni. Al contrario, rappresenta un riconoscimento condizionato: se l’Italia continuerà a dimostrare prudenza nei conti, stabilità politica e capacità di attrarre investimenti, allora potrà davvero guadagnare il passaggio a “Baa2”.

La sfida, oggi, è quella di trasformare questo potenziale in realtà. Il debito rimane elevato, il contesto internazionale instabile, e il sentiero di crescita ancora troppo debole per garantire una discesa strutturale del rapporto debito/PIL.

Ma qualcosa è cambiato. La percezione dell’Italia nei mercati è mutata: non più il grande malato d’Europa, ma un Paese in cura intensiva che ha iniziato una riabilitazione lenta ma costante.

E in fin dei conti, come sapeva bene Giacinto Auriti, la fiducia è il primo motore dell’economia. Moody’s, con questo aggiornamento, ha dato un segnale: la fiducia può tornare. A noi, ora, il compito di non tradirla.

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Massimiliano Scorrano
Massimiliano Scorrano
Nato a Pescara, consegue la Laurea Specialistica nella locale Facoltà di Scienze Manageriali con le tesi di taglio giuridico e di economia, sulle tematiche legate alla sicurezza sui luoghi di lavoro, per la triennale, e sui distretti industriali italiani posti in relazione al capitale sociale ed umano per la specialistica. Scopre la tesi del Valore indotto e della Proprietà popolare della moneta del prof. Giacinto Auriti. Articolista per il sito della Scuola Auritiana, cultore delle politiche monetarie, ha collaborato alla pubblicazione di due libri scrivendo due brevi saggi, l'uno affrontando le tematiche riguardanti le trasformazioni delle Banche Popolare in Italia nel libro "L'Italia del futuro", l'altro affrontando le tematiche relative agli infortuni sui luoghi di lavoro nel libro "Le priorità del cuore".

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