Il congresso sulle relazioni tra Italia, Europa e Cina, avvenuto ieri ed organizzato su iniziativa del Senatore Giulio Terzi di Sant’Agata (FDI), ha portato alla luce nuovi emisferi di squilibrio sotto molti punti di vista.
Durante la prima parte del convegno, il Senatore di Fratelli d’Italia ha portato all’attenzione del pubblico innumerevoli problematiche, inerenti i possibili attacchi ibridi e Cyber, che l’Italia e l’Occidente in generale, potrebbero subire da paesi come la Cina, la cui prerogativa autoritaria è piuttosto pericolosa.
Come specificato da Terzi, la Cina fa affidamento sulle diaspore verso l’estero – in questo caso si è parlato dell’Europa – , ma anche sugli Istituti Confucio , presenti sul territorio italiano, i quali propongono una riscrittura evidentemente improntata all’oscuramento e la cancellazione degli eventi, per quanto riguarda la Cina e l’intero continente asiatico: sono stati citati i casi dell’Impero, della questione tibetana ed anche della famosa rivolta in Piazza Tienanmen, nota alle democrazie liberali, ma sconosciuta ai cittadini cinesi.
Durante l’introduzione, si è sottolineato come la soluzione cinese, prevede l’acquisizione di porti, infrastrutture commerciali e lo sfruttamento di entrambe per interessi economici e militari.
Terzi ha citato anche il pensiero di Josep Borrell, Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, secondo cui, lo squilibrio commerciale con il gigante asiatico sarebbe praticamente abissale.
La conferenza è stata divisa in due Panel per trattare argomenti differenti, che ovviamente coinvolgono i rapporti occidentali con la Cina: in primis, l’influenza cinese nel mondo accademico e culturale italiano. In secondo luogo, invece, il dialogo ha interessato gli investimenti cinesi nelle infrastrutture italiane ed europee.
Durante la prima parte del convegno, sono intervenute le seguenti personalità: Giulia Pompili, giornalista de “Il Foglio, André Gattolin già Senatore e Vice Presidente della commissione affari esteri del Senato francese; Membro onorario del GCRL, Andrea Merlo, membro del consiglio scientifico del GCRL e Vice Direttore di “The Global News”. Antonio Stango, Presidente della Federazione Italiana Diritti Umani, Luke de Pulford , Direttore esecutivo Inter Parliamentary alliance on China.
Molti sono stati gli argomenti oggeto della conversazione, come i già citati Istituti Confucio e le diffuse collaborazioni di Istituti appratenenti agli stati occidentali che hanno firmato collaborazioni con istituti cinesi diretti dall’Esercito Popolare di liberazione, ma anche di come alcuni stati come il Canada, abbiano stilato liste di alcune entità con cui evitare la collaborazione, soprattutto in ambito scientifico (ricerche spaziali ed Intelligenze artificiali sono alcuni esempi) e di come l’Ue abbia poi fatto lo stesso.
Alcune argomentazioni, invece hanno toccato la figura di Xi Jin Ping e di come effettivamente questa goda di una pessima fama e dunque sia necessario, per il dittatore cinese, trovare accordi anche con gli stati europei: una delle soluzioni con cui arginare le intrusioni, di cui si è parlato, sarebbe il rafforzamento del controllo sugli accordi che vengono fatti tra gli stati.
Il modo che ha la Cina di interferire con gli affari interni, è da sempre rinomato, evidentemente per questioni di spionaggio e di acquisizione dei dati sensibili che potrebbero effettivamente ledere agli stati presi di mira, se utilizzati o diffusi a loro insaputa.
L adegradazione dei rapporti, secondo quanto emerso dalla conversazione, riguarda proprio la chiusura della Cina in ambito personale e la voglia di investigare illegalmente sugli altri stati.
Secondo quanto riportato dalla discussione, c’è chi pensa che la preoccupazione nei confronti di uno stato totalitario come la Cina, sia effettivamente frutto di una paranoia da “Guerra Fredda”, mentre in realtà si sono rivelate effettivamente fondate: per questo c’è bisogno – come ribadito durante il congresso- di informare il mondo accademico delle possibili minacce.
Infine, a proposito di spionaggio industriale, si è parlato della disinformazione e della Propaganda di cui la Repubblica Popolare Cinese si sta servendo tutt’ora , che se da un lato nasconde le oppressioni nel proprio territorio, dall’altro cerca di deviare la verità in merito alle proprie azioni a livello mediatico: di conseguenza, il dibattito ha toccato anche l’importanza di un’informazione corretta e reale su ciò che accade realmente, visto e considerato che lo scopo dello stato comunista cinese sia proprio quello di intimidire e minacciare tutti coloro che parlano liberamente della verità.
Nella seconda parte del dibattito, sono intervenuti i seguenti ospiti: Gianni Vernetti, Editorialista de “La Repubblica”, già senatore e sottosegretario agli affari esteri, Marco Casale, Direttore responsabile di Port News, Simona Benedettini, consulente indipendente delle politiche energetiche. Francesco Galietti, Scenarista e docente di analisi di rischio politico, Luiss Guido Carli; Fondatore di Policy Sonar, Beniamino Irdi, Senior Fellow presso Atlantic Council, mentre Ottavia Munari ha moderato la conversazione.
Durante il secondo Pane,l è emersa la competitività della Cina con gli stati occidentali: in particolare con tutti i territori amministrati dalle democrazie liberali.
La “Via della seta” marittima, infatti, non sarebbe un normale progetto di sviluppo e cooperazione, ma un progetto di esportazione che nasconderebbe varie finalità: alcune aziende pubbliche cinesi, e quindi controllate dallo stato, si occupano del commercio; Inoltre sembra che la Repubblica delle Maldive, a causa della forte ingerenza cinese anche nei processi democratici, si stia indebitando a tal punto di cedere i propri asset portuali. Gwadar, in Pakistan, diventerà a breve una base militare, secondo quanto attestato dallo stesso Vernetti, che ha parlato proprio delle ingerenze cinesi nelle politiche nazionali degli altri paesi.
Sembrerebbe, inoltre che l’attuale scenario geo-politico, abbia portato l’Occidente a modificare le proprie relazioni con il governo di Pechino; Tuttavia l’influenza della Cina nel mercato europeo è piuttosto ampia: le nuove aperture della catena supermarket cinese è un lampante segno dell’espansione economica del governo cinese.
Inoltre, sembra che lo stesso Costco abbia acquistato il 24,99% del porto della zona portuale di Amburgo, un indizio che fa presagire un’espansione costante, ma anche un controllo esterno piuttosto preoccupante. Dove i controlli vengono meno, la Cina prolifica liberamente, ma anche in Italia sembra che il “Divide et Impera” del governo celeste sia piuttosto presente: il tema degli asset a rete è piuttosto diffuso, sebbene il governo italiano abbia scelto una riforma portuale che consentirebbe un controllo capillare dei siti portuali.
In Europa la Cina sarebbe presente in 20 progetti di acquisizione portuale dal 2004 ad oggi, mentre a livello globale su alre 100 infrastrutture: proprio quest’ultime garantirebbero una comunicazione dettagliata sulla merce su altre informazioni importanti a livello portuale.
La policy cinese è inoltre propensa a sfruttare lo sviluppo tecnologico nell’ambito della ricerca militare, su cui effettivamente sembra investire moltissimo, ma oltre a questo anche l’accumulazione dei dati di trasferimento mediante segnali e dispositivi contenuti negli oggetti di trasporto , negli anni potrebbero iniziare ad acquisire un valore strategico non indifferente se collegate ad un processing con le IA: è piuttosto plausibile che il governo cinese voglia impartire una direzione strategica alla propria industria ed alla propria difesa tramite le macro-informazioni acquisite nel tempo.
Dall’inondazione di hardware cinesi con sensori che ormai servono a molti, il grande sospetto è che da queste tecnologie arrivi un flusso di dati tale da che attraverso una trasmissione, questi si trasformino in un vantaggio strategico di lungo periodo.
Tuttavia, la Cina risulta essere tuut’altro che perfetta nella raccolta dei dati – come ha fatto sapere anche il Senatore Terzi di Sant’Agata – : in primis, c’è un’oligarchia che governa molti e questo probabilmente potrebbe prima o poi diventare un fattore piuttosto rischioso per il governo cinese, per quanto riguarda l’ambito tecnologico i microchip che vengono utilizzati Occidente misurano 2 millimetri, mentre quelli cinesi ne misurano ben 6, per fare un esempio della differenza in ambito di sviluppo nella ricerca scientifica. L’On di Sant’Agata, infine, ha spiegato che non c’è motivo di alzare bandiera bianca in merito alla lotta contro l’acquisizione dei dati, poiché le sicurezze tecnologiche si rafforzeranno ed occorre avere fiducia in merito alla questione,
Insomma, sembra che il “Colosso cinese” sia effettivamente dedito ad utilizzare Soft ed Hard Power in base alle situazioni ed alle proprie esigenze: il compito dell’Italia e dell’Europa, è quello di rimanere vigili e di lavorare congiuntamente, senza sootovalutare i pericoli: per evitare che lo spionaggio possa eventualmente creare dei grandi danni a livello sistemico.