“Bisogna aver paura della modernità?”
“Ho paura della modernità quando ti viene data senza libretto delle istruzioni”. Così ha risposto Pierluigi Paragone alla domanda del viceministro Galeazzo Bignami. L’occasione è quella della presentazione del nuovo libro di Paragone, “Moderno sarà lei”, che, in un’analisi tra passato e futuro, è un inno alla cultura e alle tradizioni italiane, in difesa della nostra identità contro le spinte rovinose di una sfrenata globalizzazione e contro i pericoli di un “capitalismo della sorveglianza”.
La nuova pubblicazione parla della nostra Nazione, “tra Italia dei nostri nonni e Italia dei nostri figli”, ripercorrendo tutti i ricordi verso un passato che ora sembra lontano. Con nostalgia, Paragone ha ricordato reminiscenze d’infanzia comuni a tutti, dal semplice giocare a carte dei nonni al giocare a pallone per strada, per tante generazioni momento importantissimo per una crescita sociale e la nascita e la coltivazione dei propri sogni. Il cibo italiano, nato dal recupero, dal “non si butta via niente”, ora candidato a patrimonio dell’Unesco; la musica lirica, le bande, le feste di Paese: tutte unicità che hanno fatto e continuano a fare grande l’Italia agli occhi del mondo interno, ma che ora sembrano invece creare imbarazzo. Unicità note, ma spesso anche sconosciute agli stessi italiani: dal Toro di Wall Street di Arturo Di Modica alla Coppa del Mondo di Silvio Gazzaniga, passando per lo Spaghetti Western di Leone e Morricone. Un libro, insomma, all’insegna del patriottismo, quello dei campanili e delle tradizioni di cui non bisognerà mai vergognarsi e che bisognerà custodire anche nel futuro, contro tutte le derive del mondo moderno: “Nessuna intelligenza artificiale – conclude Paragone – riuscirà mai a eguagliare Giuseppe Verdi”.