Italiani bocciati in educazione finanziaria? Ahimè sì anche se…

All’improvviso squilla il telefono, un numero di cellulare, e appena rispondi parte un messaggio: “Ciao! Vuoi investire anche tu 250 euro per l’acquisto di un pacchetto di azioni Fininvest promosso dalla famiglia Berlusconi e garantito dallo Stato italiano?”

Ti è capitato? Molto probabilmente sì, e nel 90% dei casi avrai riagganciato sbuffando per l’ennesima telefonata di scam. Si tratta di una truffa: i malintenzionati, tramite lo spoofing (una tecnica che camuffa il numero di telefono per sembrare affidabile), inviano centinaia di chiamate preregistrate a numeri acquisiti legalmente da liste di big data o tramite tecniche di ingegneria sociale, come falsi sondaggi che inducono le vittime a condividere i propri dati o tramite ricerche mirate sui social media. Contano che una quota di destinatari, attratti dalla promessa di guadagni facili e privi di nozioni finanziarie, cada nel tranello.

Al di là del fastidio per le innumerevoli chiamate di questo tipo che possono arrivare in una giornata, ciò che allarma è il numero di vittime. Nel 2024, le truffe finanziarie in Italia hanno causato danni stimati per 7,4 miliardi di euro, secondo Milano Finanza. Di fronte a questi numeri, viene da chiedersi: gli italiani sono mediamente ingenui o c’è qualcosa di più profondo e rischioso?

L’ingenuità gioca un ruolo, ma è alimentata da una scarsa alfabetizzazione finanziaria, che in alcuni casi sfocia in una vera e propria mancanza di nozioni di base, anche tra professionisti e persone di cultura. Il problema di fondo è che la scuola, salvo percorsi specifici, ignora questa disciplina, sia nei concetti fondamentali sia nelle loro applicazioni pratiche. Da qui deriva la difficoltà nel comprendere, ad esempio, cosa sia un tasso d’interesse, un cambio valutario o la natura di un investimento proposto dal proprio gestore bancario.

Molti faticano a distinguere tra un’azione, che rappresenta una quota di partecipazione al capitale di rischio di una società, e un’obbligazione, che è invece una quota di un finanziamento richiesto da una società o da uno Stato sul mercato. Conoscere questa differenza, ad esempio, avrebbe fatto scattare un campanello d’allarme ascoltando il messaggio iniziale: come potrebbe lo Stato italiano garantire un investimento in azioni di una società privata come MFE-MediaForEurope (ex Mediaset), spesso confusa con Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi? Il riferimento a “Fininvest” nel messaggio è un espediente per sfruttare un nome noto, ma è MFE la società quotata a Milano, e nessuno Stato può garantire investimenti azionari di questo tipo.

Non si tratta solo di azioni fasulle. Altre truffe comuni includono offerte di investimenti in criptovalute inesistenti o prestiti a tassi irrealistici, che sfruttano la fiducia delle vittime inesperte. A fotografare questa situazione arriva un’analisi condotta da Bravo, una fintech attiva nella gestione del debito, basata sui dati OCSE/INFE (International Survey of Adult Financial Literacy, dicembre 2023). Lo studio confronta i gruppi sociali italiani con quelli di altri Paesi, e il risultato è sconfortante. Solo il 16,6% degli italiani raggiunge il punteggio minimo di 70 su 100, considerato dall’OCSE sufficiente per una gestione finanziaria consapevole. Questo posiziona l’Italia al 36° posto su 39 Paesi. In testa c’è la Germania, con il 75,5% dei cittadini che raggiunge il minimo accettabile, grazie a programmi scolastici che includono l’educazione finanziaria fin dalle scuole medie. Fanno meglio dell’Italia anche Francia (38,7%), Spagna (39,2%), Estonia (48,4%) e Finlandia (45,8%), con percentuali di alfabetizzazione finanziaria doppie rispetto al nostro Paese.

Secondo Bravo, inoltre, gli italiani sono particolarmente vulnerabili: si stima che il 9,4% della popolazione sia stato vittima di truffe finanziarie almeno una volta, e solo un quinto di questi avrebbe avuto le competenze per difendersi. La scarsa alfabetizzazione finanziaria ha però una conseguenza singolare. Sebbene l’analisi evidenzi un rischio di sovraindebitamento, dovuto alla difficoltà di valutare l’impatto di debiti e interessi, gli italiani sono restii a contrarre finanziamenti. Secondo Eurostat (dati 2023), i debiti privati in Italia sono tra i più bassi d’Europa, pari al 57,2% del PIL, contro il 175,1% del Lussemburgo e il 184,9% dei Paesi Bassi, dove l’alfabetizzazione finanziaria è più alta. Tuttavia, il sovraindebitamento, quando avviene, può portare a conseguenze gravi, come pignoramenti, difficoltà di accesso al credito o stress psicologico.

Inoltre, il debito privato cumulato in Paesi come Lussemburgo, Paesi Bassi o la Svizzera (quest’ultima con la popolazione più indebitata al mondo, al 281% del PIL) rappresenta un rischio finanziario ben superiore al debito pubblico record italiano. Questo contribuisce al Total Debt Ratio (il rapporto tra debito totale e PIL), che vede la Svizzera come il Paese più esposto, mentre l’Italia è molto meno a rischio, anche considerando che la maggior parte dei debiti delle famiglie italiane sono mutui fondiari, garantiti da ipoteche.

Un’educazione finanziaria diffusa è quindi cruciale, non per trasformare tutti in trader di borsa, ma per comprendere, ad esempio, le condizioni di un acquisto rateale di uno smartphone o il funzionamento di un PAC (Piano di Accumulo di Capitale) sottoscritto in banca per gestire i risparmi. Fino ad oggi, la materia è stata sottovalutata e poco trattata a scuola; molti la considerano persino inutile. Eppure, è fondamentale per gestire i propri averi, evitare promesse di guadagni facili e comprendere che il rendimento è proporzionale al rischio: investimenti sicuri e molto remunerativi sono rari.

Per questo, il ministro Valditara ha iniziato a introdurre i rudimenti di finanza nei programmi di educazione civica, per ora come opzione facoltativa. In un post su X questo aprile ha dichiarato: “Con il ddl Competitività, l’Educazione finanziaria sarà studiata nell’ambito dell’#EducazioneCivica. Risparmio e investimento saranno centrali nella crescita dei #ragazzi. Il MIM redigerà le linee guida per l’insegnamento, d’intesa con Bankitalia, Consob e realtà rappresentative.” 

Banca d’Italia e Consob si sono già attivate, offrendo risorse come il portale “Quello che conta” di Banca d’Italia, con corsi online gratuiti, e guide interattive di Consob per riconoscere le truffe finanziarie e anche associazioni come Altroconsumo propongono strumenti utili per i consumatori. Quando la scuola integrerà questa materia a livello curricolare, si compirà un enorme passo avanti. Nel frattempo, chiunque può iniziare a informarsi: visitare i siti di Banca d’Italia o Consob, o seguire brevi corsi online, è un primo passo per proteggere i propri risparmi e prendere decisioni consapevoli.

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Matteo Gianola
Matteo Gianola
Fin da piccolo amavo scrivere e comunicare quello che pensavo e quello che sapevo (potrei dire anche quello che credevo di sapere) perché solo dal confronto può innescarsi una crescita personale e, anche, collettiva. Dopo la laurea in economia e l’inizio del lavoro in banca ho tentato di seguire quello che amavo, iniziano a scrivere per testate come the Fielder, Quelsi, e l’Informale fino a giungere a In Terris e, oggi, pure qui. Mi occupo principalmente di economia, politica e innovazione digitale, talvolta sconfinando anche nella mia passione, la musica.

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