Come cantavano i Buggles, video killed the radio star — ma oggi potremmo dire che l’AI di Meta ha gentilmente messo da parte (senza neanche troppa fatica) il grande bluff digitale del Campidoglio: Julia. Un chatbot costato milioni, lanciato tra squilli di tromba e post patinati, ma evaporato prima ancora di entrare in servizio serio. Quando la tecnologia è vera, funziona subito. Quando è solo propaganda, serve solo alla conferenza stampa. E mentre Roma rincorre la chimera della “città dei 15 minuti” (dove però servono tre mesi per ottenere una carta d’identità — con un time warp degno di Interstellar, ), il mondo corre avanti. E i romani restano a guardare.
Cercasi Julia disperatamente
Julia, il glorioso chatbot AI dell’amministrazione Gualtieri, doveva rappresentare il futuro dell’assistenza turistica e civica per la Capitale. Inaugurata in ritardo, ma annunciata da mesi con la solita pompa magna del TikToker capitolino, si è rivelata un progetto fuori tempo massimo, inutilmente costoso e tecnicamente arretrato. Funziona poco, risponde peggio e soprattutto… non prenota nulla, non personalizza nulla, non ricorda nulla. È come se nel 2025 ci proponessero una cabina telefonica con il WiFi. Costruita però da un consorzio internazionale con soldi pubblici e tempi biblici — tre anni, “secondo fonti TikTok comunali”. E già dimenticata, senza una campagna di comunicazione, probabilmente volutamente rimossa come quelle cose brutte che devi fare ma che sai che sono venute male.
Un budget milionario ha partorito un centralino
Con un budget stimato in circa 10 milioni di euro del PNRR — soldi pubblici, cioè nostri — Julia si basa su GPT-4o, la stessa tecnologia disponibile per tutti tramite OpenAI. Nessuna proprietà intellettuale, nessuna funzione esclusiva. Progetti analoghi, pubblici e privati, sono stati realizzati con costi stimati ben inferiori al milione di euro. In altre parole: abbiamo pagato come per una Ferrari, ma ci hanno consegnato un motorino elettrico senza batteria. Nel frattempo, Meta ha integrato gratuitamente il suo assistente AI in WhatsApp. Funziona subito, non chiede scuse, non rimanda ad altri siti, e verrà presto integrato con la funzione vocale e generativa. È veloce, e soprattutto è già nelle tasche di tutti gli utenti Meta: da Facebook a WhatsApp, passando per Instagram. Ecco cosa vuol dire innovare con un minimo di visione
La rivoluzione tecnologica del duemilamai
E mentre noi ancora aspettiamo che Julia impari a distinguere un ristorante da una farmacia, progetti come Roma5G — partiti anni fa — restano misteriose creature nei loro programmi fantasiosi a cura dell’ufficio comunicazione “Roma 1984” del Campidoglio, con cronoprogrammi interstellari: pensato per il Giubileo ma completato nel 2027 (forse, si spera). Provate voi, nelle ore di punta, a usare il cellulare sulla Linea A della metropolitana: buona fortuna persino con il 4G. Un’altra dimostrazione di come l’innovazione, a Roma, sia spesso solo una bella storia da raccontare durante la pausa pranzo. Come quella della smart city, o della “consulta dell’innovazione”, finanziata con 250.000 euro nel bilancio 2024 del Comune (fonte: post Facebook di un consigliere di maggioranza), ma che nel 2025 non e’ ben chiaro a cosa quei soldi siano serviti.
Una Roma diversa
Se Roma asesse una visione chiara sul suo futuro, e non spot alla città dei 15 minuti, avrebbe ambito a creare una piattaforma digitale unica, un vero sportello digitale integrato per tutta la città. Un punto di accesso semplice, efficiente, accessibile da tutti i dispositivi, che unisse in un’unica interfaccia tutto ciò che oggi è frammentato in una giungla di app inutili, lente, spesso più pensate per apparire “smart” che per esserlo davvero. Un ecosistema coerente, connesso, aperto all’integrazione con servizi pubblici e privati, sarebbe stato un segnale concreto di modernità. Ma bisogna volerlo — anche se, ammettiamolo, è probabilmente troppo per chi vede l’amministrazione di Roma come una sequela di post e annunci. Ma noi crediamo ostinatamente che Roma meriti di più.
PS
Chissà come mai nella “fantastica storia di Roma” raccontata sui patinati e curatissimi social di Gualtieri e dall’assessore Onorato, Julia non è mai comparsa nemmeno per sbaglio. Forse l’hanno dimenticata. O forse hanno capito anche loro che il silenzio, ogni tanto, è la miglior difesa contro l’imbarazzo.