Il presidente russo Vladimir Putin ed il suo omologo cinese Xi Jinping, in un vertice svolto mercoledì in Kazakistan, hanno mostrato che la loro alleanza “antioccidentale” è più solida che mai e che entrambi cercano di aumentare la loro influenza in Asia Centrale.
In effetti, i due Capi di Stato si sono incontrati ad Astana, capitale del Kazakistan, che è la prima economia dell’Asia, in occasione del vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO).
Questo blocco regionale, guidato da Pechino, che comprende India, Iran e Asia Centrale, è concepito come una piattaforma di cooperazione, in contrasto con le organizzazioni occidentali. È stato fondato nel 2010 e, oggi, rappresenta il 40% della popolazione e circa il 30% del PIL mondiali.
“Le relazioni russo-cinesi, la nostra collaborazione globale e la nostra cooperazione strategica stanno attraversando il miglior momento della loro storia”, ha affermato il presidente russo in dichiarazioni televisive, rese prima dell’incontro bilaterale.
Riguardo alla SCO, Putin ha detto che “si è consolidata come uno dei pilastri chiave di un ordine mondiale multipolare più giusto”, utilizzando un linguaggio molto abituale a Mosca.
Da parte sua, in brevi dichiarazioni di apertura dell’incontro, Xi ha sostenuto che Mosca e Pechino devono continuare a “mantenere l’aspirazione originale di amicizia bilaterale, di fronte alla turbolenta situazione internazionale”.
L’Asia Centrale è un anello essenziale nell’iniziativa cinese “Nuove Vie della Seta”, un gigantesco progetto infrastrutturale, iniziato dieci anni fa e promosso da Xi Jinping.
Il blocco geopolitico asiatico, guidato da Mosca e Pechino, continua a rafforzarsi, di fronte ad un’Europa che non è ancora riuscita a riprendersi dalla recessione economica causata dalla pandemia e dalla guerra. Ricordiamo che l’Europa rappresentava il 29% del PIL globale nel 1992 e guidava, insieme agli Stati Uniti, la rivoluzione tecnologica. Oggi la sua partecipazione al PIL totale è scesa ad appena il 15% e tra le 50 maggiori aziende di alta tecnologia del mondo, solo 4 sono europee.
L’Unione Europea, con quasi 500 milioni di abitanti, rappresenta appena il 5% della popolazione globale e tutti i 27 paesi membri mostrano un tasso di natalità negativo o, nella migliore delle ipotesi, neutro.
Ai problemi strutturali che affronta il Vecchio Continente si aggiungono anche quelli ideologici. Attualmente, l’Europa è teatro di un acceso confronto tra le differenti anime politiche, un confronto che indebolisce tutto il continente, visto che il blocco asiatico, nonostante le sue differenze, è deciso a “combattere contro l’Occidente” in modo coordinato.
È sperabile che il cambio di tendenza apparso nelle ultime elezioni europee come anche in alcune consultazioni nazionali, riesca a compattare le differenti componenti, per produrre una vera cooperazione economica e smontare quelle politiche demenziali che hanno indebolito i produttori agricoli e le industrie nazionali.