La chiave per la stabilità globale è investire sulla difesa a 360 gradi

Il Vertice NATO tenutosi nei giorni scorsi a L’Aja ha rappresentato una tappa fondamentale e ineludibile nel difficile cammino che il mondo sta affrontando verso una pace stabile e duratura. Ed ecco che, in un’epoca segnata da tensioni geopolitiche senza precedenti, crisi crescenti e conflitti regionali che minacciano di degenerare in scontri di portata globale, la difesa è un baluardo imprescindibile per la salvaguardia della libertà e della sicurezza mondiali.

Il contesto che ci circonda è complesso e in rapida evoluzione, e in particolare il Medio Oriente e la Russia sono i due teatri che occupano il centro del dibattito internazionale e che rendono urgente, più che mai, un impegno concreto e condiviso per una risoluzione di pace che sia definitiva, reale e duratura. È questa la partita che stiamo giocando, ed è questa una partita che non possiamo permetterci di perdere.

Il punto principale che ha messo in luce il meeting olandese- e fortemente sottolineato dal nostro Primo Ministro- è la necessità di un approccio che vada oltre la concezione tradizionale e unidimensionale della difesa. Perché oggi difendere non significa soltanto mantenere un apparato militare efficiente e pronto a rispondere alle minacce convenzionali, ma significa avere una visione che guardi alle nuove sfide poste dall’era digitale, dall’intelligenza artificiale, dalla sicurezza cibernetica e dalla resilienza tecnologica a 360 gradi. Ed è esattamente in questo senso che la difesa assume una connotazione sociale e strategica molto più ampia, diventando il sistema nervoso centrale che protegge l’intero tessuto nazionale e i suoi valori fondamentali.

Per questo, ora più che mai, è necessario che vi sia una “compattezza e una volontà di rafforzarsi”, come ben espresso da Giorgia Meloni, perché sono proprio questi due elementi la conditio sine qua non per affrontare le sfide del futuro. E la coesione emersa tra gli alleati prova che, nonostante le difficoltà, è possibile costruire insieme un futuro di pace e sicurezza, mostrando chiaramente che la difesa è il pilastro su cui poggia la possibilità stessa di un ordine globale duraturo. Perché, banalmente, senza sicurezza non esiste libertà, e senza deterrenza non esiste pace.

Sotto un profilo pratico, come si evince dal documento finale del vertice, i Paesi NATO si sono impegnati ad investire il 5% del Pil entro il 2035 nelle spese per la difesa e la sicurezza. Il che non rappresenta un mero obbligo, ma un fatto dalla portata storica.  Tale impegno, infatti, lancia un segnale chiaro e deciso verso un rafforzamento senza precedenti delle capacità difensive degli alleati, in un momento in cui la posta in gioco non è mai stata così alta.

E qui la sfida, lo ripetiamo, non è soltanto quella di dotarci di strumenti militari avanzati, quanto piuttosto, come sottolineato dal premier italiano, il vero tema è “su cosa investiamo e verso quale mondo stiamo andando”. La difesa deve essere perciò concepita in maniera innovativa e pragmatica, coinvolgendo tutti i settori strategici: dalla tecnologia alle infrastrutture critiche, dalla cyber sicurezza alla preparazione delle nostre forze armate a operazioni sempre più complesse e multidimensionali. In questo senso, il monito del Presidente Meloni, “il mondo sta cambiando, e cambia anche la difesa”, deve essere la bussola di riferimento.

L’Italia senza dubbio sta affrontando questo percorso con lucidità e determinazione, ben consapevole che il mondo si muove sempre più velocemente e che la nostra sicurezza dipende dalla capacità di adattarsi a queste trasformazioni con intelligenza e realismo. Non si tratta solo di garantire la difesa militare, ma di costruire una vera e propria difesa omnicomprensiva, capace di rispondere alle minacce di oggi e di domani, in un contesto globale in continua evoluzione, con gli strumenti più idonei a fronteggiare le sfide che ci si pongono davanti. E questo, il nostro Paese, lo ha compreso bene e intuito anche prima di molti altri.

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