La Corte dei Conti svela nuovi intoppi del Reddito di Cittadinanza

Nuove inquietanti scoperte sul Reddito di Cittadinanza sono saltate fuori in queste ore.
Avevamo già parlato dello scandalo che questa estate aveva visto protagonisti 39 stranieri che, dopo aver indebitamente percepito per un lungo periodo il reddito di cittadinanza, sono stati scoperti mentre si dirigevano all’estero con ingenti somme di denaro nascoste nelle tasche o nelle valigie. Un caso che ha provocato allo Stato un danno di oltre 450mila euro.

Dopo qualche settimana, il Reddito di Cittadinanza torna sulle prime pagine, ma non solo per le manifestazioni di protesta nel napoletano e le minacce rivolte al Presidente del Consiglio. Questa volta è infatti la Corte dei Conti a parlare e a fare una valutazione sulle spiacevoli conseguenze della misura grillina.

Stando a quanto riportato in un articolo de Il Tempo, infatti: “La spesa complessiva, a carico dello Stato, per i trattamenti in parola nell’anno 2021 ammonta a 8,872 miliardi di euro di cui 8,440 per il RdC e 432 milioni per la Pensione di cittadinanza; facendo registrare un incremento di 1,674 miliardi rispetto all’anno precedente”.

In aggiunta, stando ai dati della Corte dei Conti: “Dall’avvio della misura fino a settembre 2022 sono state revocate 213.593 prestazioni”. Un numero non indifferente se si considera che in molti casi tali revoche sono state messe in atto per erogazioni fatte a soggetti non idonei. E infatti, nel 2021 “è rilevante la crescita delle domande revocate a seguito dei controlli sui requisiti di residenza e cittadinanza e quelle sulle false dichiarazioni o omissioni di comunicazioni obbligatorie, in particolare relative alla mancata indicazione in domanda dello svolgimento dell’attività lavorativa”.

Ma c’è di più, perché in effetti, “i recuperi delle prestazioni indebite vengono effettuati laddove possibile, tramite compensazioni su prestazioni previdenziali, assistenziali o di sostegno al reddito di uno dei componenti del nucleo interessato dalla revoca/decadenza, sulle eventuali successive erogazioni”.
Il problema arriva quando non è possibile rivalersi sui componenti del nucleo familiare, ed ecco quindi che la procedura in questione “si presenta particolarmente complessa”. Semplificando: se non è possibile rifarsi né sul richiedente né sul suo nucleo familiare, è lo Stato a pagarne le sporche conseguenze, con tanti saluti a quella onestà tanto proclamata.

Giorno dopo giorno continuano ad emergere antipatici effetti collaterali del reddito di cittadinanza, che al posto di essere la cura per ‘abolire la povertà’ è diventato un virus a cui lo Stato ora deve trovare la giusta cura per risollevare la sua salute.

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