La Corte si preoccupa degli abusivi, non di chi subisce un furto di casa? Sconcerto sulla relazione al Decreto Sicurezza

Mentre il Governo tutela i cittadini espropriati dell’unico tetto, l’Ufficio del Massimario della Cassazione teme "disagio sociale" per chi occupa abusivamente. La denuncia di Spaziani Testa: "Ci si commuove per chi ha rubato?"

È davvero sconvolgente leggere certe righe, ancor più se firmate da un’istituzione come l’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione. Nella relazione sul nuovo Decreto Sicurezza – varato dal Governo Meloni per tutelare i proprietari di casa – i giuristi dell’organo tecnico della Suprema Corte sembrano preoccuparsi… degli abusivi, non delle vittime del furto di domicilio.

La procedura in questione riguarda uno dei punti più simbolici e popolari del decreto: l’articolo 10, che introduce lo sgombero accelerato per chi occupa abusivamente l’unica abitazione del denunciante. Non una seconda casa. Non una proprietà di lusso. L’unica casa. Quella che una famiglia italiana ha faticato a pagare e che, all’improvviso, si ritrova occupata da chi non ha alcun diritto.

Eppure – scrive la relazione – questa norma “potrebbe aprire lo spazio a situazioni di grande disagio sociale, considerato che difficilmente l’occupante obbligato al rilascio potrebbe trovare un nuovo alloggio in poco tempo.” Una frase che ha lasciato interdetti cittadini, proprietari e amministratori.

“È sconcertante” – ha scritto Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, in un post che ha già fatto il giro del web – “Ci si commuove per quelli che l’hanno rubata?”. E come dargli torto?

Siamo di fronte a un paradosso kafkiano: la vittima di un crimine – perché occupare una casa è un crimine – viene relegata a fastidioso ostacolo giuridico, mentre l’autore dell’abuso viene elevato a soggetto fragile, meritevole di tutela. E tutto ciò, incredibilmente, nella cornice di una procedura voluta esplicitamente per difendere il diritto costituzionale alla proprietà privata.

Il cittadino che torna a casa e la trova occupata viene lasciato fuori, a dormire in auto. Ma a preoccupare, secondo certi giuristi, è chi quella casa l’ha presa con la forza o con l’inganno. Lo chiamano “disagio sociale”, ma suona molto simile a un’assoluzione preventiva dell’illegalità, un colpo alla schiena a chi rispetta le regole.

La linea del Governo è chiara: tolleranza zero per le occupazioni

Il Ministro dell’Interno Piantedosi, la Premier Giorgia Meloni e l’intero Governo hanno ripetuto in ogni sede che lo Stato non può tollerare il furto di case. E questo Decreto Sicurezza – che prevede uno sgombero in tempi rapidissimi quando è occupata l’unica casa – è un atto di giustizia verso il cittadino onesto, non una misura punitiva verso i poveri.

Chi è in difficoltà, ha diritto a percorsi di assistenza, certo. Ma non a occupare la casa altrui, violandone la dignità e rovinandone la vita. Lo Stato non può mettersi contro chi ha rispettato la legge.

Ovviamente, nessuno mette in discussione la funzione della Corte di Cassazione né il lavoro degli uffici tecnici. Ma quando una relazione del Massimario sembra ribaltare i ruoli tra aggredito e aggressore, tra proprietario e abusivo, allora è legittimo sollevare una questione politica, etica e culturale.

È una questione che riguarda la visione di società: si difende chi lavora, risparmia, paga tasse e mutuo, o si tutelano coloro che si pongono al di fuori della legge, per convinzione o convenienza?

Chi difende l’Italia perbene?

Questa è la domanda. Ed è la domanda che il Governo Meloni ha deciso di affrontare con coraggio, con norme come questa. Perché la vera emergenza sociale è che in Italia c’è chi può perdere la casa senza aver fatto nulla di sbagliato, e che troppo spesso la giustizia ha chiuso un occhio di fronte a certi soprusi.

Ora basta. L’#Italia perbene ha diritto alla sua casa. E chi occupa abusivamente, se è in difficoltà, vada nei dormitori, nei centri di accoglienza, nei programmi sociali. Ma fuori dalle case altrui. Subito.

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