La delirante Elly non sa dove stia di casa la libertà

Criticare Elly Schlein, il suo operato da segretaria del maggiore partito di opposizione e le sue uscite periodiche, sta diventando fin troppo semplice, quasi banale e noioso. La sua è forse la leadership più inconcludente e surreale di tutta la storia del Partito Democratico e della sinistra italiana. Essa va avanti con slogan preconfezionati, molti dei quali più adatti ad un centro sociale che ad un partito che pure dice di aspirare al governo della Nazione, non approfondisce mai temi e proposte, non azzecca una mossa che sia una e inevitabilmente non vince alle elezioni. La debolezza della segreteria Schlein è così evidente a tutti, anche a settori dello stesso PD che però tacciono per carità di patria, da rendere ogni giudizio negativo come un esercizio quasi superfluo e finanche crudele, un inutile accanimento simile agli spari sulla Croce Rossa. Ma a volte la leader dem le spara così grosse che davvero non si può fare finta di nulla.

L’ultima gigantesca castroneria, ripresa da tutti i media, è stata quella della libertà e della democrazia che sarebbero a rischio in Italia a causa del governo, (sic!), di estrema destra, ovviamente, quello guidato da Giorgia Meloni. Il Governo Meloni starebbe tagliando tutto lo Stato sociale, (mah!), e rinchiudendo gli italiani in una fortezza autoritaria. Non sappiamo se definire queste farneticazioni come infantili e sciocche oppure attribuire ad esse un significato più serio e inquietante. Il Presidente del Consiglio ha parlato di delirio e questo sicuramente non è mancato, ma vi è stata pure l’ennesima dimostrazione dello spirito anti-italiano, anch’esso denunciato dalla premier, della sinistra e di una segretaria di partito che fuori dall’Italia, al congresso del Partito Socialista Europeo per la precisione, ha sputato veleno sulla Nazione.

Qui di estremista c’è solo Elly Schlein, la quale ha blaterato di governo di estrema destra, visto che la numero uno del PD non condanna le offese sessiste di Maurizio Landini e non ha mai nulla da dire circa i teppisti di estrema sinistra, Pro-Pal e centri sociali vari, che concludono tutte le loro manifestazioni con vandalismi e aggressioni alle Forze dell’Ordine. Lasci perdere, la surreale segretaria piddina, le accuse di estremismo perché viene smentita dai fatti con facilità e rimedia solo una brutta figura, una delle tante peraltro. E quando parla di libertà, la signorina Elly, faccia prima un giro attorno a sé stessa e al mondo politico a cui appartiene. Le sinistre rosse, rosé o giallorosse hanno ben poco da insegnare in tema di libertà e democrazia, sia per le loro vicende più antiche che per quelle più recenti.

Chiedono a Giorgia Meloni, nata nel 1977, di rendere conto sul fascismo, finito nel 1945, ma loro provengono da un partito che sino al 1989 si richiamava in modo esplicito al comunismo. Tale ideologia, lo ha sentenziato la Storia, ha annullato le libertà con mezzi violenti e qualcosa di quell’orribile pensiero è rimasto a sinistra, nonostante le svolte post-comuniste e i tanti cambi di nome. Anzi, proprio oggi, con la segreteria di Elly Schlein, ben diversa da qualche suo predecessore che pure ha provato a fare il laburista o il socialdemocratico, il maggiore partito della sinistra italiana è tornato al massimalismo ideologico. PD e alleati storcono sempre il naso quando sentono discutere del bisogno di più libertà in Italia, soprattutto se la discussione parte da destra. Cianciano di destre egoiste che vorrebbero lasciare il campo libero ai cosiddetti ricchi a discapito di tanti poveri, ma rimangono in realtà intimamente comunisti e detestano che la Nazione possa migliorare il proprio benessere senza essere eterodiretta dallo Stato, dall’apparato, dalle consorterie partitiche e sindacali.

Odiano che imprenditori e lavoratori possano gestirsi senza dirigismi e ordini dall’alto perché questo fa venire meno l’utilità e, diciamo pure, il benessere di funzionari di partito e di sindacalisti come Maurizio Landini. Comunisti e para-comunisti sono allergici allo sviluppo economico altrui e non certo al loro, al quale tengono eccome, e ciò non è libertà. Non a caso, tutti i governi del PD o con il PD hanno sempre compresso le opportunità economiche di famiglie e imprese a suon di tasse e burocrazia, nel nome dei sacrifici inevitabili, dell’Europa o di una malintesa solidarietà. Altresì, non ha nulla a che vedere con la libertà e la democrazia rimanere al governo della Nazione per una decina di anni senza mai vincere un’elezione e solo attraverso manovre di Palazzo profondamente lesive della volontà popolare. Non è libertà demonizzare l’avversario in tutti i modi possibili e cercare di abbatterlo con l’aiuto di magistrati amici e poteri deviati dello Stato. Non è libertà l’imposizione di pensieri unici, dal green alle degenerazioni woke e gender. Il Covid, se ha avuto una funzione illuminante, essa è stata senz’altro quella di mostrare agli italiani una sinistra che, se dispone del giusto pretesto, non vede l’ora di restringere il popolo in un recinto illiberale e autoritario, e di importare in Italia misure liberticide dalla Cina comunista, Paese peraltro ammirato da PD e satelliti.

Non si dica che durante la pandemia tutti in Occidente hanno dovuto fare come Pechino e l’Italia di Giuseppe Conte perché è una balla colossale. In Nord America e in molti Paesi europei sono state senza dubbio adottate necessarie misure di distanziamento sociale nei luoghi più a rischio e sono stati effettuati controlli doganali ad hoc, ma la libertà di lavoro e di movimento dei cittadini non è mai stata soppressa e nessuno ha dovuto sopportare il coprifuoco notturno. Qui, con Conte, Roberto Speranza e il Partito Democratico, si è sperimentato per vedere se un popolo abituato a più di mezzo secolo di libertà possa subire senza ribellarsi delle restrizioni autoritarie in salsa cinese e un obbligo di fatto al vaccino. L’ultimo argomento di cui può dibattere Elly Schlein è proprio la libertà. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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