Il presidente dell’Associazione Rousseau, Davide Casaleggio, ha dichiarato ieri nel corso del programma Rai “Mezz’ora in più” che la trasformazione del Movimento 5 Stelle in partito tradizionale non sarebbe il percorso giusto da intraprendere per un soggetto politico che desideri diventare punto di riferimento per quanti attualmente non hanno appartenenza politica. La strada da percorrere sarebbe ancora una volta quella della democrazia digitalizzata, dove i cittadini interagiscono con i rappresentanti politici mediante l’uso di una piattaforma, in modo tale da azzerare barriere fisiche e distanza varie.
Ci sarebbero – come del resto ci sono adesso nel caso del M5S – cittadini e portavoce, in un contesto in cui la logica dell’uno vale uno resterà una pietra miliare per quanti simpatizzano per Di Maio & co.
Ma siamo certi che questo sia l’approccio giusto? Va detto fin da subito che la evidente crisi dei partiti di massa tradizionali ha imposto e impone tuttora la necessità di ripensare il rapporto tra eletto ed elettore, dando vita a nuovi modelli in grado di interpretare le esigenze delle democrazie più mature; tuttavia delegare tutto al digitale non appare soluzione corretta.
Mentre cerchiamo di chiarire questo concetto, diciamo anche che la destra italiana per sua natura non si pone in antitesi all’uso delle tecnologie più avanzate per instaurare un dialogo con tutti i cittadini. Nell’ambiente – si passi il termine – l’utilizzo della Rete è ampio e molti sono i siti di riferimento per chiunque desideri restare informato circa le attività di chi oggi con coraggio si colloca a destra dello schieramento politico.
Tuttavia relegare l’importanza del rapporto tra cittadino e politico al solo uso di una piattaforma digitale appare riduttivo e per certi versi pericoloso perché l’interazione tra i due poli (quello del rappresentante e quello del rappresentato) ha bisogno di altro. Di cosa?
Di una struttura fisica anzitutto, in cui i ruoli, le funzioni e le attività di ognuno siano ben definite; in caso contrario infatti si rischierebbe di fare confusione e il cittadino finirebbe per trovarsi smarrito, privo di veri punti di riferimento.
Servono poi idee chiare, idee non solo convincenti – non siamo al mercato del pesce – ma idee in grado di entusiasmare, di coinvolgere e di avvolgere coloro che oggi si sentono smarriti e privi di punti di riferimento.
E se Internet arriva ovunque, una stretta di mano (Covid permettendo) può fare molto di più di mille like espressi a destra e a manca.
Serve in buona sostanza il ripristino di moderne strutture partitiche, soggetti snelli in grado di veicolare proposte al passo con i tempi, come dimostra la crescente crescita di Fratelli d’Italia negli ultimi sondaggi.
Serve chi dica chiaramente ciò che non va, in un contesto in cui è più facile piegarsi a logiche di potere dominanti piuttosto che gridare al mondo che non è più possibile andare avanti così.
Servono donne e uomini coraggiosi, in grado di fare opposizione seria nei confronti di un governo che promette ma poi non mantiene.
Servono leadership in grado di durare nel tempo, non comparse buone nemmeno per una stagione legislativa.
Ci spiace per Davide Casaleggio e per le sue evolute piattaforme; noi crediamo che la vera democrazia debba ancora essere mediata dai partiti, tradizionali sì ma al passo coi tempi.