In Italia, fra destra e sinistra non vi sono soltanto sfumature diverse, ma un abisso.
In più momenti, anche con delle ragioni per carità, l’opinione pubblica di questo Paese si è trovata a dover trarre la seguente conclusione: con qualsiasi tipo di governo l’Italia, alla fine, è destinata a non cambiare mai e a ricadere sempre negli stessi vizi.
Inoltre, il bipolarismo, rinato dopo il fallimento del polo anti-politico del M5S e le bocciature elettorali subìte a più riprese dai vari tentativi volti a creare un terzo polo centrista, può ogni tanto annichilire in parte le differenze fra destra e sinistra, e in effetti, soprattutto negli USA e nel Regno Unito, caratterizzati da radicati bipartitismi o tripartitismi, sono capitate fasi nelle quali i conservatori e i progressisti-liberal hanno perlomeno dato l’impressione di fare pressappoco le stesse cose.
Per esempio, il premier laburista britannico Tony Blair, a suo tempo prima osannato e poi scaricato dalle sinistre nostrane, cercò di non smontare nemmeno una delle riforme liberiste della conservatrice Margaret Thatcher e si trovò in sintonia con l’allora presidente USA George W. Bush, repubblicano, nella guerra al terrorismo islamico. Ma nell’Italia attuale il centrodestra trainato da Giorgia Meloni e da Fratelli d’Italia si distingue radicalmente sia dall’operato di governo di PD ed alleati, condotto per una decina di anni e sino alle Politiche del 2022, che dal modo di fare opposizione del cosiddetto campo largo, più sognato che concreto.
Il Partito Democratico, aiutato dopo un po’ di tempo dal Movimento 5 Stelle, si è impossessato della stanza dei bottoni alla caduta, (forzata), dell’ultimo Governo Berlusconi, ultimo anche, prima di ottobre 2022, ad essere stato votato dagli italiani, e per dieci anni circa ha brigato nel Palazzo per costruire o improvvisare una serie di esecutivi pseudo-tecnici, innaturali e soprattutto lesivi della volontà popolare. Grazie a PD e compagni, che pure oggi hanno la faccia tosta di fare prediche al Governo Meloni in merito al welfare e a come si gestisce il denaro pubblico, la spesa dello Stato è salita a dismisura, ma non per finanziare lo Stato sociale e la Sanità, ridotta invece con il pretesto del Covid, bensì per mantenere il Reddito di Cittadinanza e il folle Super bonus edilizio.
Tramite la pandemia, i rossi, accompagnati dai gialli, hanno compiuto una buona quantità di abusi contro la libertà individuale e il diritto al lavoro, che la commissione parlamentare sul Covid-19 sta appena adesso esaminando ed elencando. L’Italia dei governi con il PD o del PD si è lasciata invadere da masse di immigrati irregolari in accordo con Bruxelles e la Germania di Angela Merkel, (vero Matteo Renzi?), in cambio della indulgenza europea circa i conti pubblici di Roma. All’esatto contrario, Giorgia Meloni e la destra, dopo anni di opposizione e traversate del deserto, hanno varcato la porta di Palazzo Chigi solo dopo aver ricevuto un mandato elettorale chiaro dal popolo, avendo sempre rifiutato i giochetti purtroppo consentiti dalla Repubblica parlamentare.
Nonostante l’inizio in una congiuntura drammatica, il prosieguo in una situazione globale che tuttora non si è stabilizzata e i danni da riparare lasciati dai predecessori, il Governo Meloni ha fatto molto di più in quasi tre anni che il PD in dieci. Intanto, esso incarna una certa stabilità, merce rara in passato, che fa dell’Italia un interlocutore finalmente credibile ed autorevole in Europa, negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Una stabilità non immobile, né immobilista, che ha messo in cantiere riforme istituzionali agognate da decenni, (premierato, Autonomia differenziata, Giustizia), ha dato il via ad una riduzione progressiva, che cammina piano, ma andrà lontano, della imposizione fiscale senza mettere in pericolo il bilancio dello Stato, ha, infine, stimolato il lavoro e i dati sull’occupazione a tempo indeterminato confermano ogni mese nuovi record positivi.
Insomma, fra destra e sinistra italiane è come fra il giorno e la notte dal punto di vista del governo nazionale del Paese, ma anche per quanto riguarda la politica amministrativa dei territori e degli Enti locali si nota una enorme differenza fra il centrodestra a trazione meloniana e le sinistre del campo largo. Il Governo, con procedura d’urgenza, ha stabilito l’inclusione di Marche e Umbria nella Zona Economica Speciale Unica per il Mezzogiorno, (ZES), estendendo così alle due Regioni i benefici già previsti per altre aree del Sud Italia, (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna).
La ZES, in un Paese storicamente alle prese con lentezze burocratiche, è una grande opportunità per rilanciare economia e imprenditoria in quella parte della Nazione che è stata a lungo ignorata e svantaggiata. E’ un perimetro speciale che prevede numerosi vantaggi come l’accesso al credito d’imposta per investimenti in macchinari, impianti e attrezzature, le semplificazioni procedurali per ottenere agevolazioni fiscali, degli iter autorizzativi più snelli grazie al procedimento unico e all’autorizzazione unica per nuovi insediamenti produttivi, che cancellano in un colpo solo la grande quantità di scartoffie e permessi ai quali occorre di solito prestare attenzione. Le amministrazioni locali di centrosinistra di cosa si occupano invece? Lasciamo stare le grane giudiziarie della Giunta milanese di Giuseppe Sala e dell’ex Sindaco di Pesaro Matteo Ricci perché siamo garantisti, noi di destra, a differenza della sinistra.
Ci basta guardare un attimo al corteggiamento che taluni di quella parte politica fanno al cospetto di un personaggio improbabile come la tiktoker napoletana Rita De Crescenzo, divenuta celebre per animazioni in matrimoni e feste varie, piatti cucinati sul web con qualche eccesso di margarina e il trasporto di follower a Roccaraso e agli eventi del Movimento 5 Stelle. Già, Giuseppe Conte e i pentastellati sono stati i primi corteggiatori dell’eccentrica signora, ma a loro si è aggiunto il consigliere regionale campano Pasquale Di Fenza, del gruppo Azione-Per-Pri, facente parte della maggioranza del Governatore Vincenzo De Luca, il presidente-ras pronto a dare dell’imbecille e del minorato mentale al prossimo.
L’esponente di Azione ha ospitato nel proprio ufficio in Regione la De Crescenzo, la quale però, insieme ad un altro tiktoker partenopeo anch’egli presente, ha approfittato dell’occasione per fare uno dei suoi soliti video social. Il consigliere regionale e i due tiktoker si sono messi a cantare l’Inno di Mameli sventolando il Tricolore istituzionale presente nella stanza. La signora dice di essere andata lì per acculturarsi al fine di risolvere i problemi e garantire il ripristino del Reddito di Cittadinanza per tutti. Forse nel campo largo hanno stabilito il loro futuro: la sinistra riparta dal trash!