La vita del Partito Democratico diventa, ogni giorno che passa, sempre più complicata.
Il lutto per la netta vittoria di Giorgia Meloni nel 2022 forse non è stato elaborato nemmeno oggi, dopo quasi tre anni, e le sofferenze a sinistra sono via via aumentate a causa di un Governo di centrodestra che, capperi, non cade, non entra in crisi secondo le, si fa per dire, migliori tradizioni italiche, non perde consenso e porta a compimento le proprie promesse. Sui social è pure spuntato un curioso ragionamento, partorito da chi non accetta la volontà del popolo che ha portato l’Italia a destra e lì vuole che resti, secondo il quale il Governo Meloni mantiene costante la popolarità perché in questo Paese si ragionerebbe con la parte peggiore del cervello, quella, (sic!), rettiliana.
Per contrastare una Giorgia Meloni che non vuole sapere di entrare in una parabola discendente, il PD è costretto ad affidarsi ad una leadership surreale come quella di Elly Schlein e ad avere come alleati principali il Movimento 5 Stelle e Giuseppe Conte, il quale, ai vertici della Nazione, ha già dato e molto male. Nemmeno la favoletta della superiorità morale della sinistra non regge più, ammesso e non concesso che abbia retto in passato. L’amministrazione comunale di centrosinistra della capitale economica d’Italia, non di Roccacannuccia, è oggetto di indagini e provvedimenti della magistratura per la gestione dell’urbanistica e al Sindaco di Milano Giuseppe Sala è stato recapitato un avviso di garanzia.
La vicenda all’ombra della Madonnina è piuttosto pesante per i moralisti dem che hanno sempre avuto il vizietto di puntare il dito accusatorio contro gli altri, perché solo loro sarebbero i migliori, gli onesti, i più puliti, e fare predicozzi in televisione. Ma ai tremolii della Giunta Sala, si è unito l’avviso di garanzia spedito all’ex Sindaco PD di Pesaro Matteo Ricci, un altro prezzemolino televisivo della sinistra che si atteggia come l’amministratore locale più integerrimo che l’Italia possa avere.
Ricci, ora parlamentare europeo del Partito Democratico e candidato a presidente della Regione Marche alle prossime elezioni per PD e M5S, è indagato dalla Procura di Pesaro nell’inchiesta chiamata “Affidopoli”. E’ accusato di avere favorito, quando era Sindaco di Pesaro, il suo mandato è durato dal 2014 al 2024, alcune associazioni con il conferimento diretto di incarichi, quindi, senza passare per un bando pubblico di gara, al fine di ricevere in cambio appoggio politico, cioè, voti.
Insieme all’ex Sindaco sono indagate altre 23 persone perché qualcuno, magari non il primo cittadino interessato solo al supporto di stampo politico, avrebbe, il condizionale è senz’altro d’obbligo, ottenuto anche prebende economiche in un sospettato sistema mirato a garantire soltanto a due associazioni, Opera Maestra e Stella Polare, la responsabilità dell’esecuzione di vari lavori pubblici ed opere nella città di Pesaro.
Il valore complessivo di tali affidamenti diretti sarebbe ammontato a circa 600mila euro. Da destra, quando emergono rogne di questo tipo, a Milano come a Pesaro, ci permettiamo di invitare la sinistra a fare a meno di un certo moralismo d’accatto, inopportuno sempre e quanto mai fastidioso in presenza di amministratori indagati del PD, ma, visto che siamo garantisti sempre e con tutti, avversari in primo luogo, come ha dimostrato Giorgia Meloni non ritenendo automatiche le dimissioni di Sala a causa dell’avviso di garanzia, pensiamo che anche Matteo Ricci, come il Sindaco di Milano, sia innocente fino a prova contraria.
Tuttavia, sentiamo l’obbligo di replicare ad una delle tante dichiarazioni fatte dall’ex primo cittadino di Pesaro dopo la notifica dell’avviso di garanzia. Ricci si è detto sereno e ha affermato più volte la propria estraneità da quanto contestatogli, e, per carità, ha fatto e fa bene a difendersi, ma, facendosi prendere evidentemente dalla foga militante, ha altresì sostenuto che l’inchiesta “Affidopoli” si rivelerà un boomerang per il centrodestra, destinato ad essere sconfitto nelle Marche alle Regionali che si terranno il 28 e il 29 settembre prossimi.
Esortiamo Ricci a pensare anzitutto ai suoi guai, che non sono solo giudiziari, ma anche politici, visto che Giuseppe Conte ha già chiesto chiarimenti al candidato indagato del centrosinistra alla presidenza della Regione Marche, che dovrebbe essere sostenuto anche dal M5S. A sinistra sono abituati al ricorso alle Procure per cercare di affossare gli avversari e Ricci, appartenendo a quel mondo ed essendo così tanto contiguo con la consuetudine di usare la Giustizia a fini politici, magari finisce per pensare che “Affidopoli”, sorta peraltro dopo un’indagine giornalistica de Il Resto del Carlino, sia una creatura della destra.
Stia sereno l’ex Sindaco di Pesaro, la destra, forza di governo uscente nelle Marche con ottimi risultati alle spalle, non ha bisogno di cavalcare le grane giudiziarie dell’avversario, e visto che a Roma sta riformando la Giustizia proprio per liberarla da tentacoli politici e interessi di parte, non possiede il DNA del giustizialismo, utilizzato per infangare la concorrenza, a differenza del Partito Democratico a cui appartiene Matteo Ricci.
Il futuro delle Marche non sarà deciso da Ricci e nemmeno dalla Procura di Pesaro, bensì dai marchigiani che potranno scegliere se riconfermare il buongoverno del presidente uscente di centrodestra Francesco Acquaroli o affidarsi a Ricci, al partito di Elly Schlein e a quello di Giuseppi, sempre se quest’ultimo non si sfila prima.