Il 7 ottobre 2017 alcuni tra i più importanti intellettuali conservatori e liberali europei, capeggiati dal filosofo conservatore britannico Roger Scruton, e tra essi il filosofo francese Rémi Brague, l’ex ministro polacco dell’Istruzione Ryszard Legutko, la filosofa francese Chantal Delsol, l’intellettuale tedesco Robert Spaemann e il politologo francese Pierre Manent firmarono la “Dichiarazione di Parigi” con l’intento di rilanciare l’idea di unità continentale, della sua identità messa a dura prova dal processo di secolarizzazione e dalla radicalizzazione del relativismo etico. Nel documento che pochi mesi dopo venne reso pubblico con il titolo Un’Europa in cui possiamo credere, e che qui pubblichiamo, si riaffermano i valori fondanti della civiltà europea e, dunque, si ribadisce la sua sovranità intangibile: “In questo momento, chiediamo a tutti gli europei di unirsi a noi per respingere le fantasie utopistiche di un mondo multiculturale senza frontiere. Amiamo a buon diritto le nostre patrie e cerchiamo di trasmettere ai nostri figli ogni elemento nobile che noi stessi abbiamo ricevuto in dote. Da europei, condividiamo anche una eredità comune e questa eredità ci chiede di vivere assieme in pace in una Europa delle nazioni. Ripristiniamo la sovranità nazionale e recuperiamo la dignità di una responsabilità politica condivisa per il futuro dell’Europa. Dobbiamo assumerci questa responsabilità”.
Introduzione di Gennaro Malgieri, traduzione italiana ufficiale del documento rivista e corretta da Andrea Lombardi, in appendice bio dei firmatari.