La dittatura dell’emergenza: il grande inganno della sinistra

In una democrazia viva, i problemi si risolvono con il confronto, le idee si discutono, i cittadini si rispettano. Ma quando la democrazia intralcia, la sinistra cambia le regole. Ha trasformato l’emergenza in un’arma: non un’eccezione, ma il fulcro del suo potere. Clima, fascismo, democrazia, diritti, Covid, sostenibilità: ogni tema diventa una crisi esistenziale, un ricatto per esigere obbedienza, non per chiedere consenso. È il gioco del “noi o il caos”. Il pensiero unico travestito da responsabilità collettiva.

La strategia è sempre la stessa: si sceglie un tema utile – clima, sanità, diritti, disinformazione – e lo si eleva a minaccia apocalittica. Si bombarda l’opinione pubblica con allarmi, si alimenta l’ansia, si zittisce il dissenso con accuse morali e si impone un’unica soluzione: loro.

È una regia transnazionale, orchestrata nei salotti dell’establishment, nei media compiacenti, nelle università ideologizzate e nelle cancellerie che sognano un’Europa iper-regolata e centralizzata. Chi esce dal recinto non viene contestato: viene attaccato. Non perché sbagli, ma perché osa non omologarsi.

Nel 2009, Al Gore profetizzava che i ghiacciai artici sarebbero scomparsi entro il 2013, terrorizzando il mondo con visioni di catastrofe climatica. I dati della NASA hanno smentito la previsione: nel 2013 il ghiaccio era aumentato. Nessuna scusa, nessuna correzione. Solo nuove scadenze per giustificare nuove tasse e legittimare un Green Deal che strangola le PMI italiane con normative ambientali insostenibili. È il ricatto dell’emergenza climatica: accetta il nostro controllo, o il pianeta muore.

La pandemia è stata il laboratorio perfetto. Roberto Speranza, nel suo Perché guariremo, scriveva apertamente che il Covid doveva rilanciare un nuovo socialismo, fondato su Stato forte e centralizzazione. Lockdown, green pass e decreti legge hanno compresso le libertà individuali, bypassato il Parlamento e bollato come negazionisti tutti i critici. Non era semplice gestione della crisi: era un modello di sorveglianza che la sinistra vuole oggi perfezionare.

L’“emergenza fascismo” risponde allo stesso schema. Nel 2022, l’ascesa di Giorgia Meloni fu dipinta come il ritorno del Ventennio, con media e piazze in allarme permanente. Eppure, il suo governo – eletto democraticamente –agisce nel pieno rispetto delle istituzioni. L’etichetta serviva (e serve) solo a giustificare censure sui social e leggi contro la cosiddetta “propaganda fascista”, trasformando l’avversario politico in un nemico pubblico.

L’“emergenza democratica”, invece, si è manifestata con forza durante le elezioni americane: chi votava per Trump veniva accusato di razzismo, ignoranza, incoscienza. Dopo la Brexit, l’Unione Europea, invece di interrogarsi sulla volontà popolare, ha preferito blindare il discorso pubblico, imponendo filtri contro la “disinformazione” che spesso si traducono in censura pura e semplice.

L’“emergenza diritti” è diventata un manganello morale. Il DDL Zan, nel 2020-2021, ha dimostrato come la sinistra sia pronta a criminalizzare ogni dissenso: chi osava sollevare dubbi, anche legittimi, veniva bollato come omofobo. Nessun confronto, nessuna mediazione: solo ultimatum. O sei con noi, o sei contro l’umanità.

L’“emergenza sostenibilità” è la copertura perfetta per un’ipocrisia globale. Le norme del Green Deal e l’Agenda 2030 imposte dall’ONU strangolano gli agricoltori olandesi, che nel 2022 hanno protestato contro i tagli imposti alle emissioni di azoto. E mentre in Europa si chiudono aziende, le grandi corporation delocalizzano in Cina, dove non esistono vincoli ambientali ma i profitti volano. È una distorsione sistemica: ciò che non serve al potere viene neutralizzato.

Nel frattempo, i problemi reali – la sicurezza, l’immigrazione incontrollata, il fondamentalismo islamico, la droga che devasta i giovani – vengono minimizzati o ignorati. La sinistra li derubrica a “ossessioni”, “paure”, “disagi sociali”.

Fateci caso: le sue emergenze non coincidono mai con le esigenze del popolo, ma sempre con gli interessi delle élite. È un doppio standard spietato: il caos è funzionale, perché nel caos si comanda meglio.

Ogni crisi – climatica, informativa, linguistica – diventa un’arma di controllo. È un totalitarismo fluido, gentile, apparentemente progressista, ma profondamente autoritario. Ciò che spaventa davvero le élite non è il populismo, ma la ragione. La realtà che sfugge alla manipolazione.

Il Governo Meloni lo dimostra ogni giorno: parla al popolo, ferma gli sbarchi (ridotti del 60% nel 2023), protegge i confini, aiuta le famiglie con sgravi fiscali, sostiene la natalità, combatte gli evasori veri senza vessare gli onesti.

Non ha bisogno di inventare emergenze per governare: ottiene risultati. E proprio per questo viene attaccato con ferocia da chi teme il ritorno alla realtà. Perché dimostra che si può governare senza inginocchiarsi all’ideologia. Che la verità può ancora prevalere. Smascherare il ricatto della paura è oggi un dovere. Rifiutare il pensiero unico, rivendicare il diritto alla critica, alla complessità, alla libertà. Perché la vera emergenza non è quella che raccontano ogni giorno: è la rinuncia alla verità. Solo tornando a chiamare le cose con il loro nome, torneremo a essere cittadini, non spettatori. Sovrani, non sudditi. Liberi, non obbedienti.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

1 commento

  1. Come non essere d’accordo con l’analisi… certamente.
    Ma il problema è, a mio avviso, come uscirne… Personalmente, ma capisco che non è facile, dopo 3 anni di governo mi sarei aspettato misure piu incisive…. invece mi sembra che su tanti temi si sia fatto poco: Tetto al contante, extraprofitti banche, abusivismo (tutelata solo la prima casa), riforma magistratura (è inutile fare il DL Sicurezza per le forze dell’ordine se poi i vari magistrati li mettono fuori dopo pochi minuti).
    Coraggio !!! Servono misure che mostrino una reale inversione totale di rotta, misure che siano realmente “tangibili” ai cittadini. Grazie.

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