La doppia morale dei politici e del giornalismo “de sinistra”, si sa, è la lente distorta con la quale decrittano da sempre la realtà distorcendo la lente a uso e consumo di una propaganda che risulta oggi sempre più stanca e incapacitante. Tanto stanca che i narratori, o meglio i cantori, faticano fisicamente ormai ad uscire anche solo mentalmente dalla “Ztl”: ormai ridotta politica e morale del pensiero progressista. Succede così che l’episodio che ha visto Roberto Gualtieri partecipare (alla faccia della legalità!) a un incontro per le primarie sul candidato sindaco per la Capitale nel centro sociale Spin Time – “celebre” per essere stata l’occupazione abusiva coccolata dall’elemosiniere del papa – è stata glorificata su Repubblica nella rubrica coi lettori di Francesco Merlo.
Fin qui, potremmo dire, nulla di nuovo: c’è un’ampia letteratura sui rapporti (voti, finanziamenti, trasmissionedi classe dirigente) fra il Pd e le decine di occupazioni romane. Peccato che il lettore in questione, magari inconsapevolmente, sia convinto che lo Spin Time – che situato a due passi dalla centralissima Piazza San Giovanni (quella del “concertone” del Primo maggio, per capirci) – sia «un palazzo occupato della periferia romana». Errore veniale, perché si tratta di una libera opinione di un cittadino che pone domanda alla firma del giornale sulla natura di spazi come questo: «E’ solo illegalità o a volte è anche giustizia?».
E qui viene il bello, si far per dire. Perché Merlo, nella sua colta risposta (con tanto di prolissa analisi filologica della parola “squatter” «dal latino cogere, e quindi coactus che a Roma è l’abitante delle periferie») si ritrova – per disciplina “al” Pd – a dover recitare una parte non sua: il difensore, appunto, dei coatti (dal latino coactus…). Proprio lo stesso giornalista che non ha mai risparmiato insulti snob a Giorgia Meloni: definita appunto «reginetta di coattonia», perché “rea” a suo avviso di essere apprezzata anche dalle periferie, luoghi che lei conosce e dai quali abitanti viene riconosciuta come interlocutrice che per affrontare i problemi e le richieste che da lì giungono. Ma il punto non è (solo) la doppia morale di Merlo & co: è, letteralmente, l’ignoranza di non avere idea che lo Spin Time, in pieno quartiere Esquilino, tutto sia tranne che un centro sociale occupato dagli “emarginati” costretti a sopravvivere in una borgata di periferia.
Si tratta, come abbiamo detto, di un’occupazione in una zona centralissima di Roma, utilizzata dai leader dell’occupazione come locale (non si contano le feste e i rave) e come ristorante: il tutto senza versare un euro di tasse e senza che il Pd né il candito Gualtieri, che si riempie la bocca con la lotta all’evasione fiscale, abbiano mai avuto da ridire a riguardo. Tutto questo Francesco Merlo non solo ha evitato di ricordarlo ma è inciampato goffamente sulla “geografia”: o – e sarebbe grave per un giornalista – perché non conosce l’ubicazione dello Spin Time. O perché non gli è chiaro un concetto: che fuori dalla Ztl esiste una città enorme. Non un’enorme periferia.