C’è stato un tempo in cui la fantascienza catastrofica era un genere cinematografico di rottura e contrapposizione rispetto ai luoghi comuni imperanti: il meteorite che sta per colpire la terra, il terremoto disastroso capace di distruggere intere metropoli, l’inondazione o l’eruzione vulcanica biblica che ingoia buoni e cattivi erano altrettante lezioni impartite all’ arroganza dell’uomo che pretende di controllare e governare tutto; gli extraterrestri ostili erano invece espressione della solenne smentita alla pretesa dell’uomo di essere lui l’unica creatura intelligente dell’universo. In questi casi, quando finiva bene, la salvezza risiedeva nelle contromisure messe in atto dalla natura stessa, oppure, al contrario, dal genio inventivo ed improvvisatore dell’eroe o dell’esperto di turno che, con una brillante trovata, rovesciava le sorti del mondo, salvando l’umanità: in altre parole era la capacità del singolo, a salvare capra e cavoli, cioè l’eccellenza di una individualità saggia e coraggiosa che dalla stessa tragedia incombente traeva gli spunti utili ad individuane il rimedio.
La fantascienza al servizio del politicamente corretto
Oggi la situazione è completamente rovesciata: la fantascienza cinematografica è diventata il maggiordomo del politicamente corretto, la dimostrazione immaginativa di quanto abbia ragione il pensiero unico infarcito di banalità ripetute così tante volte da trasformarsi in verità assolute, isolando nel ghetto degli idioti irriducibili tutti quelli che si permettano di esprimere un dubbio, un’idea anche solo appena divergente o possibilista rispetto a quella dogmatica.
Il surriscaldamento globale come dogma religioso
E quali sono i dogmi attuali? Il surriscaldamento globale, in primis, divenuto ormai come la fede in Dio di un fervente cattolico. Chi non vorrebbe vivere in un mondo pulito ed accogliente? La lotta all’inquinamento ha rappresentato il germe originario, associandosi all’ecologia e al rispetto dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi: sacrosante entrambe, naturalmente; qualcosa è stato fatto, per fortuna, ad opera di pochi volenterosi ma i problemi di fondo sono rimasti a causa di difficoltà oggettive o dell’inerzia di singoli amministratori locali e, allora, gli “idealisti”, nel timore di perdere presa sulla pubblica opinione, hanno allargato la questione a qualcosa che andava molto al di là delle competenze locali, pretendendo, con la teoria del “surriscaldamento globale” che fossero tutti, ma dico proprio “tutti” i governi del mondo a farsene carico, ben sapendo che questo sarebbe stato oltre che impossibile, anche molto pagante, per loro, in termini di propaganda: questa prevede, tra l’altro, l’identificazione dei “cattivi” tipo Trump (non per niente fatto fuori nel frattempo) i quali non solo trascurano le “evidenze scientifiche”, ma disertano persino i tronfi meeting mondiali zeppi di propositi roboanti molto graditi alle orecchie delle economie emergenti il cui “rispetto per l’ambiente” non solo è tutto da dimostrare, ma, dati alla mano, anche tecnicamente messo in dubbio da molti esperti.
Io non sono un tecnico della produzione energetica, né un geologo o un climatologo, perciò non oso neppure entrare nel merito del dibattito sul surriscaldamento globale: dico solo che, se un dibattito esiste, è perché molti scienziati la pensano diversamente, anche se le loro opinioni dobbiamo andare a cercarle con il lanternino su internet, manco fossero falsi profili di gente a caccia di donne facili o di bambini.
Transizione in tutto
Il pensiero unico contempla il surriscaldamento globale come punto di partenza irrinunciabile; poi, a ruota, ci viene propinato il rimedio della “green economy” a base di pale eoliche, pannelli solari, fotovoltaici e quant’altro e, infine, la cosiddetta “transizione”. E’ il vocabolo ormai, più usato in assoluto dalla stampa di regime e nella comunicazione politicamente corretta: si adatta perfettamente al tema del surriscaldamento globale (non sentite un brivido di eccitazione nel pensare che abbiamo finalmente, un Ministero per la Transizione Ecologica che ci trasferirà dal caldo infernale al completo equilibrio meteorologico?) ma è un termine particolarmente fruibile anche da menti limitate perché si autodefinisce senza bisogno di spiegazioni comprensibili, né quelle relative all’essenza del problema né, tanto meno, a quelle concernenti la sua soluzione. E’ un principio autoctono, in altre parole, un NON luogo, proprio come il sesso, quello che, come tutti sapete, non è mai definitivo, ma sempre reversibile, secondo gli umori, le circostanze, le richieste del web e le istruzioni del mainstream che oscillano in sintonia con gli umori degli utenti iperconnessi.
La guerra del domani
Ma in questo guazzabuglio, torniamo al tema da cui siamo partiti, quello della fantascienza cinematografica. Tèma di rottura e contrapposizione, dicevo, capace di porre gli spettatori davanti a sé stessi, aggirando le melensaggini convenzionali degli altri generi cinematografici di intrattenimento. Ebbene, anche di questo, dovremo presto fare a meno: il film di fantascienza più recente si intitola “La Guerra del domani”.
La trama è la seguente: in un futuro più o meno prossimo, a causa del riscaldamento globale, in territorio russo si scongelano dei mostri che cominciano a fare strage di uomini, risparmiandone solo 500.000 (chissà perché, forse sono gli ultimi comunisti rimasti al mondo!): i mostri sono fronteggiati da un ex militare e da sua figlia che, indovinate un po’, è una virologa la quale collabora con importanti case farmaceutiche per sintetizzare una tossina capace di uccidere i mostri. Riassumendo, i cattivi non sono extraterrestri, bensì russi al soldo dell’odiato Putin: i militari collaborano alla resistenza, ma gli assi nella manica sono Big Pharma e l’eroica virologa, naturalmente, la nostra “salvatrice”, insigne collega delle decine di virologi che hanno sfilato nelle televisioni di tutto il mondo, raccontandoci tutto e il contrario di tutto, ma senza mai profferire una sillaba sulle responsabilità della Cina, favorendo, dunque indirettamente il diffondersi della pandemia; saranno proprio quelli a salvarci, pensate! E dulcis in fundo, indovinate un po’ chi è il produttore di questa favoletta: Amazon in persona, quando si dice la combinazione! Ma, sempre per combinazione, accade nella realtà che una commissione senatoriale USA chieda il licenziamento in tronco e l’azzeramento di uno stipendio di 400.000 dollari l’anno per un individuo chiamato Anthony Fauci, responsabile della gestione della pandemia oltreoceano e campione di salto triplo in menzogne ed autosmentite. Non lo sa quasi nessuno, perché se la notizia dovesse diffondersi hai visto mai che a qualcuno dalle nostre parti venisse voglia di fare altrettanto con i nostri “esperti”! Non dimentichiamo che i pentastellati sono gli scopritori brillanti dei due principali mezzi di sussistenza attualmente in auge: stipendio da parlamentare e reddito di cittadinanza.