Un coro improvvisato di centinaia di ragazzi ha attraversato le strade di San Pietroburgo intonando Co-operative Swan Lake, la canzone del rapper Noize MC vietata dalle autorità russe perché considerata un incitamento alla “sovversione dell’ordine costituzionale”. È accaduto martedì sera sul Nevsky Prospekt, cuore pulsante della città, in quella che appare come la più insolita – e coraggiosa – forma di protesta giovanile contro il regime di Vladimir Putin.
I video diffusi su Telegram mostrano una folla di giovani che canta all’unisono il ritornello: «Lasciate danzare i cigni, che il nonno tremi per il suo lago» – un chiaro riferimento ironico a Putin e alla sua cerchia ristretta, proprietaria di dacie sulle rive del Lago Cooperativa, da cui la canzone prende il nome. Le immagini, riprese con gli smartphone, sono state confermate da diverse testate indipendenti russe come Fontanka e iStories, oltre che da The Telegraph e RBC.
La protagonista dell’episodio è Diana “Naoko” Loginova, 18 anni, studentessa e cantante di strada. Durante la sua esibizione, la giovane ha attirato un pubblico sempre più numeroso fino a essere fermata dalla polizia e portata via per “diffamazione dell’esercito” e “organizzazione di manifestazione non autorizzata”. Con lei, anche i membri della sua band, Stoptime, poi rilasciati. Nessuna smentita ufficiale è arrivata dal Cremlino, ma i canali Telegram filogovernativi hanno reagito con rabbia, invocando punizioni esemplari.
Il simbolo di una generazione
Per la Generazione Z russa, Noize MC è molto più di un rapper: è una voce di libertà. Le sue canzoni, bandite dalle piattaforme nazionali, vengono ascoltate attraverso VPN e condivise clandestinamente. Co-operative Swan Lake – già simbolo di dissenso durante le proteste del 2022 – è diventata una sorta di inno non ufficiale per chi rifiuta di piegarsi alla guerra e alla censura.
Secondo i sondaggi del Levada Center, meno di un giovane su quattro sotto i 25 anni appoggia l’“operazione speciale” in Ucraina, mentre oltre il 70 per cento chiede la pace immediata. E nonostante l’alto tasso di approvazione dichiarata per Putin, solo una minoranza di ragazzi si dice convinta sostenitrice del presidente. L’apparente consenso giovanile nasconde dunque una generazione apatica in pubblico, ma insofferente in privato.
Il 62 per cento dei giovani russi utilizza regolarmente una VPN per accedere a contenuti proibiti, mentre quasi la metà considera la censura governativa un ostacolo alla libertà personale. Telegram, Instagram e YouTube sono i loro luoghi d’incontro digitali: spazi dove la protesta si trasforma in musica, meme e ironia.
Dal 2022, decine di artisti russi hanno lasciato il Paese o sono stati etichettati come “agenti stranieri”: tra questi, Noize MC, Monetochka, Zemfira, Oxxxymiron. Le autorità hanno persino inviato elenchi di canzoni proibite alle sale karaoke di San Pietroburgo, nel tentativo di cancellare ogni eco di dissenso. Ma la musica continua a circolare, sottotraccia.
«La patria non è il fondoschiena del presidente da leccare, ma la nonna che vende patate alla stazione», disse anni fa Yuri Shevchuk, frontman dei DDT. Quella frase, ripresa oggi dai social, è tornata a risuonare come un manifesto generazionale.
L’immagine dei giovani russi che cantano nel cuore della notte un brano proibito rappresenta più di un atto di coraggio: è la metafora di una generazione che non vuole più tacere. Dietro le note di Co-operative Swan Lake non c’è solo rabbia, ma una richiesta di dignità e verità. E se il regime può mettere a tacere le parole, non può ancora zittire la musica.
In un Paese dove anche un accordo di chitarra può diventare reato, la Generazione Z ha scelto di cantare. Forse è da lì – dal canto che risuona tra le strade di San Pietroburgo – che comincia davvero la fine della paura.