La Grecia va col centrodestra: vince le elezioni Nuova Democrazia di Mitsotakis

Nea Demokratia ha sfiorato il 40% dei consensi e avrà la maggioranza assoluta in parlamento. Questo è il dato di fatto, prevedibile e atteso per altro, ma che è l’unica vera realtà al di là di tutte le chiacchiere che si fanno per giustificare l’arretramento di un altro golden boy della sinistra, quell’Alexīs Tsipras che come Renzi in Italia attrasse folle plaudenti convinte che fosse capace di fare il miracolo. Erano solo quattro anni fa.
Barricadero, rivoluzionario, Alexis fece sorridere non poco i comunisti europei ma in quattro anni di governo il suo essere profondamente di sinistra si è andato a perdersi in un pragmatismo e in una flessibilità da tecnocrate. Qualcuno dirà che non poteva fare diversamente. Ebbene, spiegatelo al suo elettorato, che aveva seguito un fiero oppositore dell’Europa e del pensiero unico pro-austerity, per ritrovarsi un leader che ignorò il referendum che chiedeva di continuare a combattere contro i signori di Bruxelles, lontani e immemori delle sofferenze del popolo greco, al servizio della finanza e della grande speculazione, unici veri padroni del futuro della gente.
Alexīs Tsipras e la sua squadra dovettero ammettere obtorto collo di non avere ricette alternative al rigore di bilancio imposto dalla UE.
Naturalmente, una volta essersi resi conto della debolezza di Atene, da Bruxelles arrivò prontamente la vendetta, come si confà a chi è abituato ad ottenere sempre quello che vuole e a mal digerire l’opposizione, anche quando non è pericolosa ma solo fastidiosa. Le condizioni imposte ad Atene per evitare la bancarotta – dice qualcuno – furono più dure del necessario. Molti asset statali sono stati dati in garanzia per 100 anni e il surplus di bilancio richiesto impedisce qualsiasi investimento pubblico che invece sarebbe utilissimo per rimettere in moto il Paese, si lamentano esponenti greci.
Tant’è, ormai almeno quei giochi sono fatti. E così, come si conviene in democrazia, gli elettori fanno pagare alla vecchia maggioranza quello che non hanno apprezzato. La sconfitta di Alexis Tsipras era comunque largamente prevista dopo la batosta elettorale patita alle consultazioni europee di maggio. Syriza appariva piuttosto indietro a Nea Demokratia in tutti i sondaggi, e il margine tra i due partiti non lasciava sperare troppo in un recupero che, infatti, non c’è stato.
In base a quello che è uscito dalle urne, il centrodestra di Mitsotakis conterà su 155-167 seggi su 300, dunque su una maggioranza senza necessità di accordi. La legge elettorale greca prevede uno sbarramento del 3%: gli estremisti di destra di Alba Dorata (2,9%), altro fenomeno politico nato con la crisi sociali della Grecia, restano fuori dopo una notevole emorragia di voti.
Con oltre il 90% delle schede scrutinate il nuovo quadro politico può dirsi consolidato: Nea demokratia ha il 39,8%, Syriza il 31,6, i socialisti l’8 e i comunisti il 5. Entra in parlamento per il rotto della cuffia la formazione di Yanis Varoufakis (3,5).
Oggi, intanto, è prevista una riunione dell’Eurogruppo che dovrà fare il punto sulla situazione economica, finanziaria e fiscale di Atene, mentre Tsipras chiuderà con il governo dopo aver portato a termine il programma di aggiustamento dei conti pubblici.
E i greci? I greci sperano e continuano a tirare la cinghia.

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
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