La “macchina del fango” ovvero come screditare, attraverso quella che in inglese si chiama character assassination, un avversario, spesso, anche se non sempre, politico. Mentre una volta questa macchina colpiva di rado e al momento giusto, oggi in tv, sui giornali, sul web, sui social, non passa giorno che un po’ di fango non venga tirato addosso a qualcuno. In politica, come altrove, chi ne è immune scagli la prima pietra ma, a causa della sovrabbondante preponderanza mediatica della sinistra, gli schizzi partono soprattutto da li.
E’ il tema dell’approfondimento del mensile “Cultura e identità”, fondato e diretto da Edoardo Sylos Labini, in edicola da venerdì 5 novembre. La provocatoria copertina, disegnata da Beatrice Buonaiuto, vede infatti protagonista la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni con un ritratto ritagliato e sporco di fango accanto a quelli di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Nell’approfondimento, le firme del vice direttore della “Verità”, Francesco Borgonovo, di Gianluca Veneziani, Marco Gervasoni, Angelo Crespi e Alberto Ciapparoni si soffermano sulla violenta macchina di diffamazione subita dai leader di centrodestra sempre all’indomani di una nomina o di una campagna elettorale. In particolare, il pezzo di Gervasoni spiega come mai la macchina del fango Fan Page e Piazza Pulita non abbia inciso sul risultato elettorale di Fratelli d’Italia alle amministrative, ma come essa costituisca un’insidia di altro tipo. “Dal Bunga Bunga all’inchiestucola sulla presunta lobby nera” sottolinea Sylos Labini fondatore di CulturaIdentità, lo schema è sempre lo stesso: “ denigrare attraverso i media chi non è allineato al pensiero unico della sinistra “. Assai ricca, per capire il funzionamento della macchina, l’intervista al direttore de “Il Giornale”, Augusto Minzolini che racconta come quando, da direttore del Tg1, fu vittima anche lui di questo “metodo” oramai consolidato.
Un’altra ragione per cui questo numero è particolarmente importante, è il pantheon dei grandi italiani, a cui il centro destra e i conservatori dovrebbero guardare. Da questo numero infatti la rivista ospiterà mensilmente, un poster su doppia pagina di ognuno di loro, seguito da un approfondimento. Il primo personaggio scelto, in occasione del 150esimo della sua nascita, è don Luigi Sturzo, di cui scrivono uno specialista del suo pensiero come Flavio Felice, lo storico e studioso del liberalismo italiano, Giovanni Orsina, e Paolo Asti. Per gli odierni conservatori o liberal-consevatori, leggere Sturzo, in particolare l’ultimo, deve essere una continua fonte di ispirazione perché il suo “lascito fondamentale è il legame tra la libertà e il tessuto tradizionale di una comunità”. Quella che la macchina del fango del progressismo sta cercando di distruggere e in parte vi sta riuscendo.