La mamma è sempre la mamma – altro che genitore 1 o 2

In un mondo che vuole cancellare l’identità, il nome “mamma” resta un baluardo di umanità, amore e verità.

C’è una parola che nessun algoritmo può sostituire. Una parola che non ha bisogno di traduzione, perché si riconosce in ogni lingua, in ogni dialetto, in ogni sussurro d’infanzia: mamma.

Non “genitore 1”, non “unità genitoriale A”. Non “portatrice gestazionale”.
Mamma.

Oggi che è la Festa della Mamma, celebriamo molto più di una ricorrenza affettuosa: celebriamo una verità ontologica, culturale e sociale. Una verità che qualcuno vorrebbe cancellare, nascondere, sostituire con sigle, moduli e astrazioni burocratiche. Ma che resiste. Perché è radicata nel cuore dell’uomo.

La madre non è un’opzione, è un fondamento

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un attacco sistematico all’identità materna, nel nome di una presunta neutralità di genere che altro non è se non ideologia travestita da inclusività. In diversi Paesi europei, e persino in alcuni moduli scolastici italiani, si tenta di sostituire la parola “madre” con formule impersonali, numeriche, impersonificanti.

Si vuole spersonalizzare il vincolo più sacro che esista, quello che lega un figlio alla donna che lo ha generato, nutrito, amato prima ancora di guardarlo negli occhi. In nome di cosa? Di un’omologazione postumana che nega le differenze, le vocazioni, la natura stessa delle cose.

Quando le parole cambiano, cambiano le civiltà

La battaglia sulla parola “mamma” non è un dettaglio linguistico. È una battaglia antropologica.
Lo sapevano bene le grandi civiltà del passato: togliere il nome a qualcosa è il primo passo per annientarne l’esistenza. Così, se la madre diventa “genitore 1”, perde la sua aura, la sua unicità, la sua insostituibilità.

Una società che cancella la madre, cancella se stessa.

Il volto umano della civiltà

Non è un caso se le madri sono state storicamente le custodi della memoria e dell’identità di un popolo. Sono loro che tramandano la lingua, le preghiere, le ricorrenze. Sono loro che insegnano la pazienza, il coraggio, la tenerezza. Sono loro che preparano la tavola e la coscienza, che consolano i dolori e orientano i sogni.

La madre è l’archetipo della terra, del nutrimento, dell’origine. E per questo viene oggi minacciata: perché rappresenta ciò che nessun potere artificiale potrà mai riprodurre.

Un governo che difende la maternità

In Italia, finalmente, abbiamo un governo che non si vergogna di dire “madre”.
Giorgia Meloni lo ha detto sin dall’inizio: “Sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana”. Parole che hanno fatto tremare gli editorialisti del mainstream e commuovere milioni di cittadini.

Le politiche per la natalità, gli incentivi alla maternità, le misure per conciliare famiglia e lavoro sono la dimostrazione concreta che difendere la mamma significa difendere il futuro.

Non è un caso che la sinistra, al contrario, abbia sempre visto nella maternità un fardello da delegare allo Stato, da neutralizzare, da sostituire con formule astratte e iper-ideologiche.

Mamma: il nome della verità

La mamma è sempre la mamma. E chi lo nega, nega l’umano.

In questa domenica di maggio, guardando negli occhi nostra madre – o ricordandola con una carezza nel cuore – dovremmo tutti fare un voto semplice ma potente: non permettere mai che il nome più dolce del mondo venga sostituito da un numero su un modulo.

Difendere la parola “mamma” significa difendere la verità, l’identità, la civiltà.

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Ulderico de Laurentiis
Ulderico de Laurentiishttp://www.uldericodelaurentiis.it
Direttore Responsabile de "La Voce del Patriota".

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