IL CASO. Sabato 17 giugno il Movimento 5 Stelle ha organizzato a Roma la manifestazione #BastaVitePrecarie, per protestare contro il Governo che, a detta dei pentastellati, ha la grave colpa di non pensare ai lavoratori. In barba a quanto portato a casa, significativamente, il 1° maggio con l’approvazione del cosiddetto DDL Lavoro, che tutto è tranne che un inno al precariato.
La manifestazione, in questi termini, non avrebbe avuto molto risalto. Ma grazie ad un copione ben studiato (sebbene sembrasse improvvisato), le opposizioni sono riuscite a catturare l’attenzione del pubblico. Anche se con commenti non del tutto positivi.
I PROTAGONISTI
Sono stati tre i momenti clou della giornata: il discorso di Beppe Grillo, l’abbraccio tra Conte e Schlein e la definizione di “maggioranza del paese” espressa da Conte.
Grillo: quelle ‘Brigate di Cittadinanza’ che fanno discutere
Partiamo dal discorso di Beppe Grillo, redivivo quando si tratta di fare audience sui social: “Fate le brigate di cittadinanza. Mascheratevi con il passamontagna e di nascosto andate a fare i lavoretti: mettete a posto marciapiedi, aiuole e tombini. Fate il lavoro e scappate”.
Sul tema è intervenuto il Sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, affermando che “Il vero scandalo, a mio avviso, è che un agiato milionario inviti pensionati, stranieri e gente comune ad andare a fare lavori di manutenzione urbana ovviamente gratuitamente e senza alcun tipo di precauzione contro gli infortuni, né assicurazione sul lavoro, in modo da permettere al suddetto agiato milionario di vivere in una città meglio tenuta. È questa, credo, la vera fotografia del pensiero grillino: nuove forme di schiavitù per le fasce più deboli”. E aggiunge: “In quelle prime frasi era palese l’ammiccamento alla lotta armata, e Grillo, che è persona di grande capacità comunicativa, lo ha fatto di proposito. Il che è gravissimo.”
Dunque qui i temi sono due. Da un lato, un richiamo, non proprio sottile, ad un’epoca che nessuno di noi vorrebbe ricordare, tantomeno rivivere, connotata da una violenza di piazza, da una lotta armata e dal terrorismo. Dall’altro, l’incitamento al lavoro ‘in nero’ di persone oneste, umili, per il bene superiore delle persone agiate, che in questo modo avrebbero in cambio una città ben tenuta e di loro gradimento, senza dover tirare fuori un euro. Con buona pace dell’impegno sulla tutela e sulla legalità del lavoro che sta portando avanti il Governo Meloni.
A nulla serve il successivo post su Instagram in cui volendosi ‘scusare’ Grillo in realtà continua a burlarsi del pubblico a suon di “Fermatevi! Mi sono arrivate delle notizie drammatiche è stato avvistato un idraulico di 70 anni che aggiustava 6 tombini di notte con il passamontagna. È stato visto un albanese di 64 anni con cazzuola che ha messo a posto 8 marciapiedi durante la notte con il passamontagna. Non si può andar avanti così. Fermatevi!”. Un post ideato appositamente per sdrammatizzare su una vicenda che di comico non ha proprio nulla.
Schlein-Conte: l’abbraccio (non proprio) inaspettato e la debolezza della nuova segretaria dem
Passiamo all’incontro tra la segretaria dem e il capo pentastellato. Un incontro che fino all’ultimo non sarebbe dovuto avvenire, vista l’indecisione del PD a scendere in piazza al fianco dei 5Stelle. Eppure c’è stato. E ha portato delle conseguenze, forse non troppo, inaspettate per il partito di Elly.
La più eclatante, quella che ha condotto l’ex candidato alla Regione Lazio Alessio D’Amato a rassegnare le sue dimissioni dall’Assemblea Nazionale del PD, con tanto di tweet al seguito: “Ho comunicato a Stefano Bonaccini le mie dimissioni dall’Assemblea Nazionale del PD. Brigate e passamontagna anche No. È stato un errore politico partecipare alla manifestazione dei 5S. Vi voglio bene, ma non mi ritrovo in questa linea politica.” Schlein: colpita e affondata.
L’aspetto che però forse più indebolisce la figura di Elly e del suo partito è la partecipazione stessa ad un evento dei Cinque Stelle, che vale a dire: “Ci facciamo vedere qui, perché altrove non troveremmo molto sostegno”, quasi a riconoscere che quello che dovrebbe essere la maggiore forza politica di opposizione sta barcollando e non poco.
Se aggiungiamo a questo anche le uscite della neo-segretaria, degne delle battute del film Amici Miei, come: “Ci piace portare il Pd verso un futuro che, anche grazie alle nuove norme europee, sempre di più investa e costruisca dei cicli positivi, diciamo, della circolarità uscendo dal modello lineare”, e il contrasto tra i sindaci dem (a favore) e la direzione PD (contraria) sulla Riforma Nordio, appare sempre più che evidente che l’amore tra la Schlein e il PD, parafrasando una canzone di Mina, è appena nato ed è già finito. Chissà se ‘l’estate militante’ di cui ha parlato la segretaria nella relazione alla Direzione nazionale del PD le rinfrescherà le idee o sarà solo l’ennesima brutta figura.
La maggioranza del Paese per Conte è una piazza da qualche migliaio di persone. Le percentuali che vanno riviste
Ma arriviamo alla frase di Conte che, a ben vedere, è forse anche più grave di quanto inscenato da Grillo.
Ebbene sì, perché l’ex premier delle dirette dei tempi del Covid, è riuscito a dire, con una piazza di circa 15.000 persone, che quelle persone lì, e che quindi lui e il suo Movimento, sono “la maggioranza del paese”.
Ora, senza voler entrare in tecnicismi per cui in un Paese da milioni di cittadini forse la percentuale ‘di maggioranza’ dovrebbe essere leggermente rivista, affermare una cosa del genere significa affermare che esistono, in sostanza, voti buoni e voti marci. I voti buoni, quelli in piazza sabato. I voti marci, quelli di tutti gli altri.
Con quella frase si screditano e sminuiscono tutti coloro che hanno espresso la loro opinione nelle ultime elezioni politiche, amministrative e regionali, i cui risultati sono stati ben diversi rispetto a quanto affermato sabato da Conte. E più di tutto, si scredita un Governo che sta legittimamente lavorando secondo quanto voluto dalla maggioranza del Paese, quella vera però.
L’insieme dei fatti avvenuti sabato si sta trascinando anche in queste giornate. Non a caso, perché sono una ulteriore conferma della vuotezza delle opposizioni, non solo in termini di idee e di progetti, ma anche delle loro stesse azioni, che non vengono ricordate se non per la loro inappropriatezza estrema.