‘Siamo 100mila a P.zza S. Giovanni’ (35.000 al massimo per la Questura), ma del resto c’è già stato chi con un piccolo gesto riuscì a moltiplicare i pesci (e anche i pani se è per questo), solo che si chiamava Gesù… Le sardine hanno Mattia Sartori, ma poco importa, conta l’ennesimo Movimento, stavolta di guizzanti pesciolini, animato dalla voglia di inclusione, apartitico, privo di simboli ma che canta Bella Ciao, alla faccia del futuro e del superamento degli odi e di tutto ciò che è divisivo…
Il look, dispiace dirlo perché davvero risultano così poco credibili nel loro voler prendere le distanze da tutto e tutti, è quello del militante di sinistra. Sia giovane, di media età o avanti con gli anni, immagine offerta e modo di fare sono inconfondibili, il che rende appena un po’ meno vincente il successo di aver portato gente in piazza senza bandiere e simboli di parte.
Ma andiamo all’inizio dell’avventura, quando quattro trentenni di belle speranze – Andrea Gareffa, Roberto Morotti, Mattia Santori e Giulia Trappolini – in rigoroso ordine alfabetico – lanciarono gli slogan antileghisti “L’Emilia Romagna non abbocca” e “Bologna non si Lega” da utilizzare per le prossime regionali in Emilia Romagna che, mai come questa volta, si annunciano sul filo del rasoio, con il primato della sinistra in generale e del PD in particolare non più troppo scontato come da sempre in quella regione. A sfidarsi saranno il presidente uscente Sefano Bonaccini e la senatrice leghista Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra. Vista l’egemonia di sinistra in questa parte dell’Italia che va avanti da una settantina d’anni, e il buon lavoro fatto dalla giunta uscente del Presidente Bonaccini, come gli viene riconosciuto anche dagli avversari politici, la prossima consultazione elettorale avrebbe dovuto essere una ‘passeggiata di salute’ per il PD e i suoi alleati, ma a causa dell’andamento della politica nazionale e il malcontento diffuso, non è così e nessuno sembra più disposto a mettere la mano sul fuoco sulla rielezione di Bonaccini, malgrado i sondaggi lo diano qualche punto sopra la Borgonzoni..
Perciò ecco che a un certo momento, a sinistra, si è avuta la necessità di trovare qualcosa di nuovo o che almeno apparisse tale per contrastare l’ondata sovranista, sempre più preoccupante. Et voilà, le sardine, simpatici pesciolini, la cui immagine era stata usata insieme agli slogan dei quattro trentenni che vi abbiamo presentato. Guadagnano il centro dell’attenzione, guizzanti, quando qualcuno furbo e sveglio, uno tipo Prodi per capirci, monta il ‘carrozzone’ anche con un discreto risultato, come fu per i ‘girotondi’, ricordate? Al di là dei numeri che certo non impressionano, le sardine fanno però immaginare che ci sia ancora qualcuno interessato alla sinistra italiana, cosa che ormai non è più da tanto tempo. Ai grillini interessa il proprio MoviMento, non per dire o fare, solo per il gusto di guastare, rompere, spaccare, fracassare, sfasciare qualsiasi cosa fatta dagli altri ottenendo per questo comode e poco impegnative poltrone; salvo poi ritrovarsi con un figliolo in gravi ambasce e riscoprire di colpo il senso dello stato e delle istituzioni anche oltre il richiesto. Al PD, invece, interessa quella gestione del potere che ormai gode da tempo, anche da prima di esistere, quando si chiamava con altri nomi, ma piazzava comunque i suoi intellettuali autoreferenziali in ogni dove, i proprio dirigenti nei centri nevralgici, i magistrati col cuore a sinistra negli uffici che più contano. Ai rappresentanti dei gruppuscoli minori, interessa solo che qualcuno pensi che ancora esistono, e magari qualche comparsata televisiva in salotti che tutti i giorni hanno la necessità di decine di ospiti a basso costo per tenere insieme il palinsesto. A Prodi, in particolare, interessa andare a fare il Presidente della Repubblica non appena ci saremo liberati dell’esangue Mattarella. Perciò, che c’entra la sinistra in tutto ciò?
Ed eccoci perciò tornare alle sardine. ‘Siamo 100mila a P.zza S. Giovanni’, si sgola Mattia Santori, e aggiunge: “Vi do una notizia: le Sardine non sono mai esistite! Qui ci sono le persone, cervelli che valgono più di un milione di like.” Gli fa eco Carla Nespoli, presidente dell’Ampi, che già a vederla sul palco accanto a Santori ti fa capire da dove arrivi questa gente c he finge di essere nuova nuova, mai contaminata prima da ardore politico. Urla la Nespoli: “Siamo noi i partigiani del 2020”, e non abbiamo dubbi che sia convinta di quello che dice, perché da sempre immaginiamo che non sappia cosa sia un vero partigiano. E poi, ecco tornare Santori a declamare i 6 punti del programma dei simpatici pesciolini:
1. pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare.
2. chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solo nei canali istituzionali.
3. pretendiamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network.
4. pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti.
5. che la violenza venga esclusa dai toni della politica. E anzi che la violenza verbale venga equiparata a quella fisica.
6. ripensare, anzi abrogare, il decreto sicurezza.
Visti così, nero su bianco, a chi vi fanno pensare?