La NATO, dopo 75 anni, è ancora necessaria

La NATO, North Atlantic Treaty Organization, compie oggi 75 anni. Fu fondata il 4 aprile del 1949 con la firma del Trattato di Washington da parte dei 12 Paesi fondatori, (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti). L’Alleanza Atlantica conta oggi 32 membri grazie a progressivi allargamenti verso le Nazioni dell’Est europeo, avvenuti dopo la fine dell’URSS, e all’ultima e recentissima inclusione di Finlandia e Svezia. L’età della NATO non è più verde, ma la solidarietà geopolitica e militare della maggioranza dei Paesi occidentali è, e deve rimanere, una sorta di “evergreen” ineludibile. In ogni caso, non ci si trascina stancamente solo perché così occorre fare dai tempi successivi alla fine della Seconda Guerra mondiale. Al contrario, pur fra alti e bassi, l’Alleanza ha attraversato tutta la propria epopea con convinzione e oggi riscopre una nuova vitalità con l’ingresso di Helsinki e Stoccolma.

Colui che pensava di umiliare e disgregare l’organizzazione rappresentata dalla rosa dei venti bianca, parliamo, si capisce, di Vladimir Putin, ha finito con il rafforzarla, ingrandirla e darle nuove ragioni di vita. L’aggressione militare russa in Ucraina ha spaventato Svezia e Finlandia, Paesi che hanno mantenuto sempre una neutralità, motivo anche di vanto per queste due Nazioni scandinave, ma che si sono resi conto, confinando o essendo troppo vicini alla Russia, di non poter più andare avanti senza un ombrello difensivo. Ancora prima della violazione della sovranità di Kiev, le posizioni di Putin facevano già paura, non tanto nella Europa occidentale, quanto in quella orientale ex comunista, che ha conosciuto bene l’imperialismo di Mosca ai tempi dell’URSS, e così, nel corso di alcuni anni, l’Est europeo è corso ad ampliare il perimetro della NATO. Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, ha ribadito l’impegno per l’Ucraina, che diventerà sempre più centrale e robusto, capace altresì di sopperire alle eventuali esitazioni dei vari governi nazionali, e ha ricordato che non esiste il “se” circa il futuro ingresso di Kiev nella NATO, ma solo il “quando”.

Non è stato sempre tutto rose e fiori. Per esempio, la Francia ha avuto più frizioni con l’Alleanza, a partire dall’era del Generale Charles de Gaulle, che, nel 1965, ritirò il proprio Paese dal comando integrato, costringendo la NATO a trasferire il quartier generale da Parigi a Bruxelles. L’Occidente si divise di fronte alla crisi di Suez e alla guerra in Iraq del 2003, ma, nonostante tutto, la rosa dei venti ha saputo superare i momenti difficili, rimanendo un collante fra il Nord America e l’Europa. Oggi, dopo l’input impresso da Donald Trump, si dibatte sulla partecipazione finanziaria dei Paesi membri. Finora, gli Stati Uniti d’America hanno contribuito per circa il 70 per cento alle spese militari, quindi, Washington sborsa quattrini in maniera preponderante rispetto a quanto fa l’Europa. Trump non vuole chiudere baracca e burattini, come invece vuole fare credere una determinata propaganda demonizzatrice, ma chiede agli alleati europei di aumentare l’impegno per dare un nuovo futuro alla NATO, e, a quanto sembra, anche l’attuale Amministrazione democratica degli Stati Uniti inizia a convergere sulle posizioni trumpiane. Il segretario di Stato USA Antony Blinken ha invitato tutti gli aderenti a fare appieno la loro parte, per non lasciare l’intero fardello al budget americano.

Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia sono stati lungimiranti a parlare, ancora prima della esperienza di Governo, del bisogno di una Alleanza Atlantica rinnovata e rifondata su due gambe, quella nordamericana e quella europea, che camminano alla pari. La NATO, come tutte le cose terrene, può andare incontro a momenti felici e fasi complicate, può avere bisogno di revisioni periodiche, ma rimane insostituibile. La Russia oggi, e forse la Cina domani, ci dicono che la Storia non finisce mai, contrariamente a quanto pensava Francis Fukuyama.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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