La ricerca di una soluzione al conflitto in Ucraina sta diventando alquanto estenuante perché la Russia continua a tergiversare e a non dare risposte utili ai fini dell’avvio di un vero e risolutivo negoziato di pace, e non riesce neppure a pronunciarsi in merito ad un incontro a tre, fra Vladimir Putin, Volodymyr Zelensky e Donald Trump. Anzi no, qualcosa è stato detto da parte russa circa un possibile incontro trilaterale in Turchia, ospitato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
A Mosca si pensa ancora che non sia fattibile per la Russia sedersi allo stesso tavolo con il leader ucraino, che sarebbe a capo, addirittura, di un’entità terroristica. Con atteggiamenti di questo tipo la pace non sarà immediata, come ha dovuto riconoscere il presidente USA Trump dopo un colloquio telefonico avuto con Putin. La replica più significativa del Cremlino degli ultimi giorni è stata quella di invitare l’Ucraina a ritirarsi, se vuole una tregua dalla durata di almeno trenta giorni. Ma ritirarsi da dove? E’ l’esercito russo a trovarsi in parti del territorio ucraino quale forza di occupazione e i soldati di Zelensky combattono a casa loro. Putin vuole in realtà la resa incondizionata di Kiev, che dovrebbe semplicemente smettere di difendersi, concedere all’aggressore di prendersi ciò che vuole e sperare nel suo buon cuore, ma così non arriverà mai la pace. Oltre alle non risposte che non permettono ancora di intravedere l’inizio di un serio processo di pace, la Russia continua a bombardare in modo crudele le città ucraine.
Sono avvenuti colloqui fra delegazioni russe ed ucraine ad Istanbul e Kiev e Mosca si sono accordate per uno scambio di prigionieri. Ciò è senz’altro positivo, tuttavia si fatica a scorgere la luce in fondo al tunnel. Preso atto dei truffaldini tira e molla russi e della sempre più conclamata mancanza di volontà della Federazione russa di arrivare ad una soluzione delle ostilità giusta e duratura, è del tutto normale che l’Ucraina, oltretutto attaccata militarmente dalle truppe di Putin ogni giorno, lanci le proprie offensive quando, dove e come può. Gli ultimi due attacchi di Kiev sono stati peraltro un successo che ha messo in discussione la presunta superiorità russa e il delirio di onnipotenza putiniano, e parliamo dell’esplosivo piazzato presso i piloni sott’acqua del ponte di Crimea e del bombardamento ucraino effettuato tramite droni in Siberia che ha distrutto 40 bombardieri della Federazione russa. Del resto, la Russia non smette di prendere di mira le città ucraine, compresa la capitale, e l’Ucraina si difende e cerca di neutralizzare il più possibile quei mezzi con i quali il Cremlino infligge morte e distruzione, colpendo perlopiù dei quartieri residenziali, alla Repubblica ex sovietica.
Il contributo alla escalation della guerra continua a giungere da Mosca e non certo da Kiev, che si protegge dall’aggressore e che senz’altro farebbe tacere le proprie armi all’istante se dovesse arrivare un segnale importante ed affidabile di pace da Vladimir Putin. Il presidente russo, dopo aver parlato al telefono con Trump, ha avuto inoltre una conversazione, sempre telefonica, con Papa Leone XIV, il quale ha esortato il suo interlocutore a fare un gesto per favorire la pace, un gesto che però si fa attendere. Senza girarci troppo attorno, una pace giusta e duratura per l’Ucraina può essere tale solo in due modi, alternativi fra loro: o la Russia abbandona i territori ucraini conquistati, Crimea e Donbass, e in cambio Kiev assicura la propria neutralità in campo internazionale e dimentica quindi la NATO per sempre, oppure, le truppe russe rimangono dove sono e però deve essere garantita la giusta protezione militare occidentale a tutto ciò che resta in mano all’Ucraina. Il resto, è solo prepotenza putiniana ed umiliazione per la parte aggredita che ha subìto il conflitto. Putin comprenda che la pace giusta è anche nell’interesse della stessa Russia.
Davanti, supponiamo, ad un eventuale accordo di pace soddisfacente soltanto per gli obiettivi russi, magari fattosi largo a causa di un sopraggiunto disimpegno occidentale, l’Ucraina, trovandosi ad un certo punto isolata e vulnerabile, potrebbe essere costretta a chinare il capo e a rassegnarsi alle condizioni imposte da altri. Ma il mondo si troverebbe ad avere a che fare con una Nazione gravemente mortificata che, in quanto tale, sarebbe pronta a riesplodere dopo qualche anno, una volta elaborato il lutto iniziale e con una rabbia ancora più grande e radicata fra la popolazione. Senza più grandi aiuti da parte dell’Occidente, anche se vi sarebbe sempre qualcuno nel mondo pronto a rifornirla di armi per puro business, l’Ucraina forse si rivelerebbe incapace di riprendere una guerra con chance di vittoria, però, riuscirebbe a trasformarsi in un Paese guastatore per la Russia, capace di attacchi, circoscritti, ma alla lunga nocivi per Mosca, presso le infrastrutture russe e quanto dislocato nelle regioni ucraine occupate. Donbass, Crimea e tutte le aree russe a ridosso del confine con l’Ucraina non sarebbero mai in pace e questo, con il passare del tempo, diventerebbe un problema anche per Vladimir Putin e la tenuta del suo regime.
Caro Roberto, ormai è chiaro che esiste una sola via di uscita per una “pace giusta”: la sconfitta militare della Russia.
Questo, per chi voleva vedere, poteva essere visto dal primo giorno dell’attacco della Russia all’Ucraina, ma anche da molto prima, almeno dall’occupazione militare della Crimea da parte della Russia, e dalla decennale guerra scatenata dalla Russia nel Donbass.
Ma si continua a fare finta di niente.
Meloni lo ha capito da sempre, ma l’Italia grazie ai governi “pacifisti” che ci hanno infestato praticamente da quando è nata la Repubblica, non ha la forza militare di armare l’Ucraina per difendersi e per colpire il nemico.
Ma insieme a Francia, Gran Bretagna e Germania questa forza l’abbiamo.
Inutile fare affidamento sugli USA di Trump. Trump non capisce nulla né di economia né di politica internazionale. E’ inaffidabile, vanaglorioso e inconcludente. A Roma direbbero: lo è o ci fa?
Lo è, purtroppo, lo è…
Inutile adesso inseguire una fantasiosa ipotesi di “forza militare europea”. Molto più praticamente si tratta di creare un coordinamento degli aiuti militari nazionali, con chi ci sta.
Volonterosi? Boh, un può di buona volontà ci deve essere, ma è più facile passare dalla NATO, o da un coordinamento diretto di quattro o più Nazioni, che non pensare a Bruxelles.
Ma se l’Ucraina patteggiasse la propria neutralità sarebbe solo questione di tempo, sarebbe aggredita di nuovo.
Solo una umiliazione della Russia potrà portare alla pace.
Si vis pacem para bellum.
Se vuoi la pace prepara la guerra.
Con affetto
Alessandro