La proposta pericolosa del PD: fare fuori l’unica opposizione a Draghi.

Se non puoi battere la destra nelle urne con le tesi della sinistra – perché l’antitesi della destra rappresenta la maggioranza schiacciante dell’opinione pubblica e del sentimento degli italiani – la “sintesi” della sinistra è facile-facile: sbatti Fratelli d’Italia fuori dalla democrazia. La semplificazione, dalle parti del Pd, come si sa è di casa, figlia com’è dei ferrei meccanimi dialettici hegeliani.

E quale migliore occasione di un disastro (l’ennesimo) targato Lamorgese e “governo dei migliori” – ossia il piede libero lasciato sabato scorso a qualche centinaio di facinorosi, incitati da Forza Nuova, a cui è stato permesso di recarsi e di assaltare indisturbati la sede della Cgil – per tirare in ballo, con un’incredibile sfacciataggine, il primo partito italiano?

Ci ha pensato un oscuro ex ministro del Conte bis passato inosservato come Beppe Provenzano – che del Pd è numero 2 – a lanciare il sasso nello stagno: se Giorgia Meloni domenica ha parlato dal palco di Vox «neofranchista» e non si accoda alla mozione antifascista di Pd e 5 Stelle presentata strumentalmente a pochi giorni dal ballottaggio, il suo partito «si pone fuori dall’arco democratico e repubblicano».

Capito? L’obiettivo del «Partito “democratico”» – ribattezzato tra parentesi proprio dalla leader di FdI – non è l’estrema minoranza rissosa rappresentata da Forza Nuova (già autoscioltasi mesi fa, se è per questo). No: l’obiettivo vero è l’estrema maggioranza politica, sociale e totalmente costituzionale di Fratelli d’Italia. Di cui, al di là della rettifica (che non ha rettificato un bel nulla), per il Pd sostanzialmente va invocato lo scioglimento.

Lo strumento è una proposta tanto livorosa quanto pericolosa: una boutade – questa di Provenzano – che non andava di moda nemmeno nel Pci degli anni ‘60 e ‘70 nei confronti del Msi. E invece oggi, nonostante un contesto fortunatamente del tutto mutato, i nipotini nostalgici della falce e martello celata solo dalla grisaglia sono riusciti a fare pure peggio: intendono spingere ai margini del sistema della rappresentanza non un partito di orgogliosa “testimonianza” bensì il primo partito d’Italia che è, allo stesso tempo, l’opposizione ufficiale a un governo sostenuto dal 94% delle forze parlamentari e che sta per introdurre (unico in tutto l’Occidente) l’obbligo di un lasciapassare di Stato come il green pass per tutti i lavoratori.

In un mondo normale, davanti a un’enormità del genere, sarebbero già intervenuti Quirinale, Palazzo Chigi, i presidenti di Camera e Senato nonché tutto il restante arco parlamentare a stigmatizzare una proposta il Pd (lo hanno fatto solo gli alleati del centrodestra).

Qui invece, sostenuti da una grancassa mediatica che da settimane – guarda caso in prossimità del voto – martella incessamente contro l’opposizione, l’idea di Provenzano di “chiudere la partita” mettendo al bando l’avversario per una colpa che non ha minimamente commesso (al contrario: stigmatizzata in tutti i modi) passa così: come una proposta «spiegata male» di un’idea inquisitoria di democrazia che la sinistra vetero-comunista non ha mai smesso in fondo di accarezzare e coltivare. Il partito unico di un’unica “chiesa”.

E chi si oppone non è un avversario: è un criminale.

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