La raccolta differenziata fu inventata dagli antichi Romani 2000 anni fa

Umido, secco, vetro, plastica, carta etc etc. Quante volte ci capita di avere dei dubbi su dove buttare i nostri rifiuti? La gestione della spazzatura, che sia con i secchi per strada o porta a porta, continua a essere un tema, e spesso una problematica, centrale nelle nostre città.

Ma d’altra parte senza differenziata aumenterebbe l’inquinamento.

Un gran miglioramento dopo rispetto all’indifferenziata e alle discariche “piglia tutto”?

Certamente ma non abbiamo inventato nulla.

Facciamo la differenziata con 2000 anni di ritardo rispetto ai nostri predecessori dell’antica Roma.

E’ questa la notizia che giunge da Pompei grazie a un gruppo di ricerca dell’Università di Cincinnati (Stati Uniti).

Sono stati trovati cumuli di rifiuti composti principalmente di minuscoli pezzetti di ceramica e di vetro, appartenuti ad oggetti come anfore e piastrelle, insieme a resti ossei di animali macellati e consumati, ceneri e carbone.

A cosa servivano? Una volta ricoperti d’intonaco diveniva mura perfette per le nuove costruzioni.

Geniale no? Niente rifiuti in giro ed enorme risparmio per chi costruiva.

Ma il riciclo di materiale di scarto per i romani era una ricchezza oltre che un’abitudine.

Un solo altro, curioso, esempio: “Pecunia non olet”, “i soldi non puzzano”. Chi non ha mai sentito pronunciare questa frase?

La coniò, è proprio il caso di dirlo, l’Imperatore Vespasiano nel primo secolo dopo Cristo mostrando una moneta al figlio, e futuro imperatore, Tito.

A cosa si riferiva? Alla tassa sull’urina. I romani l’usavano per pulire i vestiti, per sbiancare i denti e anche per curare i campi e l’imperatore decise di mettere una tassa sulla pipì raccolta nei bagni pubblici dai piccoli imprenditori dell’epoca.

Un successo così clamoroso per le casse dell’impero e anche per gli imprenditori che Vespasiano, nonostante sia stato l’ideatore del Colosseo, oggi è ricordato per i vespasiani. Cioè per i bagni pubblici.

Sapendolo l’imperatore ci direbbe che, come il denaro, anche la fama non puzza.

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