La Rai assume 127 precari e l’opposizione insorge. Palese (Unirai): polemiche fuori dal mondo

Il sindacato indipendente Rai: "È una prima grande vittoria"

La Rai si appresta ad assumere 127 giornalisti atipici mediante una selezione interna. Persone che da anni aspettavano un riconoscimento del loro lavoro svolto nell’ombra e senza diritti. Lo scorso 5 giugno è stato infatti firmato un importante accordo tra l’azienda e i sindacati, ma questo sta suscitando critiche che arrivano da alcuni partiti dell’opposizione.

Per capirne di più abbiamo interpellato Francesco Palese, segretario di Unirai, che ha siglato l’accordo.

Cosa prevede questo accordo e perché queste critiche?

L’accordo avvia una selezione interna destinata a precari e atipici con l’obiettivo di colmare i vuoti di organico delle redazioni regionali e venire incontro alle esigenze di chi legittimamente aspira a un trasferimento. È una prima importante opportunità che viene data a chi da troppo tempo aspetta il cosiddetto “giusto contratto”.

Molte delle critiche che si leggono in questi giorni sono strumentali. C’è addirittura chi ha parlato di un disegno per colpire determinate trasmissioni e mettere in pericolo la libera informazione. Le solite esagerazioni che lasciano il tempo che trovano. Alla fine, conta la sostanza. Il contratto per tanti colleghi che finalmente, ad esempio, potranno andare in banca a chiedere un mutuo.

Colleghi che però dovranno trasferirsi in altre città…

Sì, con un vincolo di 5 anni. Molti avranno la possibilità di avvicinarsi a casa ed essere assunti per una testata giornalistica, l’unica che può garantire il pieno riconoscimento di molti diritti a partire da quelli sindacali.

Chi invece non potrà trasferirsi?

Può continuare a lavorare dove opera adesso puntando a una futura stabilizzazione. Su questo c’è il nostro impegno. Abbiamo preteso e ottenuto che nell’accordo si specificasse che questa iniziativa non ne preclude altre simili.

Criticata anche la scelta di destinare solo 7 posti per chi vuole essere stabilizzato nei programmi rispetto ai 120 che andranno nelle Tgr.

Devo essere onesto. Quindi non voglio prendermi meriti che non ho. La richiesta dei 7 è arrivata da altri. Saranno loro a spiegare.

Insomma, si tratta di un punto di partenza e non di arrivo…

Esattamente. Ma come punto di partenza direi che non è affatto male. È una battaglia che abbiamo deciso di intraprendere con determinazione e che non si esaurisce oggi. Diciamo anche che è un tema che era stato totalmente dimenticato da tutti. Siamo riusciti a rimetterlo al centro dell’attenzione e a cogliere la prima opportunità che si è presentata. Oggi è facile criticare. C’è anche qualche conduttore che si è improvvisato sindacalista e oggi si sforza di trovare il pelo nell’uovo rispetto a un accordo sindacale. Dove era sei mesi fa? Dove era un anno fa?

La nascita di Unirai è stata accompagnata da una vera e propria campagna di delegittimazione portata avanti dal vecchio sindacato interno e da una certa area politica…

Ne abbiamo sentite di tutti i colori nell’ultimo anno e mezzo. Adesso parlano i fatti. La Rai è diventata finalmente plurale anche rispetto alle dinamiche sindacali. La nostra nascita doveva rappresentare l’indebolimento della categoria secondo i soliti finti intellettuali. Invece abbiamo dato rappresentanza a chi non aveva voce e qualcosa stiamo anche portando a casa. Ma siamo solo all’inizio.

Oltre alla delegittimazione anche l’etichetta di “sindacato di destra”.

Che non ho mai capito. Dire sindacato di destra sottintende che ne esiste uno di sinistra? Oppure uno è neutro e buono e l’altro è di destra e cattivo? Non siamo di destra nella esatta misura in cui altri non sono di sinistra. La politica la fanno in Parlamento, dove ci sono quelli del mestiere. E comunque per quello che mi riguarda non ho cambiali da pagare a nessun politico di destra, di centro o di sinistra.

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Ulderico de Laurentiis
Ulderico de Laurentiishttp://www.uldericodelaurentiis.it
Direttore Responsabile de "La Voce del Patriota".

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