La scampagnata fallita: la sinistra litiga pure a Ventotene

Viene raccontata quasi come una giornata funesta. All’imbarco sul traghetto, a Formia, grandinava. Sposa bagnata, sposa fortunata. Ma qui il matrimonio non c’è. Parliamo piuttosto dell’appassionante arrembaggio della sinistra a Ventotene. Risvegliato l’orgoglio dalle parole di Giorgia Meloni che, in Parlamento, ha osato dire che a lei la proprietà privata piace e che non vuole sentir parlare di rivoluzione socialista, il mondo progressista e soprattutto ex comunista ha preso la palla in balzo e si è fiondato verso l’isolotto al largo delle coste del basso Lazio. Guai a toccare un manifesto redatto più di 80 anni fa, altrimenti siete certi che sarete tacciati di essere dei nostalgici. Voi…

Ventotene, si sa, è piccolina, poco abitata d’inverno e finché la bella stagione non arriva, poche anime la popolano. Anche per questo l’evento della sinistra, che si fa dettare l’agenda dalla destra, è fallito. Si parla di un centinaio di persone. Alcuni comizi, la commemorazione davanti alla tomba di Altiero Spinelli, poi un bel pranzo al sacco per completare la giornata di resistenza e infine subito il ritorno, perché l’ultimo traghetto per tornare sulla terraferma partiva alle 15. Non c’erano i leader. Non c’era Schlein. Non c’era Conte. Non c’era Fratoianni né Bonelli. Gli organizzatori erano dem, in prima linea c’era il parlamentare Roberto Morassut. C’era però anche Federico Fornaro, il cui pianto isterico in Parlamento dopo le parole della premier è diventato il simbolo della linea politica dem. C’era anche Giuseppe Provenzano, altro parlamentare con ruolo nella segreteria schleiana, uno dei consolatori di Fornaro alla Camera. Poi c’erano seconde file di Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva e Più Europa.

Ostriche e champagne? Zingaretti si accontenta della mortadella

Una bella scampagnata. Atreju ironizza: “Buona scampagnata a Ventotene! Ostriche e champagne?”. Ma la nuova Ventotene fa flop anche per la mancata adesione di Azione e Movimento Cinque Stelle: “Non basta appellarsi a Ventotene, bisogna combattere sul terreno concretamente” si lamenta Giuseppe Conte. A cui rispondono da Italia Viva: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Calmi ragazzi, calmi, che Ventotene dovrebbe unificare, come del resto vi siete unificati (male) a piazza del Popolo, a spese del Comune di Roma e dei cittadini romani, all’oscuro, a quanto pare, anche del Consiglio Comunale. Allestimento del palco, microfoni, amplificatori. Perfino alloggio per gli ospiti, su cui però ci sono ancora troppe ombre.

Ma niente unità. Il campo largo “Ventotene” non sembra riscuotere successo. Nicola Zingaretti, europarlamentare dem ed ex segretario, non le manda a dire, né a Calenda né a Conte: “Calenda non c’è? Ma Calenda sta solo dove sta lui…”. E poi: “Tutti coloro che in Italia credono in un’Europa libera e di pace dovrebbero essere più uniti”. Tra un litigio e un comizio davanti a pochi presenti bagnati dall’acquazzone, si fa ora di pranzo. I ristoranti sono chiusi. E allora, come si racconta, Zingaretti opta per una ciabatta con la mortadella, mentre Provenzano si accontenta di un trancio di pizza.

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