La Schlein si intesta la battaglia per la patrimoniale: ennesima scelta sbagliata

Possono essere seguite varie strategie per diminuire il debito e far ripartire il mercato. Una la sta seguendo il Governo Meloni, quella della crescita economica, che si basa sulla detassazione delle fasce più deboli e più esposte all’inflazione in un periodo, come quello appena vissuto, che ha rischiato di far aumentare, e non di poco, il numero di famiglie sotto la soglia di povertà. Una strategia che si basa specialmente sulla produttività, con il Pil che è in crescita, e sulla creazione di posti di lavoro, con l’occupazione che è record di sempre e la disoccupazione più bassa dal 2007. In altre parole, l’Italia, grazie al Governo Meloni, ha finalmente superato la fase della grande recessione iniziata nel 2008 con il fallimento della Lehman Brothers, a cui ha fatto seguito la crisi dell’Euro e la pandemia da Covid. E ancora l’inasprimento dei conflitti internazionali, dall’Ucraina al Medio Oriente, che hanno fatto schizzare i prezzi dell’energia e dei carburanti alle stelle, ora rientrati alla normalità.

Strategia perdente

Un successo italiano, insomma, in un periodo di stagnazione diffusa a livello globale: l’Italia che regge con forza al rallentamento economico delle altre grandi economie. A questa vincente strategia seguita dall’esecutivo, si contrappone invece quella di chi vorrebbe risanare i conti non attraverso una mobilitazione dei mercati che lo Stato, in quanto tale, dovrebbe soltanto limitarsi a garantire e accompagnare, ma attraverso un aumento della tassazione. Strategia che, come la storia ci ha sempre insegnato, non ha mai funzionato. Era quella seguita da un po’ tutti i regimi comunisti: tassare i più ricchi, quelli che creano realmente ricchezza. Risultando, tuttavia, una società spaccata a metà: pochi ricchissimi e molti poveri, senza vie intermedie. Oggi la chiamiamo patrimoniale e, ogniqualvolta c’è da parlare di economia, di finanze e di risanamento del debito pubblico, la sinistra la fa sbucare dal cilindro, quale cavallo di battaglia intramontabile, che neppure l’evidenza dei fatti sarà capace di far rinnegare. Una rosa perennemente appassita.

A intestarsi la battaglia, nientepopodimeno che Elly Schlein, segretaria del Pd: “La patrimoniale non è un tabù – ha detto ospite a La7 –, ma bisogna farla bene. Al G20 in Brasile hanno discusso un’iniziativa che riguarda i miliardari per una tassazione internazionale o almeno europea. La tassazione dev’essere progressiva, il nostro sistema fiscale è iniquo e complesso, il principio che deve valere è quello dell’equità orizzontale: tanto guadagni tanto paghi”. Inutile sottolineare perché la proposta è completamente fuori contesto, ma lo faremo lo stesso: perché, in primis, una patrimoniale immobiliare già grava sugli italiani più ricchi; perché, in secondo luogo, si andrebbe a tassare maggiormente chi è vero motore dell’economia, chi produce, chi crea posti di lavoro; perché, poi, si andrebbero a disincentivare gli investimenti stranieri, che Giorgia Meloni è riuscita faticosamente a riportare in Italia. Ultimo, non per importanza, l’arrivo di Microsoft in Italia.

FdI: “La patrimoniale non è un’alternativa”

“Che la sinistra sia a corto di idee è noto da qualche decennio, ma che la Schlein ne riproponga le peggiori è solo per avere la certezza di toccare il fondo. Un sogno di fine estate che le porterà in dote un brutto risveglio”: questo il commento di Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati. Della stessa opinione Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento: “Fortunatamente non siamo in Francia e non abbiamo i problemi enormi che hanno il governo e la politica francesi. Fortunatamente le nostre previsioni di crescita sono buone, l’economia sta bene, nonostante un quadro molto difficile negli ultimi anni. La patrimoniale non è assolutamente all’orizzonte”.

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